... il fallimento totale dell'Europa
L’assoluta irrilevanza politica dell’ Europa, si misura in pieno in queste ore drammatiche, con un di più: tutti i protagonisti mediorientali, sono costretti a sottoporsi al grottesco obbligo di incontrare due delegazioni europee, che chiedono le stesse cose e che con ugual fervore e cortesia sono invitate a tornarsene a casa al più presto perché le loro proposte non sono “viables”, come si diceva un tempo nelle cancellerie. Sia la delegazione ufficiale dell’Ue capeggiata dal ceco Karol Schwarzenberg, che quella stile “second life” che un irruento e inconcludente Nicolas Sarkozy si è inventato per far capire al resto d’Europa che chi conta è solo la Francia, si presentano con una richiesta così fuori dalla dinamica dei fatti, che in altro contesto sarebbe tragicomica: una tregua. Il problema è che le due delegazioni europee fanno finta ignorare che si è arrivati alla guerra proprio e solo perché la tregua è stata dichiarata unilateralmente fallita da Hamas ben 21 giorni fa, che tutti i tentativi israeliani ed egiziani di riproporla sono durati per due settimane, dal 15 al 28 dicembre, che e che l’Ue e Sarkozy per primo, si sono assolutamente disinteressati di quel passaggio cruciale. Per questo intervento così “fuori tempo”. Sarkoszy è stato gentilmente pregato di occuparsi d’altro da Tipzi Livni durante i loro colloqui parigini e la stessa sorte è toccata alla delegazione Ue a guida ceca. Ma in realtà, né Sarkozy, né i dirigenti Ue sono realmente interessati all’ottenimento effettivo della tregua –lo fossero, avrebbero anticipato questi loro viaggi e appelli al 15 dicembre scorso- perché quel che loro preme è il consenso interno delle loro opinioni pubbliche nazionali e il gioco degli schieramenti sulla scacchiera internazionale. La riprova di questo giudizio impietoso su un’Europa ormai oltre l’agonia politica, è proprio nella storia delle “tregue” di Gaza degli ultimi due anni, storia da cui l’Europa si è ben tenuta alla larga, dopo avere effettuato un primo, disastroso intervento. La prima tregua tra Hamas, l’Olp e Israele, venne siglata appunto con un forte intervento dell’Ue che –col pieno appoggio di Condoleeza Rice- impedì a Ariel Sharon di escludere Hamas dalle elezioni politiche del 26 gennaio 2006. Errore mortale, perché Hamas non riconosceva il processo negoziale di Oslo che aveva portato alla nascita dell’Anp, era contraria a riconoscere l’esistenza di Israele e ha uno Statuto di marca teocratico-nazista-antisemita che nega ogni istanza democratica. Quella tregua mal nata bloccò comunque solo per pochi mesi la guerra civile strisciante tra le fazioni palestinesi, iniziata dopo la morte di Arafat (Abu Mazen scampò per un soffio ad un attentato quando si recò per la prima volta a Gaza), soprattutto dopo che Gaza fu abbandonata, nell’estate del 2005, da Israele. Nell’autunno del 2006, dopo che il rapimento del caporale Shalit ad opera di Hamas aveva reso incandescenti i rapporti con Israele, i morti nelle nuove stragi interpalestinesi furono circa 500. Allora la Lega Araba e l’Arabia Saudita, giocarono tutto il loro peso per ottenere una tregua. Tregua si badi bene, nei macelli tra palestinesi, non con Israele. Tregua che venne siglata l’8 febbario 2007 a Ryad e subito definita storica, ma che durò per pochi mesi. Nel giugno del 2007 Hamas effettuò infatti quel che Abu Mazen definì un “golpe”, e uccise quasi tutta la dirigenza di al Fatah a Gaza (col pieno appoggio dell’Iran di Ahmadinejad). Da allora, iniziarono i contatti intensissimi tra Omar Suleiman, capo dei Servizi del Cairo, sia tra Hamas e Israele, che tra Hamas e al Fatah, due percorsi interdipendenti, essendo ormai Abu Mazen considerato pienamente affidabile da Gerusalemme che lo arma e lo finanzia. La tregua tra Hamas e Israele (5.000 erano stati i razzi tirati da Gaza su Sderot e Ashkelon dal 2005), fu siglata il 19 giugno 2008. Quella tra Hamas e al Fatah era pronta per la firma il 20 novembre in Quatar. Ma, il 20 novembre, Hamas denunciò ogni ipotesi di accordo con Abu Mazen, e poi con Israele. Da allora, Ehud Barak ha tentato con ogni mezzo di ritessere grazie a Omar Suleiman, il filo di una tregua, nel totale disinteresse europeo- ma il 28 dicembre ha dovuto prendere atto della sua impraticabilità. Nella logica jihadista di Hamas, infatti la tregua –hudna- non è preludio all’accordo di pace, ma solo un interludio per acquistare forze e armi e sferrare l’attacco definitivo, come fece Maometto con i meccani nel 630 Dc. ad Hallabija, Come fa da anni Hamas a Gaza.
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