Leggo in un forum: "E' parecchio tempo che questa domanda mi frulla in testa. Perchè è chiaro che prima o poi si arriverà alla fatidica questione esplicitata o "sottobanco".
Sì lo so, i sogni son desideri cantava qualcuna (che però a mezzanotte si svegliava mezza nuda sopra una zucca con dei ratti a tirarla), e piacerebbe a tutti vedere la nostra bacheca con i 29 pargoli, il bilancio con una voce "entrate straordinarie" a 8 zeri e una certa "banda di malfattori" spedita a Caltagirone (per vedere che "magnifica esperienza è ritornare simpatici alla gente").
Ma voi, più realisti del re, cosa vi aspettate all'ultimo giro di pista?".
Non ho potuto fare a meno di scrivere. Niente!
Perché tutto rimarrà come prima, perché ogni qual volta che la Juventus andrà fuori porta gli si sentirà dare della ladra, perché il calcio, il calcio italiano, non uscirà mai dalla melma in cui è sceso, perché ci sarà sempre un arbitro che sbaglierà, un guardalinee che non vedrà, e il giornalista di turno che la violenza fomenterà; mediatica si intende, perché quella, qui da noi, non è perseguibile.Non mi aspetto niente perché la nostra cultura sportiva, e non, è prossima allo zero.
Zero voglia di crescere, zero voglia di cambiare, zero interessi a far si che il calcio, qui da noi, sia sinonimo di intrattenimento per famiglie e persone, che vogliono andare, con la maglietta appiccicata sulla pelle, a godersi uno spettacolo.
Poi però c'è un uomo, anni 35 da compiere, che rappresenta il futuro, il passaggio dall'oggi a quel che sarà domani. C'è una società, la più gloriosa e prestigiosa d'Italia (gli altri se ne facciano una ragione), diretta e condotta da chi domani, con uno stadio di proprietà, l'idea del merchandising e una sana e controllata gestione economica, avrà gettato le basi per dire: "io voglio cambiare".
E attenzione, questa volta a mezzanotte non ci saranno né zucche e né ratti.
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