Il Vaticano ha sbagliato sulla Conferenza di Ginevra -Durban2 (Il Foglio del 21 aprile)
Il rappresentante del Vaticano non ha abbandonato assieme a tutti i rappresentanti dell’Ue, la sala della Conferenza Onu di Ginevra sul razzismo, per protestare contro il discorso violentemente antisemita di Mohammed Ahamadinejad. Una scelta che aumenterà le tensioni con Israele e con le comunità ebraiche come aveva peraltro previsto il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che ha definito le parole con cui il Papa domenica scorsa aveva salutato con entusiasmo, e senza cenni di critica la Conferenza Onu, come “parole incendiarie”, sostenendo che così, magari al di là delle intenzioni, “si giustifica l’antisemitismo”. Di antisemitismo infatti, ha dato ampia e terribile testimonianza Mohammed Ahamadinejad e nessuno può dire di essere sorpreso dal suo intervento che ha allargato la denuncia del sionismo dal terreno del conflitto arabo-israeliano e ha accusato gli ebrei di essere causa fondamentale della crisi economica mondiale, così come dell’intossicazione dei media (un perfetto cliché nazista). Pure, la diplomazia vaticana ha decisamente deciso di non tenere in minimo conto questo annunciato e sicuro attacco iraniano a Israele e agli ebrei e ha addirittura spinto Benedetto XVI° a salutare con parole di entusiasmo l’evento, senza introdurre nessuna pur cauta presa di distanza dai problemi che –con tutta evidenza- l’appuntamento ginevrino avrebbe creato. L’arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante vaticano alla Conferenza, nelle sue dichiarazioni, ha infatti letteralmente fatto finta che il problema della Conferenza fosse tutto e solo limitato alla definizione di un testo ufficiale, ha volutamente –e caparbiamente- ignorato il precedente di Durban1 –là dove il palco della Conferenza era stato usato, come ieri ha fatto Ahamadinejad- per dare risonanza mondiale al linciaggio di Israele- e ha per di più ridotto a pura “prassi normale” di cui “non si poteva fare a meno”, il riferimento alle conclusioni razziste e antisemite del vertice di Durban1. Naturalmente Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissario Onu Navi Pillay ha “deplorato profondamente il linguaggio adoperato dal presidente iraniano” e così anche farà il rappresentante vaticano. Ma la ambiguità della posizione vaticana è agli atti, così come la vacuità delle conquiste lessicali che l’arcivescovo Tomasi vantava come acquisite. Nell’aprire la conferenza infatti, il segraterio dell’Onu Ban Ki Moon, si è non casualmente “dimenticato” di citare il pericolo di una devastante “cristianofobia” (che, come ricorda l’arcivescovo Tomasi è denunciata nel documento concordato) e si è limitato a criticare con parole accorate l’antisemitismo e l’islamofobia. Dimenticanza non casuale, dato che le centinaia di morti cristiani che si contano ogni anno, sono nella assoluta maggioranza di casi prodotte dalla cristianofobia del fondamentalismo islamico in Nigeria, Indonesia, Egitto e Sudan. Stupisce soprattutto, in questo quadro ...continua
di Carlo Panella
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