Nell'ottava e conclusiva corsa della riunione di domenica 30 dicembre 2012, Premio Cipselo, è stata Nautica Wise ad avere la meglio, grazie ad una condotta di gara che l'ha vista protagonista dal primo all'ultimo metro sotto l'attenta regia di Roberto Andreghetti. Il rotolo dice 1:57 spaccato, con chiusa in 29.6, stacco in 28 e tratto intermedio in 59.4, per una media al chilometro pari a 1:13.1. Una corsa come tante, un Premio Cipselo con un albo d'oro come altri, due minuti scarsi di agonismo puro che sarebbero passati come altrettanti hanno fatto in ottantasette anni di storia. E invece il Premio Cipselo, quei dodici partenti, quel ritirato nelle scuderie, quella rimonta con rottura di Ille Rl che avrebbe consegnato ad Andrea Guzzinati la doppietta di giornata, hanno sancito in centodiciassette secondi la chiusura della Scala del Trotto, al pari con l'impianto del galoppo un monumento nazionale, senza se e senza ma.
L'ippica italiana può annoverare una storia fatta di allevatori, allenatori, guidatori e proprietari da fare invidia all'Europa intera, può vantare di avere avuto sotto la propria bandiera, sia nel trotto come nel galoppo, fenomeni che hanno trascinato le masse, portato a questo sport nuovi appassionati, fatto girare un'industria che ha dato lavoro a migliaia di famiglie. L'ippica è entrata di diritto nella storia sociale del Paese: nella letteratura, nel cinema, nella popolarità della corsa Tris.
Oggi tutto questo cerca di sopravvivere nei ricordi, vecchie emozioni che riempono di nostalgia. Oggi tutto questo, volente o nolente, non c'è più, e la chiusura dell'impianto di San Siro rischia seriamente di essere la pietra tombale di un movimento nato grazie alla passione degli uomini.
Gli uomini, quelli che oggi non sono stati capaci, o non hanno voluto o non potevano poco importa, di mantenere inalterato un patrimonio tutto italiano, esportato all'estero con orgoglio e successo. Le ragioni non sta a me valutarle, parlo e scrivo da semplice appassionato, da colui che si è avvicinato a questo mondo quasi per caso, ma che ne è stato rapito totalmente, per vari motivi.
San Siro trotto, personalmente, ha significato tutto quel che è il trotto e l'ippica italiana. Pomeriggi spesi (a volte anche letteralmente) a seguire le corse, a prendere parziali, ad evidenziare sul "Trotto" il quadrupede che sarebbe stato buono per la prossima. San Siro trotto m'ha fatto fare conoscenze che mai prima avrei pensato di fare, m'ha fatto passare pomeriggi a discutere perché il "Gubella" era o meno il migliore di tutti. San Siro trotto, il trotto milanese, mi si è infilato in testa come un insetto lignivoro grazie alla voce e alla cultura ippica di Massimo De Marco, rimasto negli anni "The Voice" dell'anello milanese.
Oggi San Siro trotto mi manca, ci manca, mancherà a quelle generazioni future che non avranno la possibilità di godere dello spettacolo del trotto, del trotto milanese, di una tradizione firmata Made in Italy. Ci rimarrà un nome, il nome dell'ultima corsa, il Premio Cipselo, per ricordarci quanto è stato bello vivere emozioni, che mai più torneranno, ma che nella nostra cultura troveranno vita eterna.