Recensire Vasco Rossi per uno come me, musicalmente nato mentre Silvia riposava dentro una stanza, è qualcosa che va oltre il semplice ascolto dell'ultimo lavoro inciso, che supera inevitabilmente la barriera della coerenza, perché quando hai Vasco nel sangue non esiste critica, ed infatti non ne scriverò. Scrivere di "Vivere o Niente", però, rimane inevitabile. Non so se il sold out di dischi che s'è creato in sole ventiquattro ore basti a far capire quale ennesimo capolavoro musicale abbia creato il Rocker di Zocca. Il dato oggettivo rimane: mai in Italia un disco in uscita ha venduto così tanto, mai. Non so nemmeno se tutti noi, seguaci di Vasco, potevamo aspettarci tanto, me compreso. D'accordo, il lavoro di chi per una vita c'ha fatto emozionare va acquistato a scatola chiusa, perché comunque qualcosa, inevitabilmente, offre, regala, ci lascia. Ma trovarsi ad ascoltare dodici pezzi che trasmettono in una botta sola così tanto Rock è qualcosa che, nonostante i sei lustri passati, lascia ancora una volta senza fiato, senza parole.
Un Rock di questa portata, nonostante l'ottimo "Il mondo che vorrei", m'ha travolto completamente, facendomi "lavorare" minuziosamente durante gli ascolti di questi giorni. Faccio il coerente: il primo passaggio non è stato semplice. Questo m'ha portato immediatamente a capire che dietro si celava qualcosa di maestoso, che ancora una volta quel ragazzo dagli occhi blu aveva fatto centro. E così è iniziata la parte migliore: ri-schiacciare il play. S'è aperto un mondo nuovo, dove tutto entrava, dove tutto diventava magicamente Vasco, dove finalmente quel raccontare di una vita vissuta e non capita trovava le risposte, o perlomeno un senso. Il filo-conduttore è proprio la vita (parola che si trova in quasi tutti i brani), diversa da quella spericolata, meno ribelle da quella che diceva no, distante, ma non troppo, da quella che creava eroi, sicuramente simile da quella che voleva parlare con Dio. Un percorso (come splendidamente disegnato sul "libretto delle istruzioni") che ci narra delle difficoltà, di come per miracolo si rinnova, e che a volte ci permette anche di perderci. Una vita che percorre strade dure, che s'accompagna ad amori maledetti, che sente i brividi ogni qual volta si guardano i lividi. Poi, però, le cose bellissime che abbiamo vissuto, anche se solo per un secondo, ci fanno volare in alto, appesi ad un aquilone che va al massimo, spedito a gonfie vele verso il Messico che vive in ognuno di noi.
Un Rock di questa portata, nonostante l'ottimo "Il mondo che vorrei", m'ha travolto completamente, facendomi "lavorare" minuziosamente durante gli ascolti di questi giorni. Faccio il coerente: il primo passaggio non è stato semplice. Questo m'ha portato immediatamente a capire che dietro si celava qualcosa di maestoso, che ancora una volta quel ragazzo dagli occhi blu aveva fatto centro. E così è iniziata la parte migliore: ri-schiacciare il play. S'è aperto un mondo nuovo, dove tutto entrava, dove tutto diventava magicamente Vasco, dove finalmente quel raccontare di una vita vissuta e non capita trovava le risposte, o perlomeno un senso. Il filo-conduttore è proprio la vita (parola che si trova in quasi tutti i brani), diversa da quella spericolata, meno ribelle da quella che diceva no, distante, ma non troppo, da quella che creava eroi, sicuramente simile da quella che voleva parlare con Dio. Un percorso (come splendidamente disegnato sul "libretto delle istruzioni") che ci narra delle difficoltà, di come per miracolo si rinnova, e che a volte ci permette anche di perderci. Una vita che percorre strade dure, che s'accompagna ad amori maledetti, che sente i brividi ogni qual volta si guardano i lividi. Poi, però, le cose bellissime che abbiamo vissuto, anche se solo per un secondo, ci fanno volare in alto, appesi ad un aquilone che va al massimo, spedito a gonfie vele verso il Messico che vive in ognuno di noi.
Queste nuove canzoni si sono immediatamente avvitate alla mia storia, alla mia vita, trasportandomi, perché la musica, la musica di Vasco Rossi, è l'unica macchina del tempo che questa vita ci concede. Un giorno, quando penserò ad una vita passata insieme, non potrò fare a meno che citare Vasco, uno che m'ha fatto ridere delle tante favole che m'hanno raccontato, uno che come un complice m'ha reso tutto molto più semplice.
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