Non c'è stata alcuna "campagna diffamatoria" ordita dal Gruppo Editoriale L'Espresso ai danni della Telecom e dell'allora suo presidente Marco Tronchetti Provera.
La I sezione del Tribunale Civile di Roma ha assolto l'amministratore delegato del Gruppo editoriale, nonché i direttori de 'la Repubblica' e de 'L'espresso', nella causa intentata da Telecom che si era ritenuta danneggiata dagli articoli apparsi sulle due testate e riguardanti la vicenda delle informazioni riservate raccolte dalla Security Telecom, di cui era responsabile Giuliano Tavaroli, e delle molteplici attività illegali svolte da uomini della Pirelli-Telecom e da agenzie investigative private a disposizione dello stesso Tavaroli.
In questo spazio ne avevamo parlato prendendo in esame un articolo apparso sul Corriere della Sera a firma di Piero Ostellino.
In quell’occasione era interessato il senatore Luigi Grillo reo nell’estate del 2005, secondo Marco Tronchetti Provera, di aver rilasciato delle dichiarazioni dal contenuto lesivo e difforme dalla realtà con un reiterato approfondimento sulla tematica: «Ho appreso dalla stampa che esiste a Milano un centro che si avvale di un'apparecchiatura per le intercettazioni messe a punto da Telecom Italia».
E nonostante l’attribuzione della fonte alla stampa Marco Tronchetti Provera querelò il politico, salvo successivamente vedere tale provvedimento archiviato dalla richiesta del Procuratore della Repubblica Fabio Napoleone al giudice per le indagini preliminari.
Tornando all’attualità il giudice della I sezione del Tribunale Civile di Roma ha stabilito che gli articoli sull'inchiesta "contengono notizie rispondenti nella sostanza al vero e conformi allo stato delle indagini in corso al momento della diffusione delle notizie". Inoltre il Tribunale specifica che per quel che riguarda commenti, ipotesi e opinioni degli editorialisti, si tratta di "legittimo esercizio del diritto di cronaca".
E per il Luigi Cadorna dei tempi moderni un’ennesima sconfitta su tutto il fronte e per Telecom la condanna a pagare 5.200 euro di spese processuali. Poca cosa per una società che si permetteva di stanziare decine di milioni per le attività spesso fuorilegge della sua Security.
Nell’allora motivazione di archiviazione si stabilì che, nonostante la mancanza di accertamenti giudiziari, la dichiarazione del senatore, attraverso la distribuzione capillare e reiterata dei media, ha generato nell’opinione pubblica il convincimento della sua veridicità al punto da coinvolgere in simile “suggestione collettiva” anche molti settori delle istituzioni.
Nel sopraccitato articolo, Ostellino fece notare come, la disposizione di archiviazione del procedimento, chiesta dal Procuratore Napoleone al giudice per le indagini preliminari, rischiava di creare un precedente, secondo il quale si sarebbe registrato il principio che, “se la diffondono tutti” non è il fatto che crea la notizia, ma è la notizia che crea il fatto, anche se il fatto di cui si parla non è vero, accreditando, di fatto, una suggestione al posto dei fatti.
Ma tant’è che tra un procedimento di archiviazione e un’assoluzione si stanno pian piano dissolvendo le nuvole della suggestione collettiva.
La I sezione del Tribunale Civile di Roma ha assolto l'amministratore delegato del Gruppo editoriale, nonché i direttori de 'la Repubblica' e de 'L'espresso', nella causa intentata da Telecom che si era ritenuta danneggiata dagli articoli apparsi sulle due testate e riguardanti la vicenda delle informazioni riservate raccolte dalla Security Telecom, di cui era responsabile Giuliano Tavaroli, e delle molteplici attività illegali svolte da uomini della Pirelli-Telecom e da agenzie investigative private a disposizione dello stesso Tavaroli.
In questo spazio ne avevamo parlato prendendo in esame un articolo apparso sul Corriere della Sera a firma di Piero Ostellino.
In quell’occasione era interessato il senatore Luigi Grillo reo nell’estate del 2005, secondo Marco Tronchetti Provera, di aver rilasciato delle dichiarazioni dal contenuto lesivo e difforme dalla realtà con un reiterato approfondimento sulla tematica: «Ho appreso dalla stampa che esiste a Milano un centro che si avvale di un'apparecchiatura per le intercettazioni messe a punto da Telecom Italia».
E nonostante l’attribuzione della fonte alla stampa Marco Tronchetti Provera querelò il politico, salvo successivamente vedere tale provvedimento archiviato dalla richiesta del Procuratore della Repubblica Fabio Napoleone al giudice per le indagini preliminari.
Tornando all’attualità il giudice della I sezione del Tribunale Civile di Roma ha stabilito che gli articoli sull'inchiesta "contengono notizie rispondenti nella sostanza al vero e conformi allo stato delle indagini in corso al momento della diffusione delle notizie". Inoltre il Tribunale specifica che per quel che riguarda commenti, ipotesi e opinioni degli editorialisti, si tratta di "legittimo esercizio del diritto di cronaca".
E per il Luigi Cadorna dei tempi moderni un’ennesima sconfitta su tutto il fronte e per Telecom la condanna a pagare 5.200 euro di spese processuali. Poca cosa per una società che si permetteva di stanziare decine di milioni per le attività spesso fuorilegge della sua Security.
Nell’allora motivazione di archiviazione si stabilì che, nonostante la mancanza di accertamenti giudiziari, la dichiarazione del senatore, attraverso la distribuzione capillare e reiterata dei media, ha generato nell’opinione pubblica il convincimento della sua veridicità al punto da coinvolgere in simile “suggestione collettiva” anche molti settori delle istituzioni.
Nel sopraccitato articolo, Ostellino fece notare come, la disposizione di archiviazione del procedimento, chiesta dal Procuratore Napoleone al giudice per le indagini preliminari, rischiava di creare un precedente, secondo il quale si sarebbe registrato il principio che, “se la diffondono tutti” non è il fatto che crea la notizia, ma è la notizia che crea il fatto, anche se il fatto di cui si parla non è vero, accreditando, di fatto, una suggestione al posto dei fatti.
Ma tant’è che tra un procedimento di archiviazione e un’assoluzione si stanno pian piano dissolvendo le nuvole della suggestione collettiva.
Un ulteriore piccolo passo che probabilmente non porterà mai al processo gli imputati, ma, di fatto, l’ennesima conferma che coloro a cui fu aspirato tutto: e-mail, documenti, persino fotografie, non avranno bisogno di uno psichiatra.
di Cirdan
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