Nello sport, nelle gare motoristiche, ho assistito, mio malgrado, a tanti lutti: Villenueve, Senna, Bettega, De Angelis, Kato, Tomizawa, tanto per citarne alcuni. Lutti che hanno colpito degli uomini, dei ragazzi, ancor prima che dei piloti, ma la perdita di Marco, di Marco Simoncelli, per qualche ragione che rimarrà per sempre da comprendere, lasciatemelo scrivere, è diversa. In queste quarantotto ore che sono trascorse da quella maledetta domenica mattina ho visto tanti personaggi, addetti ai lavori, giornalisti e persone comuni accomunarsi grazie ad un unico, meraviglioso e umano gesto: commuoversi. Ho visto Paolone Beltramo piangere con la voce rotta nel dare quel terribile annuncio che nessuno di noi avrebbe mai voluto ascoltare, ho visto Antonio Boselli non riuscire quasi a parlare nei momenti successivi all'incidente, ho visto Valentino Rossi, Loris Capirossi, Casey Stoner, Ben Spies, Nicky Hayden, Mattia Pasini guardare nel vuoto, cercare qualcosa di indefinito che potesse renderli partecipi di un brutto incubo, ho visto Carlo Pernat cercare nel pianto quelle parole che mai avrebbe potuto immaginare di dire, ho visto Giacomo Agostini con gli occhi pieni di commozione dopo aver sentito le parole di papà Paolo. Oggi è arrivato l'annuncio che per giovedì, giorno delle esequie, sono previste a Coriano ben cinquanta mila presenze, un numero che ha spinto la decisione di mandare in diretta televisiva l'ultimo saluto a Marco. Sul web è un continuo ricordare il "Sic", con video che tributano la carriera e la vita di Marco, lettere dedicate, foto su tutti i vari social network, migliaia di avatar che da domenica rappresentano Marco, fiumi di parole che Blog, siti specializzati e quotidiani continuano a far scorrere da ormai due giorni. Io non so se a Paolo, Rossella, Martina, Kate, tutta la famiglia Simoncelli e gli amici più riservati e stretti arriverà questo affetto, questo calore, tutta questa vicinanza per la tragedia che ha portato via Marco, quello che è certo, quello che continuo a vivere addosso è la voglia di abbracciare quel padre (forse perché padre lo sono anch'io), di stringerlo forte a me, di guardarlo negli occhi senza proferire verbo, facendogli capire nel silenzio che qua di fuori c'è un mondo che ha amato, ama e continuerà ad amare il suo ragazzo, un ragazzo talmente semplice che nella sua semplicità è diventato speciale come nessuno mai.
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