..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 23 maggio 2009

LA DIFESA DI OBAMA

New York.
Prima il presidente, poi l’ex vicepresidente. Uno dietro l’altro, in diretta tv, ieri mattina Barack Obama e Dick Cheney si sono confrontati, sia pure indirettamente, sulla sicurezza nazionale e la guerra al terrorismo islamico, il giorno dopo l’arresto a New York di quattro musulmani americani, di origine araba e haitiana, che avrebbero voluto far saltare in aria due sinagoghe nel Bronx e abbattere con missili Stinger aerei militari nella base di Newburgh.
Obama, con abile mossa mediatica, ha anticipato il già programmato intervento di Cheney anche per spiegare ai suoi stessi colleghi di partito, alquanto rumorosi ultimamente, la strategia per sconfiggere al Qaida (“siamo in guerra”) e proteggere la sicurezza degli americani, di recente apparsa incoerente e contraddittoria.
Cheney gli ha augurato di avere successo, ma ha sottolineato la pericolosità dell’idea, secondo lui diffusa tra gli obamiani, che le critiche ricevute da sinistra su alcune decisioni e le critiche provenienti da destra su altre scelte significhino che l’Amministrazione ha trovato un buon compromesso: “Mezze misure – ha detto Cheney – vuol dire mezza sicurezza”.
Lo stile dei due non poteva essere più diverso. Obama era perfetto, eloquente, cinematografico. Il teleprompter lo ha aiutato a recitare la sua “nuova direzione rispetto agli otto anni precedenti”, più che a elencare una serie di provvedimenti che, nella sostanza, non sono molto diversi da quelli presi da Bush. Cheney, invece, leggeva i fogli, teneva lo sguardo basso, aveva il fiatone ed è stato costretto a interrompersi più volte per tossire o per bere poco elegantemente dalla bottiglia. Nonostante i modi dimessi e la voce anonima, Cheney è riuscito ad assestare colpi contro il “falso moralismo”, contro il New York Times, contro tutti quelli che dimenticano come l’11 settembre abbia cambiato politiche, prospettive e priorità di chi sta alla Casa Bianca. “Rifarei tutto quello che ho fatto”, ha detto Cheney, sottolineando che le torture “non sono mai state permesse” e che quei metodi di interrogatorio erano giusti, legittimi ed efficaci, come riconoscono la Cia e il capo dell’intelligence di Obama, perché usati solo in casi estremi, su pochi terroristi, e perché hanno sventato una serie di attacchi. Obama ha diffuso “mezze verità”, ha detto Cheney, con i memo sul “modo in cui ponevamo le domande”, privi delle parti che svelavano le risposte ottenute.
Obama ha raccontato come la sua preoccupazione principale sia ...continua
di Christian Rocca

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