«Silvio Berlusconi? Lo invito qui al concerto del Primo maggio: così potrà divertirsi ascoltando bella musica».
Vasco Rossi sorride, ha il suo solito cappellino con la visiera girata sulla nuca ed è appena uscito dal teatro Studio Uno in un palazzo a due passi dalla Scala Santa di piazza San Giovanni. Duecento metri più in là c’è il palco dove oggi chiuderà lo show che stavolta è presentato da Sergio Castellitto e che, come al solito, raccoglie tanta bella musica italiana (da Caparezza ai Casino Royale, diretta su Raitre dalle 15.15).
Concerto a rischio fino a pochi giorni fa, quando sono stati trovati gli ultimi 900mila euro necessari a coprire le spese, grazie a qualche nuovo sponsor.
Comunque, sul palco, a partire dalle 16, saliranno a improvvisare siparietti anche Claudia Gerini («con il suo bel pancione perché in attesa di un figlio», dicono gli organizzatori) e un’altra attrice, Valeria Solarino, che ha appena partecipato al nuovo disco di Gianna Nannini.
Ma la star sarà lui, Vasco, e il suo concerto di quasi cinquanta minuti riuscirà ad asciugare un po’ di quella melassa demagogica che appesantisce il Concertone voluto dai sindacati e talvolta sfruttato (vedi il comico Andrea Rivera nel 2007) per inopportuni tazebao a sfondo politico.
Vasco Rossi, dopo la «normalizzazione» del 25 Aprile, anche il Primo maggio potrebbe diventare una festa meno partigiana.
«D’altronde io sono sempre stato dalla parte di tutti i lavoratori, senza distinzioni».
Il suo concerto qui ha un valore simbolico: lei ha appena donato un assegno da 100mila euro agli orfani dei morti sul lavoro.
«La beneficenza bisogna farla, ma bisogna farla sempre con il proprio portafogli, altrimenti che senso ha?».
Però non ha partecipato all’incisione della canzone a favore dei terremotati dell’Abruzzo. Hanno detto sì decine di artisti. Lei era stato invitato ma non figura nell’elenco finale.
«Ero già concentrato su questo concerto, mica posso fare tutto. Però bisogna anche dire che eventi come un terremoto non si possono prevedere in nessun modo mentre le morti sul lavoro sono una cosa che può essere evitata».Un Vasco Rossi inedito, quasi impegnato.
«Ma rimango un ragazzo di strada. Anzi, per ricordarlo a tutti, canterò per la prima volta un vecchio brano dei Corvi che si intitola proprio “Un ragazzo di strada”. Non ricordo in che anno è stato pubblicato, erano i Sessanta, ma è da quando sono quindicenne che voglio cantarlo».
Il ritornello recita: «Sono un poco di buono». «Già. E, nonostante siano passati tanti anni, io lo sono rimasto. In tutti i sensi» (ride, ndr).
Concerto particolare, scaletta particolare.«Io non sono tanto capace di parlare in pubblico. Preferisco farlo con le canzoni, sono quelle il mio discorso. Perciò aprirò con Stupendo. Poi canterò Non appari mai, che è in qualche modo un invito a guardare meno i telegiornali, a farsi condizionare di meno dalle paure che spesso vengono trasmesse. Io dico: guardatevi di più intorno, calatevi nella vostra piccola realtà e scoprirete che alla fine non ci sono così tante cose di cui aver paura».
Quanto durerà il suo concerto?«Circa cinquanta minuti, finisce con Gli spari sopra. Ma in scaletta ci sono pure Sally e C’è chi dice no che mi fa pensare a quanto, per colpa anche di questa crisi, siano in pericolo alcune delle conquiste sociali che la gente ha raggiunto in questi ultimi decenni. Comunque finirò il concerto con Gli spari sopra, che è un brano molto significativo, e con Il mondo che vorrei. Non ho scelto i brani a caso, seguono tutti un filo logico legato all’occasione».
In platea ci saranno decine di migliaia di persone.«Con i miei brani cerco di provocare una reazione. Mica mi invento nulla, non l’ho mai fatto: scrivo quello che sento. E chi ascolta può capire e magari fare qualcosa per migliorare».
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