Scriviamolo senza tanti giri di parole: questa settimana, questi otto giorni che si trovano davanti a noi, avranno il potere di decretare se saremo in grado (il primo di maggio) di scendere in campo per giocarci il titolo di campioni d'Inghilterra. E detta tra noi questa cosa elettrizza a tal punto che orgoglio e fede non possono far altro che unirsi per credere che il quattordicesimo titolo non sia una chimera. Tre partite (difficili e complicate sotto ogni punto di vista) che, vista anche l'assenza dello United impegnato questo pomeriggio a Wembley per la semifinale di FA Cup, potrebbero proiettarci ad un solo punto di distanza dai red devils, prima dello scontro diretto. Si è scritto e parlato molto in questo ultimo periodo della stagione dei Gunners: per alcuni positiva, per altri negativa, per altri ancora non in linea con le potenzialità della squadra. Io credo, in maniera più semplice e oggettiva, che trovarsi in questo tipo di condizione, con oltrettutto tutti i ragazzi a disposizione (contro i reds è previsto il rientro di Szczesny e Djourou, e Vermaelen è tornato a disposizione della squadra riserve), sia qualcosa di cui essere orgogliosi, di cui pochi, in Europa e a questo punto della stagione, possono fregiarsi.
Negli ultimi dieci giorni, in casa Arsenal, sono accadute diverse cose, dall'acquisizione del pacchetto di maggioranza da parte del gruppo Kroenke, alla scomparsa di Danny Fiszman, artefice e promotore di quello che domani, colorato di bianco e rosso, spingerà i ragazzi alla conquista di tre punti fondamentali per accorciare le distanze dalla testa.
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