La colpa è della televisione. Con questa affermazione, Pierluigi Collina, in un articolo apparso sul web di Repubblica, difende a spada tratta l’operato, suo, e dei suoi collaboratori che scendono in campo ogni domenica.
"Ci sono stati degli errori ma sta cambiando anche il modo in cui viene analizzata una partita grazie anche all'uso della tecnologia. Oggi un arbitro viene messo in discussione per non aver visto un episodio che solo grazie a una telecamera si può intuire".
E la novità dov’è? A memoria, mi pare, che siano oramai parecchi anni, che grazie all’uso della tecnologia, vengano riscontrati in ogni giornata di campionato errori sia “micro” che “macro”.
"Ci sono più trattenute in assoluto e quindi aumenta il numero degli episodi da segnalare - continua Collina - L'arbitro deve preoccuparsi di essere nella posizione giusta, di conoscere gli atteggiamenti dei giocatori e occorre poi essere uniformi nelle valutazioni. Ma è difficile competere con sette telecamere personalizzate, che seguono ognuna una coppia di giocatori. Che senso ha paragonare quello che può far vedere una telecamera? L'arbitro non può scomporre il suo occhio per vedere sette realtà diverse".
Quindi, ci pare di capire, che nel calcio “pulito” di oggi (dove gli errori arbitrali sono in netto aumento rispetto alle stagioni precedenti, anzi diremmo con tutta tranquillità che mai si erano visti tanti errori) la colpa è da attribuire alla televisione.
Abbiamo avuto la (s)fortuna, di leggere e ascoltare di tutto, in questi ultimi due anni (Calciopoli), ma questa ci mancava davvero.
Nelle stagioni, in cui gli errori arbitrali erano tutto sommato nella media, si sono spesi quintali di inchiostro per scrivere sulle pagine dei giornali che le colpe erano da attribuire a Luciano Moggi e la sua “Cupola”, si sono aperte inchieste, fatti processi, perché secondo l’opinione pubblica il male del calcio era da attribuire alla Juventus, una squadra che ha detta di tutti (oseremmo dire anche del rettangolo di gioco) vinceva troppo, una squadra, una società, che doveva rispondere, ad ogni millimetrico fuorigioco fischiatole a favore, per settimane, in trasmissioni “supermoviolistiche” televisive, e sopra i fogli “rosa” di quotidiani più o meno “sportivi”.
Oggi invece, che il calcio è “pulito”, questi errori sono diventati, statisticamente, un numero mai registrato prima. E’ la colpa? La attribuiscono alle televisioni, o meglio, alle decine di telecamere sparse in tutto lo stadio.
Anche quando “giocava la Juventus”, c’erano telecamere ovunque, anzi, quando giocava la Juventus di telecamere se era possibile se ne istallava una in più (magari si riusciva a vedere anche quello che non si era visto, così si imbastivano titoloni e trasmissioni), ma paradossalmente, rispetto ad oggi, la sensazione era quella di cavalcare un “sentimento popolare”, e di gridare allo scandalo, o meglio, gridare “ladri”.
Oggi invece qualcuno (Paolo Casarin), si lascia andare, e nell’articolo di Repubblica dice: "Bisognerà lavorare tantissimo con veri talenti del fischietto". Il giornalista Fulvio Bianchi scrive: "Dove sono questi talenti? C'è un buon gruppo di arbitri che deve trovare uniformità e fiducia in se stesso. E pazienza se anche club importanti come Juve e Milan sinora si sono lamentati: il progetto va avanti".
E già, pazienza, che ci vuoi fare, cose che capitano, proprio come ieri (o quasi).
Vorremmo tanto capire, a quali conclusioni si voglia arrivare con queste affermazioni, noi, che squadristi mai siamo stati, abbiamo sempre pensato che l’errare è umano, ma che il perseverare potrebbe divenire un alibi.
Vorremmo tanto capire, a quali conclusioni si voglia arrivare con queste affermazioni, noi, che squadristi mai siamo stati, abbiamo sempre pensato che l’errare è umano, ma che il perseverare potrebbe divenire un alibi.
di Cirdan
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