Avanti un altro! Il partito dei Pm che conducono inchieste che li fanno diventare parlamentari si infoltisce con la scelta di Luigi De Magistris di candidarsi alle europee nelle liste di Di Pietro, suo leader naturale, peraltro, per biografia e grettezza politica. La scelta, in questo caso, è sconvolgente, e non solo perché conferma che in Italia il cursus honorum dei pubblici ministeri ha uno sbocco naturale –in realtà palesemente distorto- nel Parlamento nei partiti della sinistra (al momento sono una decina, tra i quali Di Pietro, D’Ambrosio, Tenaglia, Casson e Ferranti), ma perché questa candidatura è –come si direbbe a Oxford- un calcio nei denti al Pd di Franceschini, tuttora e inspiegabilmente alleato dell’Italia dei Valori. De Magistris, con la sua inchiesta “Why not?” va ricordato, non ha solo provocato una guerra tra le procure di Catanzaro e Salerno che è sfociata in incredibili perquisizioni notturne incrociate nelle case dei magistrati delle due procure, obbligando il Csm a duri interventi. De Magistris ha fatto meglio e di più: ha dato un contributo non secondario nella caduta del governo Prodi. L’ipotesi accusatoria della sua inchiesta, infatti lo ha portato a indagare su Romano Prodi, il suo Guardasigilli Clemente Mastella, il deputato del Pd –stretto collaboratore di Prodi- Sandro Gozi, Agazio Loiero, presidente della Calabria del Pd, oltre a Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc. Inutile dire che nelle pagine della sua inchiesta si trovano molta fantasia, moltissimi teoremi, infiniti aggettivi e poco altro. Il fatto è che la destabilizzazione di Prodi e il percorso che portò Mastella a rifiutargli la fiducia in Parlamento, iniziò proprio quando il Guardasigilli dovette esercitare i suoi legittimi diritti di difesa da un inchiesta irrispettosa di tutto, anche della forma. Veltroni, però, col pieno assenso di Franceschini ha poi scelto Di Pietro come unico e solo alleato in Parlamento e ora – con la candidatura di De Magistris nell’Idv- si ritrova ripagato con un ennesimo sberleffo. Candidare De Magistris definisce infatti un sillogismo implacabile: la sua inchiesta su Prodi, Gozi, Loiero, era più che legittima ed è stata impedita con l’artificio. Il corto circuito interno all’opposizione diventa così incandescente e non tarderà a provocare ulteriori faville. Detto questo ...continua
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