da LiberoMercato del 19 dicembre
Altro che “suggerimenti”. Bruxelles deve concedere un via libera ufficiale, senza il quale l’intesa con l’Agcom e la separazione light della rete Telecom resterà lettera morta. A sentire Corrado Calabrò lo stop arrivato dalla Commissione la scorsa settimana era soltanto un equivoco subito chiarito. L’authority, aveva spiegato il presidente presentando in pompa magna gli impegni dell’ex monopolista per garantire l’accesso alla rete fissa, non ha alcun obbligo di notifica verso la Commissione Ue, trattandosi di un codice di autodisciplina e non di un procedimento con obblighi a carico dell’operatore.
Così, con un po’ di sufficienza, Calabrò si era limitato a comunicare in via amichevole (sembra addirittura con una e-mail) l’esito dell’accordo, concedendo un pugno di giorni a Bruxelles per inviare eventuali suggerimenti, come si trattasse di un ufficio di consulenza. Tutt’altra la posizione del Commissario Ue alle Tlc Viviane Reding, che ieri ha preso di nuovo carta e penna per chiarire i termini della questione e chiedere all’Agcom la trasmissione urgente di una «notifica formale» della decisione su Telecom. In caso contrario, l’accordo «rischierà di essere attaccabile sotto il profilo giuridico». Non è escluso che sotto la reiterata attenzione della Commissione Ue ci sia lo zampino di qualche operatore, magari di livello europeo, che ha prospettato la possibilità di paralizzare tutto a colpi di ricorsi.
Questo non cambia, però, la sostanza dellaquestione. Stando a fonti comunitarie, le Reding avrebbe chiaramente indicato nella missiva che la misura italiana è "di tipo regolamentare e dunque se non sarà notificata formalmente in modo completo alla Commissione europea e a tutti i regolatori dei Paesi membri, non sarà legale".
Nella lettera si fa specifico riferimento all'articolo 7 della direttiva quadro, in base alla quale si ritiene necessaria "una completa valutazione della portata della natura delle misure prese in linea con la trasparenza comunitaria e le procedure disattese". Questo perchè gli impegni così come sono stati accettati dall'Agcom "costituiscono una modifica significativa dei rimedi già esistenti o nuovi obblighi che vanno chiaramente al di là della semplice funzione di migliorare la competitività".
Insomma c'è poco da discutere. C'è forse da prendere atto che la nuova rete, bocciata in Italia da tutti gli operatori alternativi, non potrà affatto partire entro il primo gennaio. Dal momento della notifica formale Bruxelles e le Authority nazionali competenti hanno 30 giorni di tempo per esprimere la loro valutazione, "in questo periodo la misura italiana non può essere applicata".
Per questo la Reding chiede anche di confermare, insieme alla notifica obbligatoria e urgente, "che la data di entrata in vigore è stata posticipata in modo da rispettare le procedure".
La valutazione di Bruxelles potrebbe ora aprire due strade. In base alla prima, e meno problematica, opzione la Commissione potrebbe considerare la misura per la separazione funzionale della rete Telecom come un rimedio "normale e dunque inviare ad Agcom una lettera di commenti con l'eventuale richiesta di piccole modifiche". Se così fosse la misura potrebbe entrare in vigore a febbraio. Ma Bruxelles potrebbe giudicare l'accordo come "un rimedio eccezionale". In questo caso è possibile che l'approvazione della misura spetti alla Commissione europea. Il che significa, chiaramente, riaprire la partita.
Per Telecom non resta che consolarsi con la Borsa. Il titolo ieri ha chiuso in rialzo del 4,8% a 1,12 euro sulla valutazione positiva di Jp Morgan dell'aumento del canone di unbundling, che "rende gli obiettivi di margine operativo lordo per il 2009 più realistici".
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