..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

martedì 4 novembre 2008

TRASPARENZE


Siamo convinti che nel guardare un corpo femminile la trasparenza sia l'effetto più stuzzicante, capace di accendere la fantasia e di offrire all'occhio la provocante sensualità di quelle curve, cassando di fatto vestiti tediosi, indubbiamente utili ma incapaci di svelare la vera essenza della bellezza.
Abbiamo pubblicato in questo spazio innumerevoli discorsi e opinioni sulla scuola, traendo che molti hanno fatto confusione tra il decreto Gelmini e la legge 133, occupando atenei e presidiando le piazze senza avere ben chiaro cosa stesse facendo il ministero dell'Istruzione. Un innegabile mancanza di comunicazione servita come un assist nelle repliche dell'opposizione che, in un perido storico di assoluto silenzio politico ha ritrovato la parola.
Ma oggi non siamo qui per riportare le "furbizie" della sinistra, capace di far girare a proprio favore quel vento di malessere comune, terrorizzando l'opinione pubblica davanti a prospettive apocalittiche e strumentalizzando una riforma che mai c'è stata, ma per cercare di capire la mancanza di trasparenza da parte dell'esecutivo.
Se il testo fosse conosciuto per quel che c’è scritto, sarebbero ingiustificati tanto i festeggiamenti quanto i lutti, ma se questo è avvenuto rischiando di provocare un post-sessantotto allora qualcosa non ha funzionato, sia comunicativamente che progettualmente.
Negli atenei si è fatto un gran baccano sui tagli all'università ma la maggioranza ha detto che nel decreto Gelmini non ci sono, così come non ci sono i corsi di riorganizzazione e quant'altro inerente le scuole superiori creando confusione in chi non ha voluto leggere, facendo di tutta un'erba un fascio.
E' vero che nel decreto Gelmini tutto questo non c'è, ma è altrettanto vero che la strategia di proporre al Paese una riformina basata sul maestro unico e il grembiulino, dopo che nella calcolatrice tremontiana il segno meno riguardava anche l'Istruzione, ha portato molti a domandarsi ragionevolmete che futuro avesse la scuola e affini.
Premettiamo una cosa: i tagli ci drovanno essere se toccheranno gli sprechi, per abrogare corsi inutili e deleteri buchi di bilancio, ma si doveva fare un decreto vero.
Creare un progetto che riformi una volta e per sempre la placenta prima di dare alla luce la nuova classe dirigente, la nuova classe imprenditoriale e la nuova classe operaia, un progetto che metta nelle condizioni chiunque di esprimere il proprio potenziale, dando finalmente fuoco alla miccia della meritocrazia, consentendo servizi di qualità a costi più bassi.
Tutto questo è possibile, e crediamo che vada fatto per il bene del Paese, ma va fatto, in tempi brevi e rendendo complice il pensiero degli italiani.
Le colpe come in ogni famiglia vanno equamente divise: da una parte qualcuno ha voluto cavalcare l'unica onda che come un miracolo a cielo aperto gli si è presentata davanti, per trovare un motivo a quella finta protesta che è andata in scena al Circo Massimo, dall'altra parte si sono nascosti dietro un grembiulino, dimenticando di dire agli italiani cosa si voleva in realtà fare e cosa invece non si è fatto, fallendo in comunicazione e strategia.
La scuola d’oggi non è diversa da quella di ieri, ma c'è ancora la possibiltà che possa essere diversa quella di domani, lasciando trasparire un progetto organico che accenda le fantasie degli italiani, sopprimendo per sempre quel brodo di cultura datato e dilettante incapace di migliorare la vera essenza della vita: il lavoro.
di Cirdan

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