..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 1 gennaio 2008

LA LINGUA DEL "23"

38-35!!! Con questo risultato i New England Patriots hanno battuto i New York Giants ed hanno chiuso una stagione perfetta con 16 partite senza sconfitte nella NFL americana di Football.
La squadra di New England e' diventata cosi' la seconda squadra a chiudere imbattuta una stagione e concludere la 'Perfect Season', come i Miami Dolphins nel 1972, anche se ora si disputano due partite in piu' rispetto a quegli anni. I Patriots hanno inoltre raggiunto, in questa stagione trionfale, anche il punteggio totale piu' alto nella storia (589) che mette dietro il punteggio ottenuto dai Minnesota Vikings 556 nel 1998. Individualmente, il "quarterback" Tom Brady, tra i migliori dei Patriots, e' arrivato a 50 passaggi per touchdown superando i 49 stabiliti da Peyton Manning nel 2004. E' eccellente la stagione regolare dei New England Patriots che trasforma la squadra nella migliore della NFL.
Una squadra che sul campo ha trasformato il finale della scorsa stagione (tre vittorie consecutive, 19 in totale), nella prospettiva attribuita dai maggiori bookmaker americani sulla vittoria finale del Superbowl 2008.
L'America, il Paese dove tutto è possibile, dove i miti diventano tali solamente per quello che riescono a realizzare nel loro settore, in questo caso un campo di 100 yard, dove lo sport è sinonimo di passione, divertimento, colore e appunto di miti da idolatrare.
Una sottile ma sostanziale differenza da quello che avviene nel nostro di Paese, dove se una squadra, di stagioni perfette, ne realizza addirittura due consecutive (76 partite consecutive in testa al campionato di serie A), viene etichettata, dall'opinione pubblica (coloro che, da non addetti ai lavori, seguono questo sport da tifosi, appassionati, presenti negli stadi e nei discorsi da pausa caffè e nei bar) con il termine "LADRI".
Diversa cultura ci verrebbe da dire, una cultura basata sull'invidia, sul non riuscire a realizzare, da tifosi di colori opposti, quello che riescono a realizzare colleghi di lavoro, amici, parenti.
Una cultura, la nostra, dove appena qualcuno riesce nella vita ad ottenere risultati, dove altri stentano, ci debba essere sempre e comunque dietro qualcosa di losco, arcane "reti" che servono per arrivare ai propri scopi, ipotetiche "telefonate" da dove si possa realizzare un record, una vittoria, una supremazia schiacciante per poter realizzare una, anzi due, stagioni perfette.
Nel Paese dove si può acquistare un'arma in piena tranquillità, lo sport ha un valore che non trova eguali, lo sport unisce, aggrega, fa appassionare milioni di persone, anche quelle che vestono magliette di diversi colori.
L'americano nello sport è fatto così, Michael Jordan è stato l'esempio.
L'americano di Boston (Celtic), di Los Angeles (Lakers), di Philadelphia (76ers) anche il "mormone" dello Huta (Jazz), quando vedeva sul "parquet" il numero "23" (poi tornato con il 45), lo idolatrava, lo spronava, voleva vedere quel pallone arancione infilarsi in quel canestro, una, dieci, venti volte, perchè quella lingua fuori dalla bocca, del giocatore di Basket più forte di ogni tempo, faceva impazzire l'America tutta, perchè in quelle mani non c'era solamente la passione di una fredda Chicago.
Se la Juventus fosse stata una squadra di Baseball, di Football Americano, di Basket o di Hockey, l'America tutta l'avrebbe idolatrata, ne avrebbe fatto un mito, e non avrebbe compiuto, come è successo nel nostro Paese, quella sorta di invidia e ingratitudine verso costoro che avevano realizzato due "Perfect Season", e il numero "10", ogni volta che si sarebbe presentato a tirare una punizione dal limite, probabilmente avrebbe fatto tirare fuori la lingua, per l'ennesima volta, anche al numero "23".

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