La redazione dello Ju29ro ha intervistato Gigi Moncalvo. La ragione che ci ha spinto ad intervistare Gigi Moncalvo, è una soltanto: la sua juventinità abbinata alla ben nota libertà di pensiero, senza compromessi, che è di pochi giornalisti veri.
JUVENTINITA'
1. Gigi, in poche parole, cosa significa per te la Juve?"Fino a qualche tempo fa solo gioia, allegria, passione. Ora la passione è rimasta ma la gioia passeggera di una domenica pomeriggio, in caso di vittoria, viene sempre offuscata da rabbia, desiderio di giustizia, voglia di rivincita verso chi ci ha fatto e ci fa tanto male e ha consentito agli altri di umiliarci e schiacciarci".
2. Ti ricordi perché sei diventato Juventino? Potresti rievocare il tuo primo ricordo bianconero? "Sono diventato juventino poiché in un bambino quale ero, la fantasia veniva accesa dai dribbling e dalla ribellione di Sivori, dalla forza, dalla generosità, dal coraggio di John Charles, dall'orgoglio di tifare per una squadra che aveva Gianni Agnelli come primo tifoso. Il ricordo più bello è la prima partita vista dal vivo al Comunale di Torino. Allora non esisteva la tv a colori e vedere nella realtà luminosa, colorata, bellissima quello stadio, quella Juve, quella partita, quei campioni è stato un impatto bellissimo. L'abitudine del bianco e nero (in TV e nelle foto dei giornali) non rendeva la bellezza e il fascino di quei colori. Di quei campioni, di quegli scudetti".
3. Qual è la gioia più grande che ti ha regalato la Juve? "Portare allo stadio uno striscione, un lenzuolo con le lettere cucite da mia madre: "Juve oh Juve del nostro cuor". L'ho appeso io, l'ho disteso io, ho avuto gli applausi per quello slogan. Un'altra gioia è stata singolare: nelle scuole superiori a 15 anni scrissi un tema sulla Juve, alla professoressa piacque e lo inviò a "Hurrà Juventus". Mi mandarono uno stemma d'oro che ho sempre portato sulla giacca fino a quando me l'hanno rubato. La gioia più grande è stato parlare con l'Avvocato della Juve, avveniva spesso, quando lo seguivo per la professione giornalistica in circostanze non sportive ma economico-aziendali-finanziarie. Una volta feci un'intervista, la prima e unica, a Boniperti a Firenze per il "Corriere d'Informazione", mandato da Piero Dardanello. L'Avvocato mi chiamò qualche giorno dopo e mi disse, ridendo, che voleva fare una rettifica: "Quando lei gli ha chiesto perché lo chiamavano "Marisa", Giampiero le ha risposto che per "vendetta" ha corteggiato ogni signora di nome Marisa che ha incontrato sul suo cammino. Non è vero. Ad esempio, mia cugina Marisa Nasi non è assolutamente mai andata a letto con lui…"
4. E quando ti ha reso più triste?" La sera dell'Heysel a Bruxelles. Anch'io ho visto i morti, anch'io ho avuto paura. Quella partita non andava giocata. O perlomeno non bisognava esultare come fece Platini dopo quel rigore fasullo. Ma anche la condanna alla serie B mi ha reso triste, di una tristezza diversa. Arrendersi senza combattere (mi riferisco all'avvocato che ha chiesto la nostra condanna) non è da Juve, non è da uomini".
STAMPA E INTERCETTAZIONI
5. Tu lavori come giornalista da oltre 30 anni. Secondo la tua esperienza, puoi dirci attraverso quali canali giungono solitamente le soffiate che riguardano gli atti coperti dal segreto istruttorio? Sono solo strategie dei legali di parte o giungono anche direttamente dalle Procure? "Trovare e avere atti coperti dal segreto è facile, o meglio non è difficile. In genere te li danno gli avvocati che hanno interesse a far filtrare qualche notizia favorevole ai loro clienti o dannosa per la controparte. Un magistrato in genere non ti dà mai direttamente un atto segreto. Ma ha mille modi per fartelo avere: fa segno, senza parlare, verso il cancelliere o un suo assistente (e lui esce dalla stanza), te lo lascia sul tavolo e se ne va per qualche minuto, ti suggerisce quali pagine guardare, per evitare di perdere tempo tra migliaia di pagine. Non esisterà mai la prova provata di un magistrato che passa delle carte. Ma c'è un modo per fartele avere senza che sia lui a passartele. Specie se si vuole creare un certo clima e avere l'appoggio dei grandi giornali svolgendo i processi sulla stampa, ben prima che vengano celebrati i processi (in aula) o pronunciate le sentenze. A Napoli ho trascorso molti mesi durante il caso e poi il processo a Enzo Tortora. Ne ho viste di cose…. Stavolta il sistema è lo stesso, il sistema "napoletano" l'ho conosciuto bene".
6. Fiorani, Consorte, Ricucci... Giraudo. Chi vede un filo conduttore nelle disavventure giudiziario-mediatiche di questi personaggi è un visionario o un assennato che non ha bisogno di entrature nell'universo RCS?
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Continua: la seconda parte dell'intervista sarà pubblicata giovedì 22 maggio .....
Nota: Autorizziamo gli amici juventini a riportare "stralci" dell'intervista sui loro siti, rimandando con un link al nostro per la lettura integrale dell'intervista esclusiva.
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