..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 21 marzo 2012

CI SARA' SEMPRE QUALCOSA

La Juventus è la prima finalista di Coppa Italia, grazie al pareggio per 2-2 con cui ieri sera allo Juventus Stadium i ragazzi di Conte hanno staccato il biglietto per la finalissima del 20 maggio.
Un risultato tutto sommato normale se si considera la storia dei bianconeri, ma al tempo stesso un risultato che dopo anni di delusioni e parole ha avuto l'effetto di far rivivere ai milioni di tifosi bianconeri il brivido di una partita importante, il godimento per aver raggiunto uno dei traguardi prefissi ad inizio stagione, a prescindere di come andrà a fine maggio allo Stadio Olimpico di Roma.

Ieri sera ho abbandonato la Premier League (Blackburn Rovers Vs Sunderland; il canadese Hoilett sarà uno che farà strada) per gettarmi all'interno dello Juventus Stadium e godermi la semifinale di ritorno tra Juventus e Milan, per curiosare la capacità mentale dei ragazzi di Conte di fronte ad un impegno importante, dinnanzi ai novanta minuti che avrebbero potuto permettere ai bianconeri di accedere alla finale. A prescindere dalla partita (bella) e dal risultato finale m'è piaciuto lo spirito con cui la Juventus ha affrontato il match, la capacità di immergersi con anima e cuore in un impegno difficile e complicato, la reazione mentale con cui è andata ad affrontare i supplementari dopo aver subito la prima ed unica sconfitta stagionale tra coppa e campionato.
In tutto questo ho rivisto tanta Juventus, quella dominante degli anni '80, quella devastante degli anni '90, quella invincibile d'inizio secolo. Quadrata, vogliosa, tecnica e qualitativa, nonostante alcune defezioni. Ho rivisto un ragazzino che ebbi l'onore di veder debuttare siglare l'ennesimo goal della sua vita in bianconero, ho rivisto un "capitano", questa volta con i capelli, rimanere senza voce proprio come ai tempi in cui per passare il centrocampo gli si doveva chiedere il permesso.
Oltre cento anni di storia (vincente) non si inventano per caso, e poco importa se oggi al ponte di comando non ci siano più gli eroi di Bilbao o i fantastici protagonisti di Basilea e Tokyo e nemmeno le tigri di Roma, e ancora meno i martiri di Calciopoli, quello che importa, quello che l'oggi ha regalato ai milioni di tifosi bianconeri, è l'ennesima dimostrazione che una fenice vestita con una maglietta bianconera ha saputo rinascere da ceneri che avrebbero spazzato via chiunque, una fenice che ha saputo mettersi alle spalle un recente passato bagnato di sangue sporco, una fenice bianconera che ieri sera ha voluto urlare al mondo intero che lì ci sarà sempre qualcosa, qualcosa di magico che niente e nessuno riuscirà mai a distruggere. Bentornata Juventus.

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