..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

domenica 19 ottobre 2008

GAME OVER


Dopo la sconfitta col Palermo se ne son dette tante. Troppe. Come al solito. Come da due anni e mezzo a questa parte. E anche per noi sta diventando difficile risultare credibili. Ogni volta sembra di rivedere le stesse scene, sembra di riscrivere la stessa storia, ascoltare lo stesso disco. Anche da noi il confine della banalità è stato largamente oltrepassato ma, probabilmente, avevamo visto giusto fino in fondo, quando sostenevamo che il peggio doveva e deve ancora arrivare. E non osiamo nemmeno pensare cosa potrebbe significare toccare il fondo. Le avvisaglie sono addirittura peggiori dell’opzione "replica annata S.S. Lazio 2007/08", previsione effettuata da molti di noi in tempi non sospetti. Ma sarebbe solo una logica conclusione di una gestione fatta solo di menzogne, malafede e incapacità.
Dirigenza e tecnico sono forse all’altezza di una squadra aziendale composta da paciosi impiegati cinquantenni. E sottolineamo forse.
Partiamo da un dato: la Juve è potenzialmente in zona retrocessione e il derby di domenica potrebbe rivestirsi di significati che vanno al di la della supremazia cittadina per un giorno. Come ce lo spiegheranno i signor: "ALLA JUVE SONO TUTTI UNITI"? Solo una dirigenza di sciagurati e di inetti potrebbe amministrare la più grande società italiana di calcio in questo modo. Solo un folle, o uno come mister Tinkerman, poteva in questo momento rivendicare il ruolo da protagonista di questa serata. Forse per riaffermare la propria leadership, sostituisce Del Piero prima del tracollo, con tutto quello che ne consegue. Allora forse è giusto che sia cacciato.
Del Piero fino a quel momento aveva vivacchiato nella media, ma dal punto di vista del signor Ranieri il suo cambio con De Ceglie illustrava chissà quali scenari. Nei nostri, e in generale in quelli di chi commentava la partita da diverse prospettive, pareva un avvicendamento inspiegabile. Come sembra inspiegabile che nel dopo partita Ranieri vada in tv a dire che non è crisi, che è solo un periodo che non gira bene e che stanno studiando il perché di tanti infortuni muscolari (otto, un record) ma esclude che si possa trattare di un caso.
Il signore che quest’estate decise per la preparazione senza grossi carichi perché "tanto ormai non la fa più nessuno" si chiede perché quest’anno, rispetto al quello scorso, gli infortuni siano moltiplicati. Da rimanere allibiti. Da non credere alle proprie orecchie. Cioè, questo ignora che l’anno scorso poteva allenare tranquillamente senza gare infrasettimanali e quest’anno gli tocca giocare in Europa? La magica Europa che nelle bellicose intenzioni dirigenziali dovrebbe tremare solo al sentire il nome dell’Armata New Holland?
Ma gli esercizi di equilibrismo del nostro trapezista senza rete non sono mica finiti, e infatti continuano quando si torna sulla sostituzione del suo numero 10. Leggete: nel giro di due minuti, prima accenna al "pensiero di averlo fresco per la gara di martedì" e, subito dopo, dichiara che "si affrontano le gare una per volta, e la gara più importante per noi era questa".
Un vero fenomeno, uomo dalle scelte sbagliate per eccellenza, a partire da quella cardine relativa al mercato estivo, tra Xabi Alonso e Poulsen: "Non ho avuto dubbi", dichiarò il tecnico romano. Scelse un giocatore sul quale non corriamo più il rischio di passare per prevenuti: è proprio cosa brutta, l’emblema della gestione Ranieri. E non è il cross per la rete dell’effimero vantaggio a mutare un giudizio ormai ampiamente negativo. Forse euforico per la "prodezza" di quel cross per l’eremita Amauri (senza i gol del quale saremmo in zona-Cagliari) si dimentica di seguire Hamsik, che pareggia incredulo per l’inatteso regalo, sotto i suoi occhi. Ma già in precedenza Poulsen aveva "deliziato" i palati degli spettatori, unendo alla consueta e imbarazzante timidezza (sempre più stucchevole, data la fama che il danese si è conquistato in carriera) la totale inefficienza in quel fondamentale che consentiva ai suoi più strenui sostenitori di prenderne comunque le difese, a dispetto di uno stridente rumore di specchi grattati, cioè una (molto) presunta intelligenza tattica.
La perla a metà primo tempo, con il buon Christian autore di due falli idioti a metà campo nel giro di pochi minuti con l’arbitro lesto ad avvisarlo dopo il primo intervento, e a maggior ragione col Saccani di questa sera mostrarsi prudenti sarebbe stato il minimo.
Sugli altri, c’è poco da dire: vedere Lavezzi, che, mettiamo le cose in chiaro, è poco più di un discreto giocatore, fare a fette ripetutamente la nostra retroguardia mette una tristezza infinita. Ma forse, leggendo la formazione certe angosce lasciano spazio ad una rassegnata serenità.
I nomi di Molinaro, Manninger, il citato danese, Knezevic (capolavoro puro l’assist per l’argentino sul 2-1), e mediocri mestieranti quali Grygera e Salihamidzic ci si mette il cuore in pace al pensiero che le uniche sterili folate di orgoglio arrivano dal carattere di due vecchi leoni imprecisi e ormai al crepuscolo, Nedved e Del Piero, e dal giovane Marchisio, che corre anche per il vichingo e lucido non può essere. Ma dobbiamo riconoscerlo, diventa altrettanto stucchevole da parte nostra dare la colpa ai calciatori anche stasera.
La colpa è di chi ce li ha messi. Rileggete i nomi, la risposta sta solo li.
Vi prego, tifosi di questa squadra che della Juventus conserva forse solo la Maglia; fatelo. Voi che ancora concedete fiducia e vi fate abbindolare da questi inadeguati soggetti che popolano le stanze di Corso Galileo Ferraris e Corso Matteotti. Gente che con la storia della Juventus non c’entra nulla e manco la conosce, a giudicare da come la offendono quasi quotidianamente. Gente che compra mezze figure definendole "l’acquisto più sudato di questi due anni" (Secco, a proposito della trattativa Knezevic), e stasera ha la soddisfazione di vedere questo giocatore decidere la partita. A favore degli avversari.
Da parte nostra, aspettiamo solo di sentire l’ennesima sciocchezza provenire dalle alte sfere, anche se nel dopogara, oltre all’allenatore inadeguato che deve andare ai microfoni per contratto, dei cari dirigenti nemmeno l’ombra. Che coraggio, vero? Davanti alle telecamere ci è andato il buon Chiellini, l’unico a metterci la faccia, quasi tenero nel dire che "ora ci aspetta una gara importante, forse addirittura proibitiva".
Questo è quello che pensa lo spogliatoio, signori.
Una risposta chiara e sincera, che suggerisce una domanda agli irriducibili del sostegno al Nuovo Corso: QUANDO APRITE GLI OCCHI?

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