..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 5 maggio 2008

THE KING IS BACK


Sette mesi, 7 Gran Premi, con l'ultima prodezza firmata Estoril, Gran Premio del Portogallo, settembre 2007. Tanto è toccato aspettare per rivedere Valentino Rossi sul gradino più alto del podio. Ma ne è valsa la pena, per il Dottore e i suoi fans. A Shanghai il pesarese trionfa come ai bei tempi, con autorevolezza e coraggio, e incassa la vittoria numero 89 in carriera, la 63esima in MotoGp, la prima griffata Bridgestone dopo il divorzio dalle Michelin e la scelta della nuova (e personalissima) gommatura. Valentino ha preceduto Pedrosa, La Ducati del campione del mondo Stoner e l'eroico compagno-avversario in casa Yamaha Jorge Lorenzo, quarto malgrado la caviglia fratturata nelle prove di venerdi. Sono stati finora loro quattro a dividersi i quattro gran Premi disputati. Un equilibrio fotografato dalla classifica iridata, guidata ora da Pedrosa (81 punti) seguito da Lorenzo (74) e Rossi (72), mentre il ritardo di Stoner è già significativo (56 i punti dell'australiano). Il 18 maggio si torna in pista in Francia, a le Mans, e chissà se una delle piste più prestigiose del motorismo mondiale servirà a far capire chi sta bluffando e chi invece può puntare davvero al titolo.
La gara - Prova di forza e di nervi, quella che Rossi offre nel duello a distanza (ravvicinata, molto ravvicinata) con la Honda di Pedrosa. L'iberico scatta in testa al via inghiottendo Edwards partito dalla pole, ma Valentino, sotto il cielo nuvoloso di Shanghai, capisce subito che potrebbe essere la giornata giusta per la sua Yamaha, e allora prima si accoda, poi passa Pedrosa durante il quinto giro. Stavolta la scelta (e la qualità) delle gomme è quella giusta (con la posteriore un po' più morbida, visto il calo di 15 gradi di temperatura tra sabato e domenica), e allora Vale si è potuto permettere di alzare il ritmo, guadagnando quei quattro secondi che sono stati la sua dote fin sotto la bandiera a scacchi, proprio davanti a Pedrosa. Terzo Stoner, alla prese con una Ducati potente, ma dalla ciclistica che è un rebus ancora tutto da risolvere. Quarto l'eroico Lorenzo (forse la vera impresa di giornata è la sua…) che passa indifferentemente dalla carrozzina alla moto, e che imbottito di antidolorifici riesce a guidare, cambiare le marce, frenare e dare prova di immenso coraggio, il tutto con una caviglia fratturata. Quinto Melandri, che spazzati gli incubi di questo inizio anno e sembra vedere la luce in fondo al tunnel del suo complesso rapporto con la Ducati. Chiude nono Loris Capirossi, con una Suzuki ancora lontana da un rendimento accettabile. 11esimo Dovizioso, che si defila dopo aver dato battaglia nelle prime tornate, 16esimo Alex De Angelis.
Rossi c'è - Più sobrio nei festeggiamenti (stavolta accosta al muretto dei box e si limita a guardare gli avversari passare il traguardo dopo di lui), ugualmente felice per il successo come ai tempi in cui dominava, Valentino Rossi rilancia la sfida per il titolo: «Sono felice per me e per la squadra, anche perché questo è il primo successo della Yamaha targata Bridgestone. Sono riuscito a guidare come volevo, e sono convinto che potremo fare sempre bene, anche se ora arrivano pista difficili per noi».
Dani non molla - «È stata una gara incredibile - spiega Pedrosa - le gomme andavano sempre peggio ed io sempre più forte! Poi alla fine ho dovuto rinunciare a stare con Valentino per un problema al motore. A questo punto è difficile dire chi possa vincere il titolo, siamo tutti in lotta e nessuno vuole mollare, figurarsi io!».
Casey nei guai - Terzo posto con rimpianti per il campione del mondo australiano della Ducati: «Non sono soddisfatto, non andavo veloce, mi mancavano tre decimi a giro. Sinceramente, speravo di far meglio. Sarà un campionato difficile, abbiamo molto da lavorare per tornare competitivi».
Macio sorride - In casa Ducati però, almeno per una volta, è Melandri a sorridere. «La squadra ha fatto un ottimo lavoro, il team mi sta seguendo molto bene e ora è più facile sentire il motore», spiega il ravennate. «I segnali positivi erano arrivati fin dalle qualifiche. Adesso dobbiamo continuare dritti su questa strada».
Le altre classi - Da applausi la vittoria del 18enne abbruzzese (di Vasto) Andrea Iannone tra le 125, dell'Irpinia Calcestruzzi Team, che sotto la pioggia lotta come un veterano e alla fine precede il francese Di Meglio e il campione dl mondo Talmacsi. Tanti i ritirati, tra cui anche Simone Corsi (a causa di un contatto con Webb) che resta leader della classifica con 9 punti su Olive e Terol. In 250, con pista ancora umida, domina il finlandese Kallio, su km, davanti al compagno di scuderia Aoyama e al riminese Pasini. Quarto Simoncelli. In classifica guida Kallio, con 21 punti di vantaggio su Pasini.
di Cirdan

giovedì 1 maggio 2008

59° GRAN PREMIO LOTTERIA


2 Ore 14.30 - PREMIO 1^ BAT. GR. PREMIO LOTTERIA CORSA INTERNAZIONALE GRAN PREMIO
Metri 1600 (CORSA AD INVITO) € 20.900,00 - (7.866,00-3.762,00-2.052,00-1.026,00-684,00 ai proprietari;874,00-418,00-228,00-114,00-76,00 agli allenatori;3.800,00 agli allevatori) - Indigeni, di 4 anni ed oltre, esteri, di 4 anni ed oltre .
P.Gubellini 1 GREGOMAR
Man.Matteini 2 FARNESE FONT
E.Bellei 3 EL NINO
G.Casillo 4 GORNIZ
R.Andreghetti 5 GHIBELLINO
A.Lombardo 6 ALEXIA AS (S)
B.Goop 7 MAKHTOUB JET
O.Kihlstrom 8 OLIMEDE (F)
3 Ore 15.00 - PREMIO 2^ BATT.GR. PREMIO LOTTERIA CORSA INTERNAZIONALE GRAN PREMIO
Metri 1600 (CORSA AD INVITO) € 20.900,00 - (7.866,00-3.762,00-2.052,00-1.026,00-684,00 ai proprietari;874,00-418,00-228,00-114,00-76,00 agli allenatori;3.800,00 agli allevatori) - Indigeni, di 4 anni ed oltre, esteri, di 4 anni ed oltre .
D.Zanca 1 GLACIER LIKE
P.Gubellini 2 GLAMOUR EFFE
Gp.Minnucci 3 SMOOTH MOVES (US)
M.Smorgon 4 GUENDALINA BAR
J.M.Bazire 5 GAMBLING BI
R.Andreghetti 6 MUSCLE BOUND (US)
E.Bellei 7 GENARELAY LIKE
L.Kolgjini 8 GLEN KRONOS
4 Ore 15.30 - PREMIO 3^ BATT.GR.PREMIO LOTTERIA CORSA INTERNAZIONALE GRAN PREMIO
Metri 1600 (CORSA AD INVITO) € 20.900,00 - (7.866,00-3.762,00-2.052,00-1.026,00-684,00 ai proprietari;874,00-418,00-228,00-114,00-76,00 agli allenatori;3.800,00 agli allevatori) - Indigeni, di 4 anni ed oltre, esteri, di 4 anni ed oltre .
Gior.D`Aless. Sr 1 FOR KELLY PARK
Gp.Maisto 2 ILARIA JET
A.Gocciadoro 3 ERIE GRIF
A.Guzzinati 4 RO LO (CAN)
P.Gubellini 5 FELIX DEL NORD
R.Vecchione 6 ALGIERS HALL (US)
L.Kolgjini 7 GIFT KRONOS
E.Bellei 8 GHIACCIO DEL NORD
di Cirdan

NON SI PUO' DIMENTICARE


Calciopoli, Giancarlo Padovan: noi, il terreno di confronto dei bianconeri
17:04 del 29 aprile
Anche questa settimana è nostro ospite Giancarlo Padovan. Gli abbiamo chiesto una riflessione sull'esplosione dello scandalo di calciopoli, esattamente due anni fa, e sulla retrocessione in B della Juventus.
Nei miei cinque anni e tre mesi a Torino, sono stato l’unico dei tredici direttori di Tuttosport a raccontare la stagione della Juventus in serie B e tutto ciò che l’ha determinata. E’ e resterà un primato assoluto che nessuno – ne sono certo – potrà neppure tentare di strapparmi.
Primo, perché credo che la Juventus mai più retrocederà in serie B (o, come accadde, venga nuovamente retrocessa a tavolino). Secondo, perché quando successe, fui commiserato e molti profetizzarono, se non la chiusura, almeno un drastico ridimensionamento del giornale.
In quei giorni di primavera del 2006, eravamo proprio alla fine di aprile, mi sentii gravato da un’enorme responsabilità, ben maggiore di quella che normalmente pesa su un direttore di giornale, uomo che – per definizione - è sempre solo al comando e sempre con la morte in tasca (parlo della morte professionale, naturalmente).
Si trattava di affrontare la più grave congiuntura del mondo del calcio italiano, colpito da uno scandalo madornale (anche se non il più grave della sua storia per chi ricordi il 1980, che produsse una quindicina di arresti, appena fuori dagli spogliatoi, tra giocatori e dirigenti, oltre a Milan e Lazio declassati in serie B e i rossoneri per la prima volta), non solo a ridosso di un appuntamento planetario come la Coppa del Mondo in Germania, ma anche e soprattutto fiaccato nella sua credibilità: la maggiore imputata, infatti, era la Juventus.
Cioé la società più titolata d’Italia, la squadra che nell’ultimo decennio più aveva vinto e maggiormente si era imposta come modello di organizzazione e gestione. Inoltre – ed era questo a farmi rabbrividire – quella che può contare sul maggior numero di tifosi in Italia. Prima della rabbia per la fondatezza delle accuse e per il trattamento mediatico che si stava allestendo – un clima forcaiolo senza garanzie e con un grado di giudizio sportivo arbitrariamente abolito dal Commissario straordinario Guido Rossi – mi immaginai lo sconcerto, la delusione, l’amarezza e l’autentico dolore del pubblico juventino. Temevo che su quelli finisse ripiegato.
Abbozzammo l’idea di una reazione pubblica, di un atto che restituisse dignità ai successi sul campo, che risvegliasse il senso di appartenenza.
Fu come provocare un terremoto. Gli scudetti che sembravano essere visti dagli juventini con snobismo per la semplice ragione di averne vinti tanti, furono difesi a spada tratta, contestata apertamente la patetica linea difensiva dell’avvocato e della società, sollecitato il ricorso al Tar.
Mai nel popolo bianconero si era aperta una mobilitazione tanto vasta e tanto profonda, mai si era percepita una solidarietà tanto estesa. Mai, per esempio, avremmo pensato di veder i tifosi della Juve marciare per le vie di Torino alla fine di luglio, dopo essersi ritrovati in oltre ventimila provenienti da tutta Italia.
Tuttosport seppe diventare il terreno di confronto privilegiato, un giornale che si distinse per diversità rispetto all’appiattito panorama della stampa italiana, colpevolista a prescindere e spesso incapace di attenersi esclusivamente ai fatti. Fummo i primi a scrivere che in quello scandalo c’entrava anche il Milan (e in che misura lo si vide) e che la Fiorentina, stando agli atti, era la più pesantemente coinvolta. Purtroppo sia la ricerca della verità (dimenticati e sottovalutati i colloqui tra un dirigente dell’Inter e Paolo Bergamo a proposito dell’assegnazione di un arbitro internazionale, come le molte pressioni denunciate dallo stesso Bergamo dall’intero del mondo calcistico), sia l’equità delle pene non furono minimamente rispettate. L’unica a pagare, coerentemente con l’impianto accusatorio allestito e nonostante la mancanza totale di almeno una contestazione di illecito, fu la Juve: due scudetti in meno; estromissione dalle Coppe; retrocessione in serie B; penalizzazione. Nessuno prima di allora era stato punito così duramente. Ammesso che quella sentenza fosse legittima, perché altri se la cavarono senza retrocedere? Perché il Milan conservò il diritto, giustamente contestato dall’Uefa, di partecipare alla Champions League, poi addirittura vinta sul campo? Perché gli scandali precedenti e successivi, dai passaporti truccati alle palesi irregolarità amministrative, non conoscono lo stesso rigore?
Aspetto. Ma se da tempo conosco le risposte: pretestuose, ipocrite, farisaiche, disoneste.
Giancarlo Padovan
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Io, insieme ad altri, faccio parte di quello schieramento che difese (e difende, sia chiaro) gli scudetti, contestò la linea di difesa e sollecitò il ricorso al Tar.
Perchè l'ipocrisia, la pretestuosità, e la disonestà che fece capo a quella maledetta estate del 2006 riecheggia ancora oggi (e probabilmente per sempre), senza essere cambiata, anzi, aumentando, notizia dopo notizia, della propria forza.
Noi non dimenticheremo mai chi fu colpevolista a prescindere, mai. Sappiamo nomi e cognomi, conosciamo i loghi delle testate giornalistiche e sopratutto abbiamo bene impressi titoli e parole.
Noi non dimenticheremo mai chi non difese la Juventus, avendo quel cognome che, facendola diventare dinnanzi al mondo intero un esempio da seguire e ammirare, la bistrattò come il peggiore dei mali.
Noi non dimenticheremo mai chi creò, dopo anni di insoddisfazioni professionali per un'assoluta incapacità gestionale, un clima forcaiolo nei confronti di una squadra e di una società che aveva inanellato la bellezza di 76 giornate consecutive in testa al campionato di calcio italiano, vincendo e dominando due tornei consecutivi.
Noi non dimenticheremo mai chi non diede le garanzie giuridiche per l'espletamento di un processo che avesse almeno i canoni del nome che porta, abolendo gradi di giudizio e disassegnando uno scudetto che nulla aveva a che fare con i processi in corso.
Noi non dimenticheremo mai i passaporti falsi, le irregolarità amministrative e tutti i colloqui avuti da altri dirigenti così come ebbero colloqui coloro che furono definiti il "cancro" del calcio italiano.
Noi non dimenticheremo mai, e questo è bene che nessuno lo dimentichi.