La vicenda del governatore dell’Illinois, Rod R.Blagojevich, sta tenendo banco negli Stati Uniti dopo la versione esposta dal procuratore federale Fitzgerald, il quale sostiene che Blagojevich - accusato di vendere al miglior offerente il seggio di senatore lasciato libero dal presidente eletto Barack Obama - sia andato oltre la trattativa politica, oltrepassando quella linea di demarcazione che sfocerebbe inevitabilmente nell'azione criminale.
Attualmente non esistono prove che confermino inoppugnabilmente il fatto che il governatore abbia realmente ricevuto denaro: oltretutto l’assegnazione del seggio non è stata ancora decisa. Ma partiamo da un punto fondamentale della questione.
In America chi fa politica, sia nell'avanzare una nomina sia nel prendere una determinata posizione sulle leggi ha in cambio contributi economici. Nella "normalità" dei casi i legislatori votano a favore di stanziamenti suggeriti e sostenuti dai loro donatori.
Ora, se negli ultimi anni i procuratori hanno sollevato un numero elevato di casi di corruzione, lo hanno potuto fare utilizzando delle leggi che differenziano la trattativa politica dal reato di privare la società di un servizio. Il problema nasce nel momento in cui gli eventuali casi di reato si configurano secondo ordinamenti che definiscono criminale il solo aver tentato di ottenere qualcosa in cambio di un’azione ufficiale dovuta, ma non definiscono con esattezza quale condotta potrebbe essere stata illegale.
Nel caso sopraccitato, sarebbe legale per il governatore accettare un contributo alla campagna da parte di chi riceva la nomina al seggio in Senato, il Governo dal canto suo ha dichiarato che le intercettazioni mostrano che Blagojevich ha riferito ai propri assistenti di voler offrire il seggio in cambio di contributi e di favori personali.
E qui entriamo nello specifico. Nelle intercettazioni citate nel procedimento non è chiaro se Blagojevich abbia realmente concordato delle azioni per ottenere qualcosa in cambio del seggio, ma altresì si evince che abbia discusso per precisare la natura e i dettagli dello scambio fra i contributi ed i suoi comportamenti. Ma solo discusso.
Michael D. Monico, un ex procuratore federale, sostiene che "il caso è complicato per una serie di ragioni: non per ultima la natura troppo vaga delle accuse e le difficoltà che nascono chiaramente ogni volta che si parla di una persona che sta esercitando un suo diritto, tutelato dal Primo Emendamento, di promuovere un particolare politico".
Monico ha precisato: "Pensare semplicemente a qualcosa non costituisce reato".
Nel nostro Paese abbiamo avuto modo di assistere, negli ultimi anni, a casi simili. La millanteria dei personaggi che sono stati oggetto di intercettazioni ha creato nell'opinione pubblica durissimi giudizi preventivi. Ora bisognerebbe chiederci quanto sia da imputare un semplice modo di parlare, il più delle volte goliardico e pieno di discorsi grossolani, piuttosto che alle azioni che sono state realmente compiute.
Da garantisti quello che possiamo evincere e che il limitarsi a parlare di qualcosa non costituisce reato - fatto naturalmente salvo il caso di azioni terroristische e/o di stampo mafioso - ma è necessario, per giungere a compiere un crimine, che l'azione si compia.
Un noto slogan di una compagnia telefonica citava che una telefonata allungava la vita, ma la realtà di questi ultimi anni fa intendere che una telefonata, spesso, la vita l'ha resa impossibile e, in qualche caso, l'ha spezzata.
di Cirdan
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