“Geithner sta iniziando a diventare il Rumsfeld di Obama”. Lo scrive Markos “Kos” Moulitsas, il più potente e spietato dei blogger della sinistra americana.
Hanno vinto le idee degli zombie – sentenzia il von Hayek dei neokeynesiani, parlando del piano di salvataggio delle banche che da lì a qualche ora sarebbe stato salutato con il rialzo di Wall Street e di tutte le borse mondiali – e l’insistenza con cui si insiste a presentare lo stesso piano, soltanto con qualche cambiamento estetico, è fastidiosa di per sé. Non si accorge, il Tesoro, che tutte queste proposte sono identiche? O se ne accorgono, ma sperano che nessuno se ne accorga? Sono stupidi, o credono che gli stupidi siamo noi?”. Sulle colonne del New York Times, ci pensa un Paul Krugman fresco di Nobel a gettare benzina sul fuoco.
Thomas Friedman mette addirittura in dubbio il dogma principale della fede obamiana: la sua “leadership ispirata”, accusando il presidente di aver tradito la sua mission populista nello scandalo dei bonus AIG.
Maureen Dowd si spinge oltre. E si chiede se nello Studio Ovale non ci sia finito l’Obama sbagliato, visti i perenni tentennamenti di Barack e il mascolino decisionismo di Michelle (che aveva appena dichiarato di voler “costringere” la famiglia a una dieta vegetariana).
Frank Rich se la prende con il vacuo presenzialismo televisivo del presidente e si chiede se non sia arrivato un “momento Katrina” per l’amministrazione democratica.
Conclude la sinfonia un editoriale non firmato, che richiama con durezza Obama a mantenere le sue promesse elettorali, ripristinando quella “rule of law” sciaguratamente fatta a pezzi da George W. Bush e Dick Cheney.
Quattro attacchi pesantissimi in un solo giorno. Quattro missili terra-aria sparati da una delle roccaforti più ortodosse della “rivoluzione obamiana”. Quattro richiami all’ordine da parte di una sinistra progressive – o nel migliore dei casi liberal – per una Casa Bianca che inizia a mostrare segni di insofferenza nei confronti delle élite mediatiche e della base populista che hanno costruito la vittoria elettorale dello scorso novembre.
“La luna di miele è già finita?”, come si chiede il sondaggista John Zogby commentando la prima scivolata di Obama al di sotto del muro del 50%, oppure è appena iniziata?
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