Cominciamo, una volta tanto, dalla coda. «Il finale da Hollywood per Lisa America, secondo me, sarebbe una bella prestazione nel Prix d’Amérique, magari arrivare fra i primi, e chiudere lì la carriera, ma bisogna vedere se sarà possibile che le cose vadano così». Parole e musica di Jerry Riordan, che adesso deve cercare di scrivere anche la sceneggiatura di questo film, per portare la figlia di Varenne verso l’happy-end che certamente merita. Intanto restiamo al Nazioni di domenica, anzi partiamo da un po’ più lontano e cioé dal fatto che la stagione 2011 non è stata sicuramente pari al fantastico 2010. «Sì, l’anno scorso lei è stata tremenda, chiaro che alla fine era un po’ stanca e poi a Roma, nel Galà, era già malata, solo che l’abbiamo scoperto dopo la corsa. Questa primavera, dopo il riposo e le cure, Lisa è rientrata bene, vincendo a Torino e poi seconda a Oslo. Però poi era sempre stanca o almeno debole, anche se comunque è andata in finale all’Elitlopp ed è seconda a Kouvola dietro Rapide Lebel (e davanti a Commander Crowe, quinto, ndr). Adesso dopo il Turilli di nuovo aveva catarro e i globuli bianchi sballati, insomma è come se il virus dell’anno scorso l’abbia un po’ sempre accompagnata». E allora? Perché questo Nazioni, sempre rispettando gli altri cavalli, sarebbe da vincere per una Lisa America all’altezza...
«Sì, se lei fosse diciamo almeno al 90 per cento - concorda Jerry - L’abbiamo curata, poi le ho dato meno lavoro possibile, in modo che arrivi alla corsa più fresca e tonica. E adesso con le gambe è a postissimo. Ma quando un cavallo non sta del tutto bene, è difficile dire quello che può fare in corsa. Certo, Lisa non è quella dell’anno scorso, anche se io spero di ritrovarla». Con i due svedesi che correranno domenica a San Siro, Lisa si è già trovata faccia a faccia di recente. «Sì, sono due buoni cavalli, non fenomeni, ma competitivi. Beanie M.M. non è mai riuscito a diventare quello che speravano, forse per qualche problema fisico; Noras Bean ci ha battuto a Bologna, a quattro anni, nel Continentale, quel giorno Lisa si era scatenata; e adesso a Bergsaker ci è arrivato davanti, di poco, insomma non vanno sottovalutati». Guardando avanti, c’è un progetto per tenere Lisa in allenamento anche l’anno prossimo oppure no? «Beh sì, piacerebbe almeno arrivare all’Amérique e togliersi la soddisfazione di correrlo. Poi, venisse un buon risultato, sarebbe bellissimo chiudere lì. Naturalmente dobbiamo fare un passo alla volta. Così ho pensato che dopo il Nazioni si potrebbe darle solo un’altra corsa in dicembre e una in gennaio, in vista dell’Amérique. L’anno scorso cercavo di averla preparatissima, alla fine si è ammalata e non abbiamo neppure potuto correre. Stavolta proviamo diversamente: meglio se Lisa ha un po’ meno lavoro, ma sta bene, rimane fresca e riesce a correre l’Amérique, no?». Sicuro Jerry, ma questo finale di film alla Frank Capra devi impegnarti a scriverlo proprio bene: Lisa se lo merita.
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