Si è mai vista una società che ne scala un'altra partecipare alla scelta dei consulenti della controparte? E che dire di un manager impegnato in un'offerta pubblica di acquisto (Opa) che dà consigli ai colleghi sul fronte opposto? Eppure, secondo quanto hanno ricostruito gli ispettori della Consob dopo un'indagine durata sei mesi, proprio questo sarebbe successo l'estate scorsa alla Borsa di Milano. Protagonista la Pirelli Real Estate, che a giugno del 2007 lanciò una doppia Opa sui fondi immobiliari Tecla e Berenice, entrambi quotati in Borsa e gestiti dalla stessa Pirelli Re tramite una propria controllata, la Pirelli Re sgr. Cose mai viste. Almeno sul mercato italiano.
Studiata in gran segreto con la fattiva partecipazione della banca d'affari Morgan Stanley, l'operazione aveva un nome in codice che sembrava uscito da un film di 007: 'Project Invisible'. Solo che quel progetto, in gran parte sfumato strada facendo, adesso rischia di costare al gruppo guidato da Carlo Puri Negri una pesante sanzione amministrativa da parte della Consob. Con lo strascico di un'inchiesta penale per reati come falso in prospetto, gestione infedele e ostacolo agli organi di vigilanza.Il corposo dossier sul caso, da un mese circa inviato per competenza alla Procura di Milano, racconta la complicata storia della doppia scalata immobiliare. A partire dalle convulse fasi della preparazione delle offerte. Secondo la ricostruzione degli ispettori della Commissione, in quei giorni decisivi del maggio 2007 alcuni manager giocavano contemporaneamente su due tavoli. Da una parte studiavano tempi e modi per mettere le mani sul patrimonio di Tecla e Berenice, all'epoca valutato complessivamente oltre 1,6 miliardi di euro. D'altra parte gli stessi manager influenzavano anche le decisioni del consiglio di amministrazione di Pirelli Re sgr, cioè la società di gestione che, in base alla legge, avrebbe dovuto agire nell'esclusivo interesse delle migliaia di sottoscrittori dei due fondi. A dare sostanza a questi sospetti c'è un gran numero di messaggi di posta elettronica finiti agli atti dell'inchiesta Consob insieme a decine di verbali delle riunioni tra dirigenti e amministratori. Si è così scoperto, per esempio, che Paola Delmonte, vicedirettore generale di Pirelli Re, è intervenuta nella scelta dei consulenti della controparte, di cui arrivò a discutere perfino il compenso. Alla fine, la società di gestione dei fondi affidò l'incarico a Deutsche Bank e Lazard. Un incarico a dir poco delicato, perché le due banche d'affari dovevano valutare la congruità dell'offerta avanzata da Gamma re, una finanziaria olandese partecipata al 51 per cento da Morgan Stanley e per il restante 49 per cento dal gruppo guidato da Puri Negri. Eppure, a leggere i testi delle mail, sembra davvero che gli scalatori venissero costantemente informati del lavoro svolto dai consulenti ingaggiati da Pirelli Re sgr. A quanto pare, insomma, compratori e venditori si scambiavano le parti tra loro. Tanto che, accusa la Consob, a volte finiva per scomparire il confine tra scalatori e scalati, tra attaccanti e difensori. Del resto, fin da principio, la doppia Opa è rimasta in bilico sul filo del conflitto d'interessi. Tutto, infatti, si è svolto sotto le stesso tetto, quello di Pirelli Re. Quest'ultima, insieme a Morgan Stanley, ha lanciato l'offerta su Tecla e Berenice, ma è anche l'azionista unico della società di gestione dei due fondi.
Non per niente Puri Negri affianca all'incarico di amministratore delegato della holding quello di presidente di Pirelli Re sgr. Come dire: i conti vengono regolati in famiglia. Per evitare corto circuiti la legge fissa una serie di regole a tutela degli investitori. Ad esempio, un comitato consultivo, composto da esperti del settore indipendenti dai soci di controllo, deve esprimere un parere preventivo su tutte le operazioni rilevanti. A cominciare, ovviamente, da quelle in potenziale conflitto d'interessi.La documentazione raccolta dalla Consob non segnala stop o perplessità sulla doppia Opa da parte dei comitati consultivi di Tecla e Berenice, forti di cinque membri ciascuno. Tra questi troviamo l'ex rettore dell'Università Bocconi, Roberto Ruozi (Berenice) e Giovanna Trazza, già direttore della Consob (Tecla). I tre consiglieri indipendenti (su cinque amministratori) di Pirelli Re sgr (Giulio Lanciotti, Nicholas Van Ommen e Alberto Giovannini) si sono invece limitati ad alcune richieste di chiarimenti.Via libera, dunque. E a fine maggio diedero l'ok anche Deutsche Bank e Lazard, i due advisor scelti, come detto, con la fattiva collaborazione di alcuni manager della controparte. "Il prezzo è congruo", stabilirono gli esperti delle banche d'affari. Gamma re era pronta a sborsare 590 euro per ogni quota di Berenice e 540 per quelle di Tecla. Offerte di gran lunga inferiori al valore netto degli immobili in portafoglio ai fondi. Come dire, c'erano ampi margini per un rilancio. Che infatti puntualmente arriva. Tempo tre settimane ed ecco il colpo di scena. Il primo di una lunga serie. Il gruppo Caltagirone, alleato con gli americani di Goldman Sachs, mette sul piatto 650 euro per entrambi i fondi. Si apre un'asta al rialzo che si chiude nel pieno dell'estate. Gamma re vince su Tecla a 690 euro lasciando Berenice ai rivali che però, prima di festeggiare, sono costretti a un nuovo rilancio per battere la concorrenza di un terzo incomodo, la finanziaria Usa Merrill Lynch. L'offerta vincente tocca addirittura i 913 euro. Ovvero il 55 per cento in più del prezzo che poche settimane prima era stato ritenuto congruo dagli advisor Deutsche Bank e Lazard. Per Tecla invece il rialzo rispetto alla valutazione di partenza supera il 25 per cento. Alla fine quindi, grazie all'Opa, i risparmiatori guadagnarono alla grande. Per i quotisti fu un affare doppiamente fortunato, visto che di lì a poco, trascinato al ribasso dalla crack dei mutui subprime americani, anche il mercato immobiliare italiano ha subito un brusco stop.Alla Consob, però, interessano poco i dati di mercato. L'authority di Borsa punta il dito contro quella che viene definita "una sistematica e pervasiva ingerenza di esponenti di Pirelli Re nelle attività di pertinenza di Pirelli Re sgr". L'iter del procedimento amministrativo è ancora lungo. Messo di fronte a queste contestazioni, il gruppo guidato da Puri Negri cercherà di far valere le proprie ragioni. Nel frattempo la Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo contro ignoti, dovrà valutare se ci sono gli estremi per un'inchiesta penale. Strada facendo, però, alcuni manager di Pirelli re sono già scivolati su una buccia di banana. Rispondendo alle domande degli ispettori Consob hanno negato con decisione una serie di circostanze per poi essere contraddetti dalle loro stesse email finite agli atti dell'indagine. Nasce da qui una nuova accusa: ostacolo all'attività di vigilanza.
Non per niente Puri Negri affianca all'incarico di amministratore delegato della holding quello di presidente di Pirelli Re sgr. Come dire: i conti vengono regolati in famiglia. Per evitare corto circuiti la legge fissa una serie di regole a tutela degli investitori. Ad esempio, un comitato consultivo, composto da esperti del settore indipendenti dai soci di controllo, deve esprimere un parere preventivo su tutte le operazioni rilevanti. A cominciare, ovviamente, da quelle in potenziale conflitto d'interessi.La documentazione raccolta dalla Consob non segnala stop o perplessità sulla doppia Opa da parte dei comitati consultivi di Tecla e Berenice, forti di cinque membri ciascuno. Tra questi troviamo l'ex rettore dell'Università Bocconi, Roberto Ruozi (Berenice) e Giovanna Trazza, già direttore della Consob (Tecla). I tre consiglieri indipendenti (su cinque amministratori) di Pirelli Re sgr (Giulio Lanciotti, Nicholas Van Ommen e Alberto Giovannini) si sono invece limitati ad alcune richieste di chiarimenti.Via libera, dunque. E a fine maggio diedero l'ok anche Deutsche Bank e Lazard, i due advisor scelti, come detto, con la fattiva collaborazione di alcuni manager della controparte. "Il prezzo è congruo", stabilirono gli esperti delle banche d'affari. Gamma re era pronta a sborsare 590 euro per ogni quota di Berenice e 540 per quelle di Tecla. Offerte di gran lunga inferiori al valore netto degli immobili in portafoglio ai fondi. Come dire, c'erano ampi margini per un rilancio. Che infatti puntualmente arriva. Tempo tre settimane ed ecco il colpo di scena. Il primo di una lunga serie. Il gruppo Caltagirone, alleato con gli americani di Goldman Sachs, mette sul piatto 650 euro per entrambi i fondi. Si apre un'asta al rialzo che si chiude nel pieno dell'estate. Gamma re vince su Tecla a 690 euro lasciando Berenice ai rivali che però, prima di festeggiare, sono costretti a un nuovo rilancio per battere la concorrenza di un terzo incomodo, la finanziaria Usa Merrill Lynch. L'offerta vincente tocca addirittura i 913 euro. Ovvero il 55 per cento in più del prezzo che poche settimane prima era stato ritenuto congruo dagli advisor Deutsche Bank e Lazard. Per Tecla invece il rialzo rispetto alla valutazione di partenza supera il 25 per cento. Alla fine quindi, grazie all'Opa, i risparmiatori guadagnarono alla grande. Per i quotisti fu un affare doppiamente fortunato, visto che di lì a poco, trascinato al ribasso dalla crack dei mutui subprime americani, anche il mercato immobiliare italiano ha subito un brusco stop.Alla Consob, però, interessano poco i dati di mercato. L'authority di Borsa punta il dito contro quella che viene definita "una sistematica e pervasiva ingerenza di esponenti di Pirelli Re nelle attività di pertinenza di Pirelli Re sgr". L'iter del procedimento amministrativo è ancora lungo. Messo di fronte a queste contestazioni, il gruppo guidato da Puri Negri cercherà di far valere le proprie ragioni. Nel frattempo la Procura di Milano, che ha aperto un fascicolo contro ignoti, dovrà valutare se ci sono gli estremi per un'inchiesta penale. Strada facendo, però, alcuni manager di Pirelli re sono già scivolati su una buccia di banana. Rispondendo alle domande degli ispettori Consob hanno negato con decisione una serie di circostanze per poi essere contraddetti dalle loro stesse email finite agli atti dell'indagine. Nasce da qui una nuova accusa: ostacolo all'attività di vigilanza.
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