..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

giovedì 7 febbraio 2013

IRON MAIDEN | THE NUMBER OF THE BEAST

Gli Iron Maiden nacquero il giorno di Natale del 1975 a Leyton, un quartiere situato ad est di Londra, per opera del bassista Steve Harris, che aveva già militato in band come Gypsy's Kiss e Smiler. Harris prese l'ispirazione per il nome del gruppo guardando il film "L'uomo dalla maschera di ferro", in cui compariva lo strumento di tortura detto vergine di Norimberga o "vergine di ferro", appunto Iron Maiden.

La prima formazione del gruppo fu costituita da Steve Harris al basso, Dave Sullivan e Terry Rance alle chitarre, Paul Day alla voce e Ron "Rebel" Matthews alla batteria. Il loro primo concerto si tenne nel 1975 al Cart and Horses, un pub di Stratford. Verso la fine dell'anno Sullivan venne sostituito da Dave Murray proveniente dagli Evil Ways, un gruppo della scuola di Hackney in cui suonava anche Adrian Smith. Murray ed il fondatore della band saranno gli unici membri fissi nell'intero arco della carriera del gruppo.

Pur presentando uno stile musicale che si ispirava solo in parte al punk, gli Iron Maiden si proposero subito come alternativi a gruppi come Sex Pistols e Clash, che allora dominavano le classifiche musicali. Nel clima musicale dell'epoca, dominato dal british punk, ebbero inizialmente non poche difficoltà a trovare spazio; la loro grande occasione per farsi conoscere venne dal Ruskin Arms, uno dei pochi locali londinesi che proponeva musica dal vivo hard rock e heavy metal. Oltre alla musica, la band curò molto anche la propria scenografia, in quanto i loro concerti erano spesso accompagnati da effetti pirotecnici, in genere prodotti dagli stessi membri del gruppo. In questo periodo, fece una delle prime comparse "Edward the Head", una creatura dalle sembianze mostruose, in seguito conosciuta come "Eddie", che sarebbe diventata la loro mascotte ufficiale.

Dopo numerosi cambi di formazione, nel dicembre 1978, il gruppo trovò una certa stabilità con l'ingresso del cantante Paul Di'Anno e di Doug Sampson alla batteria che già aveva suonato con Harris negli Smiler. Questa formazione diede vita al primo demo degli Iron Maiden, intitolato The Soundhouse Tapes. La prima tiratura di 5.000 copie del prodotto venne venduta per corrispondenza e si esaurì nel giro di poco tempo. Venne presentato a Neal Kay, famoso dj heavy metal britannico, il quale, inizialmente, sembrò snobbare il lavoro della band senza averlo nemmeno ascoltato ma, infine, decise di portarsi la loro audiocassetta a casa. Ascoltandola, Kay rimase stupefatto dalle potenzialità della giovane band, e così decise di trasmettere il demo nella sua radio.

Il brano Prowler comparve nelle classifiche del giornale Sounds, dalle cui pagine il giornalista Geoff Barton conierà, tra i primi, il termine New Wave of British Heavy Metal. Nel luglio 1979 una di queste copie finì nelle mani del manager Rod Smallwood (famoso talent scout dei Judas Priest) che, ben impressionato, fece suonare gli Iron Maiden prima come spalla dei Motörhead il 3 settembre e poi come attrazione principale al Marquee Club di Londra il 19 ottobre. A questo concerto presenziò anche Brian Shepard, il direttore della EMI.

In breve tempo il gruppo ingaggiò un secondo chitarrista, Tony Parsons, e incise due nuovi brani, Sanctuary e Wrathchild per la compilation Metal for Muthas, pubblicata il 15 febbraio 1980 dall'etichetta Sanctuary Records. Dopo questa pubblicazione, Sampson abbandonò la band per motivi di salute e venne prontamente sostituito da Gary Edwards. Sampson comparirà quindi solo nel brano Burning Ambition, lato B di Running Free. Successivamente Harris reclutò anche Dennis Stratton come secondo chitarrista dopo il rifiuto di Adrian Smith, poiché la sua band, gli Urchin, in quel momento riscuoteva un buon successo. Stratton portò con sé anche il nuovo batterista Clive Burr che andrà a sostituire Edwards. L'8 febbraio uscì il singolo Running Free, il quale raggiunse il trentaquattresimo posto nelle classifiche britanniche e portò la band a suonare alla trasmissione Top of the Pops della BBC.

The Number of the Beast è il terzo album registrato in studio degli Iron Maiden, pubblicato dalla EMI Records nel 1982. Il disco, rispetto ai precedenti Iron Maiden (1980) e Killers (1981), si è presentato con un sound decisamente più duro e dalle ritmiche decisamente più pesanti, mettendo a nudo tutta la creatività di Steve Harris e di tutta la band. Melodie e assoli di chitarra hanno segnato indelebilmente le caratteristiche del gruppo di Leyton, esaltando l'esordio della voce di Bruce Dickinson.


Track 1 | Invaders

The Number Of The Beast si apre con il racconto storico di Invaders, un brano dai toni accessi e dalle ritmiche veloci in cui viene rievocata la cruenta invasione vichinga in Inghilterra: "Longboats have been sighted, the evidence of war has begun". Secondo la già citata Cronaca anglosassone, dopo l'attacco del 793 i Vichinghi continuarono a compiere saccheggi su piccola scala in tutta l'Inghilterra per i decenni successivi, soprattutto nelle coste settentrionali e occidentali. Ciò fu reso possibile dalle famose imbarcazioni utilizzate dai Vichinghi: "They’re coming in from the sea, they’ve come the enemy". Durante l'inverno compreso fra gli anni 840 e 841 le popolazioni inglesi vennero colte di sorpresa da saccheggi compiuti da vichinghi norvegesi, che si erano posti in attesa su alcune isole al largo delle coste irlandesi: "They’re coming over the hill, they’ve come to attack, they’re coming in for the kill, there’s no turning back".
Nell'865 giunse sulle coste orientali dell'Inghilterra un grande esercito, presumibilmente guidato da Ivar, Halfdan e Guthrum. Essi conquistarono la città di York (che chiamarono Jorvik) e una parte di loro si insediò là per coltivare la terra. La maggior parte dei regni inglesi stava all'epoca affrontando tumulti interni e non poteva in alcun modo contrastare l'attacco vichingo: "You’d better scatter and run, the battle’s lost and not won, you’d better get away, to fight another day".


Track 2 | Children of the Damned

Secondo brano dell'album basato sul film "Village of the Damned" e Children of the Damned, che a loro volta sono stati adattati al romanzo "Le Naiadi Midwich" di John Wyndham. Rispetto al brano d'apertura, questo è stato composto in maniera più articolata, dove i ritmi e il cantato evocano un certo senso di angoscia, funzionale al tema della canzone. Come dal titolo, la canzone tratta una trama basata su sei bambini dotati di particolari poteri psichici, che sono costretti a lottare per la loro sopravvivenza contro la razza umana: "He’s walking like a dead man, if he had lived he would crucified us all".
Interessante dal punto di vista musicale il netto e repentino cambio di ritmo a metà brano, dove la batteria di Clive Burr imprime una forte scossa ad un brano iniziato con melodiche decisamente "Doom". Curiosità che accompagna Children of the Damned è la dichiarazione fatta da Dickinson durante un programma radiofonico andato in onda su BBC Radio 6, in cui era stato reso omaggio al compianto Ronnie James Dio. Dickinson dichiarò che Children of the Damned fu ispirato dal pezzo dei Black Sabbath "Children of the Sea".


Track 3 | The Prisoner

The Prisoner è stato ispirato all'omonima serie televisiva britannica. Il brano viene infatti introdotto da un dialogo il cui contenuto è estratto dal telefilm stesso:
- "We want information, information, information."
- "Who are you?"
- "The new number two."
- "Who is number one?"
- "You are number six."
- "I am not a number, I am a free man."
- "HAHAHAHAHAHAHAHA."
Il direttore della band, Rod Smallwood, dovette telefonare a Patrick McGoohan (co-creatore, scrittore, regista e attore della serie televisiva) per chiedere il permesso di utilizzare il dialogo per la canzone. Gli Iron Maiden hanno successivamente realizzato un altro brano basato sulla serie televisiva: "Back in the Village" da Powerslave.
Da notare, in questa canzone, la serie di assoli nella parte finale.


Track 4 | 22 Acacia Avenue

"There was a time when you left me standing there, Picking up pieces of love off the floor, Well Charlotte you left me alone in there, To make your ends as a bloody whore". Per i più appassionati della Band sarà immediatamente saltato all'occhio che non si tratta di 22 Acacia Avenue, ma bensì di "Charlotte the Harlot", brano presente in "Iron Maiden", la saga che vede come protagonista la prostituta Charlotte. In questa continuazione, il titolo fa esplicito riferimento all'indirizzo in cui Charlotte si incontrava con i suoi clienti: "22 Acacia Avenue meet a lady that I know".
A differenza del brano d'esordio, in cui Charlotte veniva definita come una donna senza cuore e tacciata esplicitamente da mestierante, qui c'è la chiara volontà di farla uscire dal mondo della prostituzione: "Some day when you’re reaching the age of forty, I bet you’ll regret the days when you were laying", con un finale chiaro e diretto: "It’s no life for you stop all that screwing, You’re packing your bags, and you’re coming with me".
Il brano si articola in tre fasi ben distinte, tutte forti e potenti: inizio decisamente Hard Rock, fase centrale Heavy Metal e assoli di chitarra che legano in maniera quasi drammatica il filone del testo. In questo pezzo Murrey tratta la sua Fender Stratocaster del '63 come nella descrizione del testo della vita di Charlotte: "Beat her mistreat her do anything that you please,  Bite her excite her make her get down on her knees, Abuse her misuse her, she can take all that you’ve got, Caress her molest her, she always does what you want".


Track 5 | The Number of the Beast

E' la title track dell'intero lavoro, e ha dato molti motivi di discussione. Il principale, soprattutto negli Stati Uniti, è quello di essere stata considerata da molti gruppi religiosi come prova inconfutabile che gli Iron Maiden erano un gruppo satanico. Ci mancherebbe, i riferimenti non mancano, ma il brano è la trasposizione in musica di un incubo fatto da Steve Harris, e non una invocazione a Satana come molti hanno tentato di far credere: "‘Cos in my dream it’s always there, the evil face that twists my mind, and brings me to despair". Anzi, il riferimento preciso ricade sul film "Damien: Omen II late at night", visto da Harris a tarda notte e "colpevole" di aver innescato la voglia di scrivere il brano. Inoltre, Harris ha dichiarato che i testi sono stati influenzati da Robert Burns (poeta e paroliere scozzese) e dalla sua "Tam o' Shanter" (un poema narrativo scritto dal poeta scozzese nel 1790). Il brano si apre con una introduzione parlata tratta interamente dalla "King James Version" o "King James Bible" (una traduzione in inglese della Bibbia cristiana dalla Chiesa d'Inghilterra iniziata nel 1604 e completata nel 1611), con la lettura tratta da due diversi passi della bibbia dell’Apocalisse di Giovanni 12:12 e 13:18 da parte dell'attore Barry Clayton. Secondo la testimonianza di Dickinson, la band aveva in un primo momento avvicinato l'attore Vincent Price per registrare il passaggio, ma l'attore chiese una cifra vicina alle 25.000 sterline.
Questi i due passaggi d'apertura: "Woe to you, Oh Earth and Sea,for the Devil sends the beast with wrath, because he knows the time is short… Let him who hath understanding reckon the number of the beast for it is a human number, its number is Six hundred and sixty six".
The number of the beast è stato il secondo singolo estratto dall’album ed è uno dei brani di maggior successo della band inglese.


Track 6 | Run to the Hills

Nuovamente la storia a farla da protagonista nei testi degli Iron Maiden e in questa Run to the Hills. Il brano è stato pubblicato come singolo il 12 febbraio 1982, due settimane prima dell'inizio del Tour. La track ha avuto fin dagli inizi un'enorme successo, tanto da entrare nei primi dieci posti della UK Singles Chart. La canzone esalta le linee vocali, atte a riflettere lo spirito "assassino" delle battaglie fra inglesi e nativi d'America ai tempi della colonizzazione degli Stati Uniti: "White man came across the sea, He brought us pain and misery, He killed our tribes, he killed our creed, He took our game for his own need".


Track 7 | Gangland

Il brano, dalla forte struttura jazz e dall'inconfondibile intro di batteria realizzato da Clive Burr (che tra l'altro compare come autore insieme ad Harris), si rifà come dal titolo del testo ad un mondo malavitoso, dove le difficoltà nel semplice sopravvivere si nascondo dietro ad ogni angolo: "Shadows may hide you, but also may be your grave, You’re running today, maybe tomorrow you’ll be saved, You pray for daylight to save you for a while, You wonder if your children will face, the killer’s smile".


Track 8 | Total Eclipse

Per questo brano è importante fare una premessa. La canzone non è presente nell'edizione originale dell'album, dato che venne inizialmente pubblicata come B-side. Tuttavia i membri della band l'hanno inserita nella track-list dell'album quando, nel 1998, venne pubblicato l'intero loro catalogo in versione rimasterizzata. Tuttavia già tre anni prima, quando tutti gli album degli Iron Maiden sono stati ri-pubblicati in formato Double-Cd (album nel primo CD e B-side dei singoli nel secondo CD), Total Eclipse e Remember Tomorrow (live) avevano fatto la loro comparsa in formato CD. Nel booklet dell'edizione multimediale in CD del 1998 il testo di Total Eclipse è riportato per ultimo, dopo Hallowed be Thy name; la canzone è però inserita come ottava traccia, ed in tale posizione viene riportata sul retro del CD.
Il brano, scritto da Steve Harris, Dave Murray e Clive Burr, si rifà in maniera abbastanza esplicità ad una probabile fine del mondo, dove la natura si ribella a quanto fatto dagli uomini: "Mother natures’ black revenge on those, who wasted her life". Ma il finale offre ancora una speranza: "Gone are the days, when man looked down. They’ve taken away his sacred crown. To be set free, it took so long. It’s not journey’s end, it’s just begun".


Track 9 | Hallowed Be Thy Name

E' la nona e ultima traccia dell’album. La canzone scritta da Steve Harris parla delle ultime ore vissute da un condannato a morte, immediatamente precedenti all’esecuzione. Hallowed Be Thy Name in versione live è stata pubblicata come singolo nel 1993 dall’album A Real Dead One e The Best of the Beast. AllMusic (fondata nel 1991 e di proprietà di All Media Guide) descrive il brano come "perhaps the most celebrated of the band's extended epics". Diversi membri della Band hanno dichiarato che si tratta di uno dei loro brani preferiti, ad iniziare da Dickinson, che descrive Hallowed Be Thy Name come "fantastic" e che l'esecuzione dal vivo è stata come "narrating a movie to the audience". Una versione live del brano è stata registrata nel 1993, facendo guadagnare alla band un altro inserimento nella top ten inglese dei singoli più venduti.


Conclusioni e crediti

Senza dubbio alcuno, The Number Of The Best segna un deciso cambio di direzione da parte degli Iron, in relazione e soprattutto ai primi due lavori. I motivi molteplici: dal duplice addio di, Stratton un anno prima e Di'Anno l'anno precedente l'uscita di The Number Of The Beast, all'arrivo sia di Adrian Smith che di, soprattutto, Bruce Dickinson.
La voce di "Air Raid Siren" (all'epoca così soprannominato da cantante dei Sampson) ha permesso ad Harris di sviluppare un lavoro completo, arricchito di sonorità e tutt'oggi ritenuto tra i più importanti tra quelli prodotti in ambito Metal e tra i più influenti per le future leve di questo genere.
L'ascolto è notevole ed è indubbiamente il giusto apripista per la Band di Leyton.

Released: 22 March 1982
Recorded: Battery Studios (January – February 1982)
Genre: Heavy metal
Length: 40:15
Language: English
Label: EMI (EMC 3400)
Producer: Martin Birch

Original track listing   
1.    "Invaders" 3:24
2.    "Children of the Damned" 4:35
3.    "The Prisoner" 6:03
4.    "22 Acacia Avenue" 6:37
5.    "The Number of the Beast" 4:51
6.    "Run to the Hills" 3:54
7.    "Gangland" 3:49
8.    "Hallowed Be Thy Name" 7:12
Total length: 40:15   

Band
Bruce Dickinson – lead vocals
Dave Murray – guitar
Adrian Smith – guitar, backing vocals
Steve Harris – bass, backing vocals
Clive Burr – drums, percussion

Additional personnel
Martin "Farmer" Birch – producer, engineer
Rod Smallwood – manager
Derek Riggs – illustration
Ross Halfin – photography
Denis O'Regan – photography

 Setlist The Beast on the Road 1982 
    Murders in the Rue Morgue
    Wrathchild
    Run to the Hills
    Children of the Damned
    The Number of the Beast
    Another Life
    Killers
    22 Acacia Avenue
    Total Eclipse
    Drum solo
    Transylvania
    Guitar solo
    The Prisoner
    Hallowed Be Thy Name
    Phantom of the Opera
    Iron Maiden
    Sanctuary
    Drifter
    Running Free
    Prowler

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