Come si può spiegare, raccontare, narrare, celebrare, identificare gara #6 delle finali Nba stagione 2013? Non si può, è letteralmente impossibile, un post di un blog, un articolo di qualsiasi quotidiano sportivo del globo, una qualunque immagine mandata in onda sui canali satellitari o gli highlights facilmente reperibili attraverso YouTube non renderebbero merito a quanto si è espresso nei cinquantatre minuti disputati sul perimetro dell'Airlines Arena di Miami.
Ho avuto la fortuna di attraversare l'epopea di Magic Johnson e Larry Bird, ho avuto la chiamata da un pianeta diametralmente opposto al nostro quando il #23 è sceso sulla terra per insegnare a tutti noi cos'era, cosa è stato e cosa sarà il basketball, mi sono spinto addirittura oltre quando Kobe e Shaq hanno deciso di regalare spettacolo in diretta dalla costa Ovest degli Stati Uniti, ma quello che Miami e San Antonio stanno mandando in onda in questo giugno 2013 rimarrà per sempre qualcosa che i posteri non potranno fare a meno di guardare, imparare, copiare, anche se impossibile.
Domani, un domani, quando le finali continueranno a riempire i palinsesti, quando ci si scalderà per il nuovo fenomeno, quando ci ritroveremo alle 2 di notte per collegarci con gli United States of America, sarà impossibile non ricordarci di questa finale, brividi caldi, freddi, di ogni temperatura possibile accarezzeranno il nostro corpo, immagini e flash attraverseranno la nostra mente, folgorata da una finale che in antepost nessuno avrebbe previsto così, impossibile da decifrare, assolutamente incredibile da scrivere come invece si sta scrivendo.
A tre minuti dalla fine sembrava certa gara #7, con Wade e Bosh in panca e il resto degli Heat a dominare in lungo e in largo i resti degli Spurs, a 3 secondi dalla fine San Antonio sembrava certa del quinto titolo Nba, grazie ad un Tony Parker autore di un finale da raccontare un giorno ai nipoti. Poi Lebron, Bosh che stoppava tutto e tutti e metteva nelle mani di Allen uno Spalding da due punti impossibile da buttare dentro, e infatti il #34 sapeva che due punti sarebbero significati quinto titolo per gli Spurs, sapeva che un crossover in retromarcia a valicare la linea che demarca il tiro da tre punti sarebbe stata l'unica soluzione possibile per andare all'overtime. Bang, spalsh, Spalding che centrava il ferro, accarezzando il nylon più importante della stagione.
Overtime. Brividi, emozioni. Duncan sulle gambe, Parker in piedi anche se non si capirà mai come, Miami nel corridoio dell'inerzia, quella che alla fine, con un possesso di vantaggio a portato ancora Ray a tirare i due liberi che hanno significato prolungamento di una delle serie più belle che l'Nba abbia mai proposto.
Nella notte di giovedì l'epilogo, gara #7, quella che inevitabilmente vedrà un team vincere e uno perdere, la gara che sancirà il the end, il match che comunque vada sarà capace di donarci il più grande spettacolo sportivo dopo il Big Ben.