..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 18 ottobre 2008

IL SUCCO DELLA CRISI


IL RASOIO DI OCCAM
Il succo di questa crisi finanziaria è legato alle condizioni di liquidità
di Giorgio Arfaras
La caduta violenta dei mercati delle azioni è stata commentata in vari modi. Il tono apocalittico è il tratto comune di molti commenti. In effetti, questa caduta fa impressione, uno può pensare che dopo un crollo di tal entità, l’economia reale possa fermarsi. Urge quindi chiedersi attraverso quali canali la borsa influenzi l’economia reale. Attraverso il finanziamento degli investimenti. La società quotata in borsa X vara un aumento del capitale per costruire nuovi impianti, e quindi offre le proprie azioni. Gli aumenti di capitale si vedono poco nei momenti di massima sfiducia, e molto in quelli di massima fiducia. Prima della Grande Guerra (sic) gli investimenti fatti attraverso l’offerta d’azioni in borsa erano cospicui. Poi sono diventati modesti, poi ancora quasi nulla, fino agli anni Ottanta. Gli investimenti reali, se non sono finanziati dalla borsa, sono finanziati dal reddito delle imprese, utili e ammortamenti, e dalle banche. Una crisi di borsa quindi non impedisce il finanziamento degli investimenti. Se questi non sono fatti è perché non vi sono nuove tecnologie da sfruttare, oppure perché la domanda di beni e servizi non sale fino a richiedere nuovi impianti.
Attraverso l’effetto ricchezza. Se possiedo un portafoglio X d’azioni che ho pagato cento mila euro che poi sale fino a duecento mila euro, per poi tornare a 100 mila euro, mi sento prima ricco e poi meno ricco. Uno potrebbe arguire che quando si trova a duecento mila euro io possa spendere di più, andando in vacanza in Papuasia, con la maggior spesa finanziata dai minori risparmi oppure dalla vendita d’azioni. Ed arguire che, quando la mia ricchezza torna a 100 mila euro, io rinunci al viaggio in Papuasia, e forse anche a quello a Sestri Ponente. Questi effetti, dal livello di prezzi di borsa al consumo, esistono, ma sono modesti. Diverso è il caso del peso della borsa sulle pensioni. Negli Stati Uniti, dove una parte non minore del sistema pensionistico ruota intorno alla borsa, essa è importante. Infatti, se ho accumulato la mia pensione sotto forma d’azioni e queste passano da 200 mila a 100 mila euro, allora o accetto una pensione dimezzata, o continuo a lavorare. In Europa, dove il sistema pensionistico è a ripartizione e non accumulazione, l’effetto negativo di una borsa in caduta sulle pensioni è molto modesto. La borsa quindi ha, nell’Europa Continentale, un’influenza modesta sull’economia reale. Notevolmente maggiore è l’influenza delle condizioni di credito alle imprese, delle condizioni d’erogazione del mutuo ipotecario alle famiglie. Il fatto che la borsa colpisca la fantasia con le sue escursioni non è una ragione per pensare che, se cade, cade il mondo, mentre il buon funzionamento del sistema bancario è cruciale.
Uno potrebbe rinunciare a pensare che la borsa abbia, almeno in Europa, influenza sull’economia reale, e continuare a pensare che essa sia un’ottima guida alle previsioni. Il movimento al ribasso, di cui si parla oggi, parte nel 2006, quando iniziano a flettere i prezzi degli immobili. La borsa non ha anticipato la fine del ciclo in ascesa dell’economia reale, (partito verso alla fine del 2002) a cominciare dal 2006, ma molto dopo. La borsa ha, infatti, raggiunto il proprio massimo verso la fine del 2007. Conclusione: la borsa non ha molta importanza in Europa e prevede male ovunque. Allora perché tutti a commentare? La borsa si presta ad essere narrata, con tutti i suoi personaggi maggiori e minori, molto più del tasso interbancario, che è oscuro e noioso. Una caduta della borsa di quest’entità si è avuta negli Stati Uniti nel 1929, nel 1973, nel 2002 ed oggi. Quindi è un fatto raro. La differenza fra il tasso che le banche richiedono per prestarsi il denaro ed il titolo di Stato, che è l’alternativa d’impiego senza rischio della liquidità in eccesso, è oggi negli Stati Uniti pari al 4%, contro una media storica del 0,5%, otto volte maggiore quindi, un fatto non raro ma straordinario. Uno non riesce a discettare sulla caduta degli dei, sulla sofferenza del povero risparmiatore, quando parla del tasso interbancario. E giù a parlare di borsa. In questa crisi sono da seguire le vicende bancarie legate alle condizioni di liquidità, ossia i tassi interbancari, e le vicende legate alle troppe obbligazioni emesse a fronte dei mutui ipotecari erogati, le obbligazioni dette Cdo, che spesso erano assicurate, ed allora erano dette Cds. A fronte dell’assicurazione si facevano dei modesti accantonamenti. Qui sta il succo della crisi, che è seria, e che può influenzare negativamente l’economia reale.

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