..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

domenica 13 aprile 2014

QUELLI CHE SI SONO EMOZIONATI

Ci siamo emozionati, quando le telecamere si sono accese offrendoci lo spettacolo del Wembley Stadium. Siamo saltati tutti quanti sul divano, quando Sanogo dopo cinque minuti di match ha scaraventato di testa la sfera verso la porta difesa da Scott Carson. Ci siamo spaventati, quando un ottimo Oliver a venti minuti dalla fine ha decretato un sacrosanto calcio di rigore a favore dei Latics. Siamo anche caduti, quando Jordi Gomez ha trasformato quel penalty che per noi significava fine dei sogni. Ma siamo letteralmente impazziti di gioia quando Per Mertesacker, colui che il rigore l'aveva procurato, ha buttato dentro la sfera della speranza, portando il match prima ai tempi supplementari e poi ai calci di rigore.
In questa breve e sintetica analisi della prima semi-finale di FA Cup c'è tutto l'Arsenal, ci siamo tutti noi, ci sono le risposte ai perché questa squadra si ama, visceralmente.
In un qualunque altro stadio, in un qualunque altro momento della stagione questa partita sarebbe finita 3-0. Per noi naturalmente.

Ma a Wembley no, nella semi-finale di FA Cup no, contro i campioni in carica no.
La FA Cup è la favola calcistica più antica del mondo, ed in qualche modo andava onorata la sua storia.
Il destino ha voluto che fossimo noi, il Club più emozionale del globo terracqueo, ad essere i protagonisti di questo ennesimo racconto in pieno stile anglosassone, dove tutta l'Inghilterra tifava per il più debole, per i ragazzi di Uwe Rösler, ragionevolmente.
E come in ogni favola che si rispetti, a dieci minuti dalla fine, i più stavano accarezzando l'idea che quella coppa, ancora una volta, stava regalando il risultato più improbabile, stava portando in finale la squadra più debole. Dimenticando però che nella favola c'eravamo noi.
In tutto quello che facciamo, in ogni partita che disputiamo, riusciamo ad essere unici e coinvolgenti come nessuno al mondo. Quando vinciamo, quando pareggiamo, quando perdiamo. Sempre.
Le scariche emozionali che riusciamo a produrre non trovano paragone alcuno, e ieri ne abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione.
In chiusura di giornata, per decidere chi tra noi e il Wigan avrebbe nuovamente presenziato a Wembley a metà maggio ci sono voluti i calci di rigore, espressione massima di tensione ed emozione.
Una storia autobiografica, in cui si riflette una stagione, questa, che nel corso degli anni difficilmente dimenticheremo.
La parte del brutto anatroccolo è toccata a Lukasz "Fabian" Fabianski, il portiere meno voluto degli ultimi anni. Ma a Wembley, in quel rettangolo verde, il ragazzo polacco ha trovato il suo stagno, dopo essere miracolosamente sopravvissuto a critiche e stagioni non all'altezza.
In tutta la sua bellezza ha neutralizzato prima il penalty calciato da Caldwell e successivamente quello tirato da Collison, spianando di fatto la strada per la finale del 17 maggio.
Quando Santino ha buttato dentro il pallone decisivo siamo impazziti. Ci siamo guardati, stretti, abbiamo urlato al cielo tutta la nostra passione, tutta la nostra voglia di vincere qualcosa. Abbiamo versato lacrime di gioia.
In quel preciso istante, quando le telecamere erano intente a registrare le scene di giubilo, la mente ha iniziato un viaggio tra le emozioni. Non potevo fare a meno di pensare a tutti i Gooners sparsi nel mondo, che finalmente potevano fare esplodere tutta la loro felicità. Ho pensato a cosa potesse passare nella mente di Wenger. Mille panchine dopo, diciotto anni dopo. Ancora una volta protagonista della storia dell'Arsenal Football Club. Ho solo immaginato, indagando nei visi dei nostri, quali sensazioni potesse provare quel gruppo di ragazzi che troppe volte ed immeritatamente si è trovato ad ingerire il più amaro dei bocconi.
Alla fine di tutto è stato meravigliosamente bello così. Non cambierei una virgola di quanto accaduto nel pomeriggio di ieri, nemmeno una. Perché alla fine della favola calcistica più antica del mondo i protagonisti veri siamo stati noi. Quelli capaci di tutto e allo stesso tempo di niente. Quelli che ancora una volta hanno vissuto ciò che altri nemmeno possono immaginare. Quelli capaci di stringersi, di piangere, di soffrire e gioire.
Quelli che si sono emozionati per l'AFC.
COYG





Nessun commento: