Dal Corriere dello Sport:
«L'Inter nel mondo è da sempre considerata la squadra di prestigio di Milano, non solo per quello che ha vinto, ma perchè non ha avuto mai problemi con la giustizia»
Con queste parole, il patron nerazzurro Massimo Moratti, ha esordito al teatro Smeraldo di Milano, durante il raduno degli Inter Club di tutta Italia, per la celebrazione dei cento anni di vita della società di Via Durini.
Fin da piccolo mi hanno sempre inculcato (a ragione o a torto) che i “detti” dei cosiddetti “vecchi”, avevano ragione di esistere perché fondati su esperienze e dati di fatto; “chi semina vento raccoglie tempesta”, “nella vita si raccoglie ciò che si semina”, “quello che dall’acqua è arrivato nell’acqua se n’è andato”, “il merlo che dice al corvo quanto sei nero”, e via dicendo.
Se ne potrebbe scrivere a decine di queste frasi popolari che ognuno di noi, nella sua vita, ha ascoltato dai nonni, dagli amici dei nonni e da chi ha vissuto periodi di storia non proprio rigogliosi.
Ma in queste frasi, in queste parole, esistono fondi di verità che probabilmente pochi teologi e/o filosofi al mondo hanno avuto le esperienze necessarie per poterli coniare.
“All’amico” Massimo Moratti ne voglio dedicare uno in particolare: "chi vive senza guai non se ne vanta mai".
Lui dice che la società di cui è presidente non ha mai avuto problemi con la giustizia, se così era non ci sarebbe motivo o ragione di sottolinearlo, soprattutto da chi ne è la massima autorità, e proprio come dice quel detto popolare non sarebbe proprio il caso di vantarsene.
A questo proposito, penso sia utile leggere questo breve passo tratto dal Vangelo secondo Giovanni (8, 1-11) :
Gesù andò al monte degli Ulivi. Sul far del giorno ritornò nel Tempio e tutto il popolo si accalcava intorno a lui. Gesù si sedette e si mise a insegnare. Allora gli Scribi e i Farisei condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, comanda che tali donne siano lapidate. Tu che ne dici?». Essi dicevano questo per metterlo alla prova e poterlo accusare. Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra. Poi, siccome insistevano, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, seguitò a scrivere in terra. Quelli, udito ciò, uno dopo l’altro se ne andarono tutti, incominciando dai più vecchi fino agli ultimi, sicché Gesù restò solo, con la donna là nel mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le domandò: «O donna, dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?». Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù: «Nemmeno io ti condanno: va’, e d’ora in poi non peccare più».
E’ evidente che in questo passo si voglia evidenziare il fatto che nessuno di noi è privo di peccato, e di conseguenza “l’amico” Massimo, farebbe bene a ricordare alcune sfumature (che si possono vedere a tinte forti) che hanno toccato la sua “Società degli Onesti”.
«Con me ho avuto persone che hanno seguito questo comportamento con naturalezza senza mai tentare di scavalcare o fare i furbi o conquistarsi gli arbitri, pensando di aiutare la società facendo qualcosa che si sarebbe rilevato terribile».
Moratti, nella “parabola” tenuta nel teatro di Piazza XXV Aprile, fa riferimento a persone che hanno seguito comportamenti privi di peccato senza l’intento di aiutare la sua società, scavalcando regole o vestendo i panni da furbetti di quartiere.
Il Gip del Tribunale di Udine, Giuseppe Lombardi ha accolto la richiesta di patteggiamento dell'attaccante uruguayano Alvaro Recoba dell'Inter e del dirigente nerazzurro Gabriele Oriali, infliggendo la pena di sei mesi di reclusione ciascuno, sostituita con una multa di 21.420 euro, per i reati di concorso in falso e ricettazione nell'ambito dell'inchiesta sulle procedure seguite per far diventare comunitari giocatori che non avevano antenati in Europa. Nell'inchiesta, divisa in vari filoni, sono coinvolte 31 persone fra le quali 12 calciatori. Oltre al concorso in falso per l'assenza di antenati in Europa, a Recoba e Oriali l'accusa contesta il reato di ricettazione relativo alla patente italiana ottenuta dal calciatore uruguayano, che faceva parte di un gruppo di documenti rubati negli uffici della Motorizzazione di Latina.
Ecco dunque svelato l’arcano, quel detto, “chi vive senza guai non se ne vanta mai” entra di diritto nei capolavori di teologia dei vari Aristotele, Platone, Warfield e Varrone.
Ma, Moratti ha continuato il suo discorso sottolineando che:
«La vergogna di doversi difendere di fronte a situazioni deprecabili è una cosa antipatica nella storia di una società… che a noi non succeda mai, come mai è successo finora. E come d'altronde fino a adesso a noi non è mai capitato di andare in serie B».
Come abbiamo avuto modo di leggere da queste situazioni deprecabili, le persone che hanno fatto e fanno ancora parte dell’organigramma societario, si sono dovute difendere, ricorrendo al patteggiamento, non avendo avuto possibilità di rivalsa di fronte al fatto compiuto.
Sulla questione serie B stendiamo un velo pietoso, le cronache del tempo raccontano altro.
In conclusione, pensando ancora una volta agli “antichi”, voglio ricordare a Massimino che “è più comodo batter il “mea culpa” sul petto degli altri”, e si caro Moratti, troppo comodo, soprattutto quando “le chiacchere giudicano prima del giudizio stesso”, ma nella coscienza di ognuno di noi, la tua compresa, esiste uno spazio, un luogo, dove poter dire: “c’è sempre un rimedio per ogni colpa: ammetterla.”
di Cirdan
«L'Inter nel mondo è da sempre considerata la squadra di prestigio di Milano, non solo per quello che ha vinto, ma perchè non ha avuto mai problemi con la giustizia»
Con queste parole, il patron nerazzurro Massimo Moratti, ha esordito al teatro Smeraldo di Milano, durante il raduno degli Inter Club di tutta Italia, per la celebrazione dei cento anni di vita della società di Via Durini.
Fin da piccolo mi hanno sempre inculcato (a ragione o a torto) che i “detti” dei cosiddetti “vecchi”, avevano ragione di esistere perché fondati su esperienze e dati di fatto; “chi semina vento raccoglie tempesta”, “nella vita si raccoglie ciò che si semina”, “quello che dall’acqua è arrivato nell’acqua se n’è andato”, “il merlo che dice al corvo quanto sei nero”, e via dicendo.
Se ne potrebbe scrivere a decine di queste frasi popolari che ognuno di noi, nella sua vita, ha ascoltato dai nonni, dagli amici dei nonni e da chi ha vissuto periodi di storia non proprio rigogliosi.
Ma in queste frasi, in queste parole, esistono fondi di verità che probabilmente pochi teologi e/o filosofi al mondo hanno avuto le esperienze necessarie per poterli coniare.
“All’amico” Massimo Moratti ne voglio dedicare uno in particolare: "chi vive senza guai non se ne vanta mai".
Lui dice che la società di cui è presidente non ha mai avuto problemi con la giustizia, se così era non ci sarebbe motivo o ragione di sottolinearlo, soprattutto da chi ne è la massima autorità, e proprio come dice quel detto popolare non sarebbe proprio il caso di vantarsene.
A questo proposito, penso sia utile leggere questo breve passo tratto dal Vangelo secondo Giovanni (8, 1-11) :
Gesù andò al monte degli Ulivi. Sul far del giorno ritornò nel Tempio e tutto il popolo si accalcava intorno a lui. Gesù si sedette e si mise a insegnare. Allora gli Scribi e i Farisei condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, comanda che tali donne siano lapidate. Tu che ne dici?». Essi dicevano questo per metterlo alla prova e poterlo accusare. Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra. Poi, siccome insistevano, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, seguitò a scrivere in terra. Quelli, udito ciò, uno dopo l’altro se ne andarono tutti, incominciando dai più vecchi fino agli ultimi, sicché Gesù restò solo, con la donna là nel mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le domandò: «O donna, dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?». Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù: «Nemmeno io ti condanno: va’, e d’ora in poi non peccare più».
E’ evidente che in questo passo si voglia evidenziare il fatto che nessuno di noi è privo di peccato, e di conseguenza “l’amico” Massimo, farebbe bene a ricordare alcune sfumature (che si possono vedere a tinte forti) che hanno toccato la sua “Società degli Onesti”.
«Con me ho avuto persone che hanno seguito questo comportamento con naturalezza senza mai tentare di scavalcare o fare i furbi o conquistarsi gli arbitri, pensando di aiutare la società facendo qualcosa che si sarebbe rilevato terribile».
Moratti, nella “parabola” tenuta nel teatro di Piazza XXV Aprile, fa riferimento a persone che hanno seguito comportamenti privi di peccato senza l’intento di aiutare la sua società, scavalcando regole o vestendo i panni da furbetti di quartiere.
Il Gip del Tribunale di Udine, Giuseppe Lombardi ha accolto la richiesta di patteggiamento dell'attaccante uruguayano Alvaro Recoba dell'Inter e del dirigente nerazzurro Gabriele Oriali, infliggendo la pena di sei mesi di reclusione ciascuno, sostituita con una multa di 21.420 euro, per i reati di concorso in falso e ricettazione nell'ambito dell'inchiesta sulle procedure seguite per far diventare comunitari giocatori che non avevano antenati in Europa. Nell'inchiesta, divisa in vari filoni, sono coinvolte 31 persone fra le quali 12 calciatori. Oltre al concorso in falso per l'assenza di antenati in Europa, a Recoba e Oriali l'accusa contesta il reato di ricettazione relativo alla patente italiana ottenuta dal calciatore uruguayano, che faceva parte di un gruppo di documenti rubati negli uffici della Motorizzazione di Latina.
Ecco dunque svelato l’arcano, quel detto, “chi vive senza guai non se ne vanta mai” entra di diritto nei capolavori di teologia dei vari Aristotele, Platone, Warfield e Varrone.
Ma, Moratti ha continuato il suo discorso sottolineando che:
«La vergogna di doversi difendere di fronte a situazioni deprecabili è una cosa antipatica nella storia di una società… che a noi non succeda mai, come mai è successo finora. E come d'altronde fino a adesso a noi non è mai capitato di andare in serie B».
Come abbiamo avuto modo di leggere da queste situazioni deprecabili, le persone che hanno fatto e fanno ancora parte dell’organigramma societario, si sono dovute difendere, ricorrendo al patteggiamento, non avendo avuto possibilità di rivalsa di fronte al fatto compiuto.
Sulla questione serie B stendiamo un velo pietoso, le cronache del tempo raccontano altro.
In conclusione, pensando ancora una volta agli “antichi”, voglio ricordare a Massimino che “è più comodo batter il “mea culpa” sul petto degli altri”, e si caro Moratti, troppo comodo, soprattutto quando “le chiacchere giudicano prima del giudizio stesso”, ma nella coscienza di ognuno di noi, la tua compresa, esiste uno spazio, un luogo, dove poter dire: “c’è sempre un rimedio per ogni colpa: ammetterla.”
di Cirdan
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