..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

mercoledì 22 aprile 2009

DENUNCIARE IL RAZZISMO PREDILENDO LE DIFFERENZE

Il problema del razzismo è vecchio come la storia dell'uomo, non cosa di oggi. Oggi è ben altra cosa.
La scenetta, che ha per oggetto il caso Balotelli, è orridamente tragicomica. Ci sono alte cariche dello Sport che ripetono, con tono severo: "Quello che ho visto sabato a Torino è stato indegno". Sempre immaginando chissà quale ordine oscuro, una ramificazione sovietico-nazista che occupa gli spalti di uno stadio.
Gli striscioni all'interno degli stadi hanno tradizioni post seconda guerra mondiale, e da essa hanno preso il peggio, i cori del pubblico pagante sono stati individuati come beceri da anni, ma nessuno ha fatto niente, non s’è aperta nessuna inchiesta, non si è preso nessun provvedimento. Ora, per quel che è successo a Torino, con gli effetti di qualche fischio nei confronti di un ragazzotto dagli atteggiamenti riprovevoli, si è deciso che non si può più andare avanti.
Vogliono cominciare ad agire.


Nel cominciare, però, si deve tenere presente che fra quanti reclamano sdegno e punizioni ci sono quelli che per primi, in analogo episodio, definirono quei comportamenti e quelle ingiurie “assolutamente non razziste”. E’ sensazionale come, dopo anni di condotte irriguardose, ora la colpa sia del tifoso juventino. Sull'ex dirigenza bianconera, per dirne una, abbiamo avuto modo di registrare, nel corso della loro decennale attività, cori inneggianti l’auspicio della loro morte, rimanendo inspiegabile il motivo per il quale non si è mai ritenuto opportuno adottare provvedimenti. Allora si sarebbero dovute accertare responsabilità penali, notoriamente personali, ricercandole nella documentazione di quei cori, raccapricciante specchio della non cultura sportiva di questo Paese. Solo che a nessuno di coloro che oggi provano vergogna importava.
La giustizia non funzionante e la scarsa attitudine morale sono divenute armi d’irresponsabilità di massa. Anche il vergognarsi s’è trasformato in rito, una specie di mestiere, indignandosi secondo convenienza, reclamando punizioni esemplari, sempre per gli altri. Così si comportano le alte cariche dello Sport, i rappresentanti delle società, coloro che le amministrano, così è fatta gran parte della cittadinanza: pronta a far la morale dopo aver praticato il suo opposto.
Si ricordi: ci sono atteggiamenti antisportivi e maleducati di alcuni atleti che generano, nel mal costume italiano, l'odio sportivo, che questi siano bianchi, neri o gialli, con tifosi che assumono il ruolo di giustizialisti a vita, inneggiando il degrado culturale fornito da un sistema privo di educazione civica.
Pertanto, mi dissocio dallo sbandierare il termine razzismo, denunciando che tali vicende non conoscono il colore della pelle, lo stato sociale o l'appartenenza ad una o l'altra bandiera. C’è bisogno di senso civico, che questo sia all'interno di uno stadio o all'angolo di una strada. La creazione di un qualunque precedente è di per sè pericoloso, soprattutto quando questo prende in esame alcuni e non altri, messo in atto da chi, con incoerenza, denuncia il razzismo.

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