Meraviglioso. Questo è stato il mio primo pensiero alla vista, finalmente definitiva, dello stadio di proprietà della Juventus Football Club; e detto da uno abituato all'Emirates Stadium, così come Goodison Park, Old Trafford o il White Hart Lane, qualcosa vorrà pur dire. La Juventus ha creato, in Italia ma non solo, un impianto eccellente, curato in ogni dettaglio, funzionale al gioco del calcio, con spogliatoi di rara bellezza, parcheggi, aree di verde, una pavimentazione esterna cromatica con tanto di stelle acquistate dai tifosi. Bellissimo anche l'interno, con distanze minime tra il pubblico e i giocatori, la zona panchine a diretto contatto con la gente, un manto erboso che finalmente tale si può chiamare. Sia chiaro: tutto nella norma. Solo che in Italia fa notizia, perché a guardarci intorno non si fa fatica a capire le distanze che intercorrono tra noi e gli altri, e non solo in fatto di impianti sportivi. A mettere in risalto tutto questo c'ha pensato un'inaugurazione stile Olimpiadi, con figure che hanno offerto disegni e scritte al pubblico presente e agli utenti collegati da casa, e poi ancora luci, grandi campioni bianconeri del presente e del passato a fare passerella all'interno dell'arena, e un Andrea Agnelli visibilmente commosso alla lettura ufficiale della presentazione dello stadio.
Un grande lavoro, non c'è che dire, un lavoro che ha dimostrato che quando c'è la volontà anche in Italia si possono portare a compimento grandi idee. Domenica pomeriggio ci sarà la prima ufficiale, contro il Parma, una prima ufficiale che segnerà indelebilmente la nascita di un nuovo modo di intendere calcio, una data zero che, almeno per la Juventus, sarà il primo passo per una rinascita a 360°, in campo e fuori. Welcome home Juventus.
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