Cipro è salva, assicurandosi i 10 mld di aiuti dall'Eurozona, ma la (non) soluzione del caso apre scenari che potrebbero nel medio-breve periodo aumentare le difficoltà, già ingenti, degli stati membri. La toppa messa non aggredisce le cause della crisi e le pecche comunicative giunte da Bruxelles evidenziano una situazione destinata a peggiorare.
Jeroen Dijsselbloem, presidente dell'eurogruppo, ha letteralmente sconvolto i mercati dichiarando che il modello attuato per l'isola del Mediterraneo si potrebbe applicare anche a futuri salvataggi. A poche ore di distanza dall'intervista al Financial Times in cui affermava che il piano poteva essere considerato un modello per l'Eurozona è giunta la retromarcia: "Cipro è un caso specifico che presenta sfide straordinarie, che richiedono misure di salvataggio su cui ci siamo messi d'accordo domenica.". Dalla Bce è giunto immediatamente un reprimenda dal membro del Comitato Esecutivo dell'Eurotower Benoit Coeure: "Dijsselbloem ha sbagliato a dire quello che ha detto. L'esperienza di Cipro non è un modello per il resto dell'Eurozona perché la situazione aveva raggiunto un livello incomparabile a qualsiasi altro paese.". Anche la Merkel (con le elezioni alle porte) plaude all'intesa sostenibile, dimenticando, però, le cause legate a un sistema finanziario fuori controllo e cresciuto a dismisura. I dati, come sempre, sono impietosi. Solo sette anni fa la finanza statunitense superava il 350% del Pil, una gigantesca bolla che ha trascinato il mondo nella peggiore recessione degli ultimi decenni. Oggi le banche di Cipro hanno attivi pari all’800% del Pil nazionale, una finanza otto volte superiore al sistema economico che ha inevitabilmente stritolato tutto. Oggi la finanza è diventata quel giudice che decide se le istituzioni politiche fanno abbastanza per salvarla e compiacerla, non a caso, dopo il salvataggio di Cipro (che giusto per ricordarlo ha usufruito dei 10 mld impegnandosi a trovarne altri 7 colpendo i depositi bancari sopra i 100.000 euro presso la Bank of Cyprus) le Borse hanno festeggiato e lo Spread è nuovamente calato. Ma ecco che giunge puntuale la notizia che l’Ue potrebbe non rivedere i 10 miliardi di euro di aiuti dati a Bankia, quarto gruppo bancario spagnolo e che ha chiuso il 2012 con una perdita record (-50%), Zoellick, ex-presidente della Banca mondiale, segnala che la Francia potrebbe essere il prossimo malato, girano voci che Moody’s potrebbe nuovamente abbassare il rating italiano. L'ecatombe sembra sempre più vicina, e sia il Financial Times che Sole24Ore snocciolano percentuali da brividi: "L’Irlanda ha banche 5,3 volte più grandi del Pil, in Spagna il sistema creditizio è 4,3 volte più grande del Paese; in Lussemburgo le banche sono quasi 20 volte più grandi del Pil e a Malta il rapporto è di 8 a 1. In tutti gli altri Paesi con sistemi bancari sproporzionati i problemi sono stati enormi. In Irlanda il problema era il mercato immobiliare, cresciuto dal 2000 al 2007, 2,1 volte più velocemente del Pil: appena, però, il prezzo delle case ha iniziato a crollare, le banche sono collassate. E lo Stato, per salvarle, le ha seguite. A Cipro il problema è arrivato dalla Grecia: Cipro ha un sistema bancario 7,8 volte più grande del Pil. Infatti, appena dalla Grecia è arrivata una scossa di terremoto, l’intero Paese è crollato, e questo li ha fatti collassare.".