“ERAVAMO QUATTRO BR AL BAR” – LA NASCITA DELLE BR NEL DOCU-FILM DI PANNONE “IL SOL DELL’AVVENIRE”: “CI HANNO FATTO CREDERE CHE VENISSERO DALLO SPAZIO, MA SONO FIGLIE DI UNA PARTE DELLA SINISTRA STORICA”…
Fulvia Caprara per “La Stampa”
“ERAVAMO QUATTRO BR AL BAR”A Reggio Emilia, «città medaglia d’oro della Resistenza», un gruppo di vecchi amici s’incontra. Abbracci, pacche sulle spalle e quel filo di commozione che segna i rapporti di chi ha condiviso tanto. Poco dopo sono tutti a tavola e, mentre sta per per arrivare la polenta col cinghiale, la trama dei ricordi s’infittisce. «Vi ricordate le riunioni?» e «il letto collettivo fatto di pannelli di spugna?» e «la manifestazione contro le Basi Nato? L’aveva organizzata la Fgci, c’era anche Veltroni...». Le foto in bianco e nero danno corpo alle memorie, si vedono gli striscioni contro la guerra in Vietnam e i reduci sorridono: «Sapevamo fare la colla, mettendoci dentro qualche pezzo di vetro, così chi cercava di togliere i manifesti... andavamo ad attaccarli di notte, poi all’alba eravamo a volantinare. Ma me lo dici quando c... dormivamo?»Compagni di antiche battaglie, come tanti, solo che stavolta sono ex brigatisti. Alcuni hanno fatto un passo indietro appena in tempo, altri si sono dissociati, altri no. Per questo Il sol dell’avvenire, in cartellone al prossimo Festival di Locarno, ideato, scritto e realizzato dal giornalista Giovanni Fasanella e da Gianfranco Pannone che firma la regia, è un film destinato a fare scandalo. Non solo perché qualcuno lo vedrà come un Sapore di mare in salsa Br, ma perché, spiega Fasanella, mette il dito in una ferita non ancora risanata: «Il terrorismo rosso è un prodotto degenerato dell’ideologia, della cultura, della tradizione politica della sinistra italiana di ispirazione marxista-leninista. Il legame tra l’esperienza delle Brigate rosse e il filone insurrezionalista della Resistenza comunista era molto stretto, benché sempre negato».
Realizzato con il sostegno del Ministero, liberamente tratto dal libro di Fasanella e di Alberto Franceschini Che cosa sono le Br, Il sol dell’avvenire va a scavare proprio lì, tra strade ancora oggi intitolate alla Rivoluzione d’ottobre e i busti di Lenin che nessuno si sogna di mandare in cantina: «Il filo conduttore - dice Pannone - lo abbiamo trovato a Reggio, è il filo che lega i primi brigatisti rossi a una tradizione ribellista che è cattolico-cristiana, anarco-socialista e, infine, comunista, ben salda in quella terra dai tempi delle cooperative rosse di fine Ottocento e dei preti della plebe. Tradizioni molto locali, ma che sono anche il segno di qualcosa di più vasto».
Insieme a Franceschini detto Franz, classe ‘47, fondatore delle Br con Renato Curcio, arrestato nel ‘74, dissociato nell’83, in carcere per 18 anni e oggi direttore di una coperativa di servizi sociali, parlano Paolo Rozzi, nato in una famiglia di partigiani e mai entrato nella lotta armata, Tonino Loris Paroli, ex-operaio metalmeccanico che, dopo aver aderito alle Br nel ‘74 e aver scontato 16 anni di carcere, oggi vive a Reggio e fa il pittore, Annibale Viappiani, che non prese mai la strada delle Br e oggi è delegato sindacale e Roberto Ognibene che invece vi entrò nel ‘72, fu arrestato due anni dopo e ha scontato di trent’anni di carcere. Non è stato semplice convincerli e c’è anche chi, come Prospero Gallinari, ha detto di no.
In tanti avranno da ridire sul film, soprattutto per la presenza dei testimoni: «Si arrabbieranno - prevede Fasanella - quelli che hanno sempre tenuto un atteggiamento omertoso sulla nascita delle Br e quelli per cui la Resistenza è un tabù intoccabile. E si arrabbierà anche chi ritiene che un ex-terrorista non possa parlare». Che cosa gli sarà risposto? «Io dico che i terroristi, se hanno pagato il loro debito con la società, hanno diritto di parola. Non devono fare show, ma informazione sì. Ci sono ancora zone d’ombra su cui fare luce». Nelle ultime immagini del film scorrono le foto delle vittime, da Moro a D’Antona: «Il tema è d’attualità, le Br ci sono ancora, quel terreno non è mai stato bonificato a fondo, e qualcuno ci deve dire perché».
FRANCO PANNONE: «LA LOTTA ARMATA NACQUE DAVANTI A UN PIATTO DI TORTELLINI»
Pannone, com’è nata l’idea del «Sol dell’avvenire»?
«Da una considerazione di fondo, che ho fatto insieme a Giovanni Fasanella, e cioè che non esisteva un film che raccontasse come sono nate le Br. Ci hanno fatto credere che venivano dallo spazio e invece sono figlie di una parte della sinistra storica».
Difficile, realizzare il film?
«Abbiamo aspettato che fosse approvato il finanziamento del Ministero. Ci è voluto un po’. Il progetto non piaceva a tutti e poi a Reggio Emilia ci sono stati diversi esponenti della vita pubblica che ci hanno negato la loro collaborazione. Per gli stessi brigatisti non è stato semplice chiacchierare davanti alla macchina da presa nello stesso ristorante dove si erano riuniti per decidere se passare alla lotta armata».
Come è riuscito a convincere loro e altri testimoni importanti, tra cui Adelmo Cervi, figlio di Aldo?
«Sono stato molte volte a Reggio, ho stabilito rapporti di amicizia, anche con il vecchio Cervi. Un documentario è un lavoro di pazienza, bisogna che i soggetti si fidino».
Prevede reazioni negative?
«Ho fatto qualche proiezione privata per capire le possibili reazioni, la cosa che dà più fastidio è la normalità dei protagonisti, il fatto che parlino delle loro azioni davanti a un piatto di tortellini».
«Il sol dell’avvenire» viene presentato il 9 al Festival di Locarno. Poi che vita avrà?
«C’è una distribuzione che in autunno dovrebbe, anche se con un piccolo numero di copie, farlo arrivare nelle sale. Poi in inverno uscirà in dvd, accompagnato da un libro mio e di Fasanella che riassume l’esperienza».
Dagospia 05 Agosto 2008
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