..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 28 gennaio 2008

IL SOGNO AMERICANO

John Edwards potrebbe diventare l’ago della bilancia tra Barack e Hillary.
La Kennedy: "Obama come mio padre"
"I nostri figli hanno bisogno di grandi cambiamenti, lui è un leader nato e crede nel sogno americano"

WASHINGTON – "Non ho mai avuto un presidente che m’ispirasse come la gente dice che mio padre la ispirò. Ma per la prima volta credo di averlo trovato. Un presidente come mio padre, che ispirerà una nuova generazione di americani".
Così, in un editoriale sul New York Times (che si era appena schierato per Hillary Clinton) Caroline Kennedy ha chiesto all’America di eleggere Barack Obama. Il senatore nero, ha scritto, restituirà al Paese l’idealismo kennediano, gli insegnerà a credere di nuovo in se stesso, ne farà daccapo un modello per tutti i popoli. La figlia del presidente assassinato a Dallas nel '63 non era mai intervenuta in una campagna elettorale. Lo ha fatto a 50 anni "per ragioni patriottiche, politiche e personali - ha spiegato - perché i nostri figli hanno bisogno di grandi cambiamenti, come noi nel 1960 quando fu eletto mio padre". Caroline, l’unica sopravvissuta della magica e tragica famiglia di John Kennedy, ha elogiato gli altri due candidati democratici Hillary e John Edwards "che hanno obbiettivi simili a quelli di Obama".

LEADER NATO - Ma il senatore, ha sostenuto, è quello che si è più battuto per i poveri e i reietti, che ha formato una coalizione di bianchi e neri, uomini e donne, e che sta conducendo una campagna entusiasmante: rispetto agli avversari, possiede qualità superiori, è un leader nato che ha saputo mobilitare anche gli scettici.
"Voglio un presidente di sani principi morali - ha concluso Caroline - che creda nel sogno americano, sollevi il nostro spirito, ci coinvolga, riformi la politica".
La figlia del presidente Kennedy ha dato l’articolo alle stampe prima che fosse noto l’esito delle primarie della Carolina del sud, e sulla scia del trionfo di Obama l’impatto è stato enorme. L’avallo di Caroline, un’icona democratica, è molto prezioso per il senatore, che nella Carolina del sud, dove massiccia è la presenza della sua etnia, ha ottenuto il 78 per cento del voto nero, il 54 per cento del voto femminile e il 22 per cento del voto bianco. L’America non ha mai risolto il dilemma se mandare alla Casa bianca prima una donna, Hillary in questo caso, o un nero, ossia Obama: nel movimento dei diritti civili, le due minoranze sono sempre state alleate, ma alle elezioni presidenziali si sono sempre separate.

IL TERZO UOMO - Caroline afferma in pratica che Obama rappresenta entrambe. E’ appoggiata da columnist liberal influenti come Frank Rich, che sul New York Times ha accusato i "Billary", Bill e Hillary Clinton, di condurre una campagna sporca contro il senatore e rendere così possibile una vittoria repubblicana quella di John McCain il prossimo novembre. Ma dare Hillary per perdente sarebbe un grave errore: come Barack, ha vinto due primarie, e non è escluso che martedì 5 febbraio, il "supertuesday", quando se ne terranno 24 contemporaneamente, lo superi di nuovo. Inoltre, il terzo uomo John Edwards potrebbe diventare l’ago della bilancia tra di loro. Ogni candidato si accaparra i delegati al Congresso del partito di agosto in modo proporzionale al voto delle primarie, e Edwards potrebbe ottenerne a sufficienza per incoronare l’uno o l’altro. Al Congresso saranno i delegati a scegliere tra i candidati: e al momento sembra che se Edwards consegnasse i suoi a Hillary, forse Obama sarebbe spacciato, e viceversa.
Ennio Caretto
Corriere della Sera

Nessun commento: