..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

venerdì 9 gennaio 2009

IL MAL FRANCESE DI SARKOZY

Nicolas Sarkozy è riuscito a collezionare una tale serie di insuccessi negli ultimi giorni, che persino lo sheikh Nasrallah, leader di Hezbollah libanese, si è preso la libertà di prenderlo pubblicamente in giro: “L'Europa –rappresentata appunto da Sarkozy- non ha alcun peso, chiede a Israele una tregua umanitaria ma non è ascoltata, propone un'iniziativa politica e anche qui nessuno l'ascolta”. Nasrallah entrando nel merito della proposta di Sarkozy che a Damasco ha invitato la Siria a esercitare la propria influenza su Hamas ha poi detto che “i leader della resistenza nella Striscia di Gaza sono padroni del loro destino”. Frase che coglie in pieno l’incredibile leggerezza –oltre i limiti dell’incoscienza- dell’intera strategia di politica estera mediterranea di Sarkozy. Il presidente francese infatti non si è minimamente fermato davanti all’ennesima distruzione ad opera della Francia dell’unita politica del’Europa, rappresentata dalla sua mediazione in Medio oriente, in aperta, formale, visiva concorrenza con quella della presidenza ceca dell’Ue, per inseguire la solita chimera gollista. Chimera che è rappresentata dal “cadeau” di rispettabilità che lui stesso ha gentilmente concesso al dittatore siriano Beshar al Assad. Avendolo infatti invitati con tutti gli onori alla sfilata del 14 luglio a Parigi, avendogli fatto enormi aperture di credito e tolto dalla situazione di reietto in cui si era cacciato per le sue evidenti responsabilità politiche (ma forse anche criminali) nell’assassinio di Rafik Hariri, Sarkozy ha ora chiesto a Assad di fare pressioni su Hamas perche accetti la tregua a cui a legato tutto il suo prestigio. Naturalmente Assad, che non ha cambiato di un millimetro la sua politica criminale nell’area e che sinora ha incassato senza contrappeso tutte le aperture di credito di Sarkozy, si è impegnato in questo senso. Ecco allora che la grancassa sarkozyana continua, che la spola nelle capitali arabe si fa frenetica, che tutti i leader –per evidenti motivi di opportunità- sono costretti a verificare la “proposta Sarkozy”, salvo verificare che è il solito bluff francese, la solita, ennesima fregatura neogollista.
Il punto di ricaduta di una tregua a Gaza è infatti molto semplice: Hamas deve cessare il lancio dei razzi e fornire a Israele garanzie concrete –forse anche un intervento internazionale- che non ne lancerà più. Qualsiasi accordo generico o pasticciato, qualsiasi dichiarazione d’intenti che sia sotto queste garanzie materiali, concrete, è inaccettabile per Israele perché segnerebbe la sua ingloriosa, buffonesca, sconfitta. Ma chiedere ad Hamas di impegnarsi a non tirare più razzi e a accettare di fornire garanzie, significa, né più, né meno, chiedere ad Hamas di perdere rovinosamente la faccia, di sottoscrivere la sua infamante sconfitta.Tutto questo, si badi bene, poteva essere fatto se solo un Sarkozy assolutamente privo di cultura di politica estera, avesse fatto la spola che fa oggi, esattamente due mesi fa, quando la tregua siglata tra Israele e Hamas iniziò a entrare in crisi. Ma allora Sarkozy, allegramente se ne infischiò, non se ne occupò e ora tenta di recuperare col solito stile gollista: l’arroganza che si è sempre accompagnata all’inconcludenza, triste primato di un sessantennio ormai di gollismo nel Mediterraneo.

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