La settimana in cui entriamo sarà decisiva e importante per quel che riguarda la politica di casa nostra. Le inutili consultazioni di questi giorni, figlie di una ancor più inutile formula elettorale, hanno il solo compito di perdersi in una sorta di comizio pre-elettorale che si discosta, e di molto, da quello che tutti gli italiani vorrebbero: i fatti. Evito di scendere nel merito di quanto è andato in onda ieri pomeriggio da Piazza del Popolo: spettacolo squallido nel momento peggiore della storia economica repubblicana del dopo-guerra. Per par-condicio muovo anche un minimo di critica nei confronti di Grillo: non è il momento di fare la guerra a "fake", "troll" e compagnia digitante, quelli, e chi naviga lo sa, dureranno il tempo di un click.
Formule sul come si potrebbe comporre il prossimo Governo, di cui ho già ampiamente scritto, sugli eventuali accordi e sui vari punti fondamentali per uscire dal pantano sono tematiche che voglio lasciare fuori da questo contesto, così come gli schieramenti da curva calcistica che ho avuto modo di testare nella settimana appena passata. Oggi la partita è ben altra e l'avversario lo si può trovare davanti al proprio specchio, nel preciso momento in cui ci passiamo davanti, guardando noi stessi.
Lo scrivo da cittadino, da uno di quei cinquanta milioni di italiani che sono stati chiamati a presentarsi alle urne, da uno dei tanti che ha dovuto chiudere la saracinesca della propria attività lavorativa, da uno dei molti che deve "stringere" per giungere a fine mese, da chi fa parte di quel 50% del Paese che ha decretato la morte celebrale della vecchia politica, optando per un voto di protesta.
Basta. Basta collegarsi con i mezzi d'informazione e leggere da destra a sinistra continui attacchi su quello che è stato, sulle colpe di chi avrebbe dovuto e non ha fatto, sulle responsabilità di chi avrebbe potuto denunciare ed è rimasto a guardare. Basta il nascondere le proprie vergogne con la proposizione di volti nuovi, basta parlarsi con segnali di fumo che hanno il solo fine di rendere ancor più fosco il futuro. Basta. Non è poi così difficile comprenderlo, non è complicato rendersi conto che la gente non crede più nelle istituzioni, nelle persone che dovrebbero garantirle. Oggi è arrivato il momento di scrivere la storia, in modo che un giorno i nostri nipoti possano esclamare: che cambiamento che
hanno offerto al Paese questi Uomini! Immagino una scena che farebbe il giro del mondo, che ci renderebbe, una volta di più, diversi da tutti, italiani che hanno insegnato alla civiltà moderna un nuovo modo di comunicare. Ma v'immaginate un incontro (non un confronto, sia chiaro) tra le tre forze politiche che hanno avuto i maggiori consensi elettorali in diretta nazionale? Un tavolo al quale sedersi per dare dignità al Paese, ai cittadini che lo vivono quotidianamente? Sarà mai così difficile (anche per coloro che un minimo di
ragione per non fidarsi l’hanno) parlarsi e parlare al popolo italiano? Mettere da parte il passato e guardare al futuro? Una splendida canzone italiana recita testuale: "chi si lega ai ricordi si sa' non può andare lontano". V'immaginate un centro-sinistra ed un centro-destra (Grillo non può farlo per ovvie motivazioni) che davanti all'Italia intera dichiarano: "ok, abbiamo fatto
cazzate, ci siamo comportati da miserabili, abbiamo messo davanti alle esigenze del Paese i nostri interessi, ma ora siamo coscienti che per il bene della nazione è arrivato il momento di fare le persone serie". Punto e a capo. Lo scenario che si aprirebbe non avrebbe eguali. Ognuno con i propri meriti, ognuno con le proprie competenze, ognuno con le proprie responsabilità. La partita si gioca su questo terreno, e l'avversario da battere siamo semplicemente noi stessi.