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sabato 4 ottobre 2008

CALCIOPOLI, I RINVII A GIUDIZIO: CARRARO E GHIRELLI FUORI DALLA "CUPOLA"

Il primo atto di Cantanapoli si è concluso ieri con il rinvio a giudizio di 24 persone con accuse che vanno dall'associazione per delinquere alla frode sportiva.
Sotto processo finiranno 8 dirigenti di società: Andrea Della Valle, Diego Della Valle e Mencucci (Fiorentina), Foti (Reggina), Fabiani (Messina), Lotito (Lazio), Meani (Milan) e Moggi (Juve); 1 dirigente FIGC: Mazzini; 4 dirigenti CAN: Bergamo, Fazi, Mazzei e Pairetto; 5 arbitri: Bertini, Dattilo, De Santis, Racalbuto e Rodomonti; 5 assistenti: Ambrosino, Puglisi, Ceniccola, Gemignani e Titomanlio; 1 giornalista: Ignazio Scardina.
Fanno impressione i proscioglimenti di Franco Carraro, che doveva rispondere di frode sportiva, e Francesco Ghirelli, che era imputato di associazione per delinquere, ai tempi rispettivamente Presidente e Segretario Generale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, vale a dire, se si parlasse di uno stato nazionale, Presidente della Repubblica e Premier.
Il proscioglimento deciso dal giudice è una decisione che si discosta dalle richieste dei pm Narducci e Beatrice che possono valutare se impugnare il proscioglimento di Carraro e Ghirelli.
Dunque all’inizio del processo penale la terribile e onnicomprensiva “cupola”, quella che secondo quanto raccontavano i media nell'estate 2006 aveva truccato campionati su campionati, perde i suoi pezzi migliori.
A rappresentare la FIGC resta il solo Innocenzo Mazzini, del quale finora abbiamo ascoltato qualche telefonata goliardica.
Particolarmente memorabile la sua stentorea risata alla “Amici miei”.
Peccato in particolare per l’assenza di Carraro. Ricordiamo che, secondo le informative dei cc misteriosamente divenute di pubblico dominio nel maggio 2006, in ben due casi l’ex presidente della FIGC, spaventato dalla possibilità di dover affrontare l'usuale canea mediatica anti-juventina, aveva fatto pressioni sull’ex designatore arbitrale Bergamo affinché nel dubbio l'arbitro prendesse una decisione sfavorevole alla Juve. Guarda caso ciò avvenne proprio in prossimità di incontri con Inter (partita del 28 novembre 2004) e Roma (5 marzo 2005), le grandi "miracolate" dallo scandalo.
Insomma, sarebbe stato interessante assistere alle sue spiegazioni riguardo a queste intercettazioni, ma non è escluso che intervenga almeno come testimone.
E comunque c'è sempre l'altro interlocutore.
La prima udienza del processo è in programma per il 20 gennaio 2009, a quasi 3 anni di distanza da Calciopoli. Intanto, a mo di antipasto, per il 23 ottobre prossimo è attesa la sentenza per i 10 imputati che avevano scelto il rito abbreviato: 1 dirigente di società: Giraudo; 1 dirigente CAN: Lanese; 6 arbitri: Cassarà, Messina, Rocchi, Dondarini, Pieri e Gabriele; 3 assistenti: Baglioni, Griselli, Foschetti. Non vediamo l’ora. Per il resto, come sappiamo, i media le condanne le hanno emesse da tempo, linciando barbaramente Luciano Moggi e parlando di calcio truccato senza che ce ne fosse alcuna prova.
Per Repubblica, "si preannuncia un processo lunghissimo, a rischio prescrizione". Sì, c’è anche questo rischio. Soprattutto se, come accaduto per il processo alla Juve sul doping, la prescrizione interverrà per salvare la faccia all’accusa. Per l’occasione il quotidiano romano propone un “dossier calciopoli” che consente di rileggere articoli dell’epoca, come quello raffinatamente forcaiolo di D’Avanzo (che pure ultimamente aveva dato segni di "svolte" garantiste), nel quale lo leggiamo paragonare Moggi a un condannato come Previti, oppure contestare il procuratore Maddalena che a Torino l’indagine sulla frode sportiva l’aveva archiviata sulla base di una ragionevole interpretazione del significato delle intercettazioni; ma probabilmente ai tempi era stato influenzato da Marco Travaglio (nel frattempo diventato suo nemico), che aveva scritto un pezzo in cui mistificava le intercettazioni torinesi (clicca sul link “Moggi-Pairetto: “l’arbitro con 50 occhi” del dossier).
Più pacato il Corriere, dove evidentemente sono ormai sazi dopo l’abbuffata di taglia e cuci del 2006. Viene ricordato anche il processo GEA e le circostanziate accuse di “macchinazione” che Moggi vi ha fatto.
Dalle venature trionfalistiche il pezzo de la Stampa, che parla di “grande vittoria” della procura di Napoli.

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