..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 11 novembre 2011

FAME DI PROTAGONISMO

Torno a scrivere di Calciopoli, a pochi giorni dalla sentenza di primo grado che ha condannato per associazione a delinquere la maggior parte degli imputati. Come in una qualunque (brutta) storia italiana, questa inchiesta, a prescindere dalla sentenza, ha prodotto tifoserie, pronte, da una parte e dall'altra, ad attaccare i propri nemici e a difendere i propri amici, rinfocolando lo squallore del giustizialismo. Una premessa è d'obbligo: la corte ha ritenuto più grave l'aver predisposto rispetto all'aver commesso il reato, un giudizio che non sta scritto da nessuna parte.

E' innegabile che, carte alla mano, la sentenza espletata nell'aula 216 del tribunale napoletano ha condannato il modus vivendi dell'ambiente calcistico italiano senza tenere conto dell'assenza totale di reati. Questo, giuridicamente parlando, è l'ennesimo colpo subito dalla giustizia italiana, a prescindere da quelle che saranno le motivazioni del giudizio. Poi, però ed inevitabilmente, c'è l'altro aspetto, quello non giuridico, quello che, in coscienza di ognuno di noi, dovrebbe prevalere a prescindere dalle leggi: gli uomini. Lo dico con una punta d'amarezza, lo affermo nonostante il garantismo sia una "religione" in cui credo fortemente: l'ambiente calcio, tutto l'ambiente calcio, era, ed è, un luogo popolato da gente incapace, che ha portato nei tribunali un bene economico nazionale, allontanato gli appassionati, le famiglie e gli investitori. Con Calciopoli hanno perso gli uomini, con la loro fame di protagonismo e la loro faziosità da curva.

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