Parliamoci chiaro: a Blanc, John Elkann e compagnia cantante non importava nulla del secondo o terzo posto, così come non interessava vincere la Champions, o il mercato sarebbe stato diverso e anche l'allenatore. A loro quest'anno importava di quella che per noi juventini è da sempre considerata una “coppetta”, ovvero il trofeo appena portato a casa dalla Lazio (decimo posto traballante e 17 sconfitte subite in campionato).
A giocarsi la Supercoppa Italiana saranno, come sempre, la vincitrice dello scudetto e quella della “coppetta”; gli arguti dirigenti avevano deciso di puntare, su input dell'azionista di maggioranza, proprio su quest'ultima. Il motivo è, come confermò il poi ripudiato De Meo, di continuare a sfruttare la simpatica e ridimensionata Juventus per fare cassa con FIAT.
L'incontro si disputerà a Pechino, in Cina, il primo mercato mondiale per l'auto. Marchionne era già pronto ad aprire uno stabilimento lì, dove General Motors e Volkswagen la fanno da padrona, utilissimo sarebbe stato portarci la Juve, magari - per una volta - col marchio FIAT sulle maglie, anziché la meno attraente e sconosciuta ai più: New Holland.
Provate a immaginare l'attenzione che avrebbe attirato una partita importante come questa in Cina. Una Juventus-Inter valida per l'assegnazione di un trofeo ufficiale, i campioni d'Italia contro i vincitori della coppa (nonché squadra dal già grande blasone, nel nostro caso), decine e decine di milioni di cinesi di fronte ai teleschermi, tutti lì a fissare il marchio dal bollino blu. Sogni ad occhi aperti, sogni di Jaki e Marpionne, sogni presi a sassate ancora in volo, come cantava Ranieri (Massimo), presi a sassate dall'altro Ranieri (Claudio), mentre monsieur Blanc si attovagliava con Lippi per scrivere le pagine del nuovo progetto che prenderà il posto del famoso “piano quinquennale”.
Non gliel'hanno proprio perdonata. Non gliel'ha perdonata Blanc, che ha dovuto giustificare il mancato raggiungimento dell'obiettivo al suo amico Jaki. Non gliel'ha perdonata lo stesso Jaki, che per una volta voleva dimostrare a Marchionne di essere capace a fare qualcosa di buono per la FIAT. Non gliel'ha perdonata Cobolli Gigli che, un proclama dietro l'altro, ha messo la faccia su ogni promessa mancata. Ed ecco che, come per magia, un cda diviso su tutto, dal mercato al prezzo dei biglietti, ha ritrovato la sua compattezza nell'esonero del capro espiatorio per eccellenza: l'allenatore. Anche se qualcuno, lì in mezzo, sembra aver sottolineato: « Tengo a precisare che per me l'allenatore della New Holland doveva essere Massimo Ranieri e non Claudio, persona educata, gentile, ma che non avevo mai conosciuto prima », in fondo tra liquidatori, pallavolisti e tennisti, non poteva certo essere un cantante a stonare.
Ma come dicono gli juventini veri, quelli DOC, quelli che la maglia non serve onorarla ma basta indossarla, questi sono i dirigenti, questo l'azionista di maggioranza, e bisogna volergli bene. Allora caro Jean Claude, caro John e caro Sergio, tiratevi su! Non disperate! In fondo potrete ancora tifare per l'inter e per il suo marchio, Pirelli. Il marchio dell'amico vostro, l'ai PM illustrissimo dottor Marco Tronchetti Provera in Afef. Quel marchio con cui avete realizzato e continuate a portare avanti partnership e joint venture. Quel marchio che, non rivestendo i cerchioni della Ferrari in F1, aveva dipendenti che tentavano di “bucare” la Bridgestone per dimostrare la loro incondizionata lealtà.
E se l'affare non dovesse andare in porto, non vi resterà che comprare la GAIG e insegnare ai cinesi come mentire agli azionisti e farla franca. Certo, Franzo Grande Stevens, visti i vari processi in corso, non è granché presentabile. Però resta il simpatico presidente onorario della New Holland, ed ecco che, forse, questo pesante giocattolo potrebbe tornavi utile ancora una volta.
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