..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

domenica 28 giugno 2009

I MEDIA NON SI SCUSERANNO MAI

In Italia, si sa, ogni estate deve avere il suo scandalo pre-confezionato. Lo vediamo quest'anno, l'abbiamo visto quello passato e l'abbiamo vissuto sulla nostra pelle tre anni fa.Ma chi paga pegno per quella notizia pompata o completamente inventata? A giudicare dalle firme poste su ogni articolo: nessuno. Già, nessuno subisce conseguenze perché calunnie e menzogne vendono bene, sicuramente più delle ridicole multe che, di tanto in tanto, qualche tribunale infligge. Nessuno subisce conseguenze perché, almeno gran parte delle volte, chi ci mette la firma serve il proprio editore e va a colpire un nemico diretto o un nemico degli amici.


Del processo di Napoli si parla poco. Quattro o cinque righe pubblicate in fondo alla pagina di un sito web o verso le ultime pagine dei giornali. Quel processo si sta mostrando per ciò che buona parte dei tifosi juventini sapeva già dall'inizio: una farsa. Una farsa tale da portare il presidente Casoria a dire: «Ci sono processi più seri». Ed è proprio sulla Casoria che i media si preparano a puntare il dito.Un primo assaggio di questo futuro attacco lo ha offerto l'ultimo numero de “L'Espresso”, che all'interno titola: “dimenticare calciopoli”. L'autore dell'articolo, Alessandro Gilioli, si dice convinto delle condanne in cui incapperanno Moggi e Giraudo, mentre per gli altri prevede un'“ingiusta” assoluzione. Lui ravvisa «testimonianze talvolta agghiaccianti sul degrado di dirigenti ed arbitri» e si preoccupa del fatto che molti di questi personaggi facciano ancora parte del mondo del pallone. Ora, chiunque abbia letto le nostre trascrizioni o ascoltato queste “testimonianze agghiaccianti”, si è reso conto di come di agghiacciante vi sia solo l'istituire un processo sulla base del sentito dire e di testimoni inattendibili, perché pregiudicati, perché concorrenti o, più semplicemente, perché non sono nemmeno in grado di confermare la propria versione dei fatti.
Così, per trovare una giustificazione agli attacchi passati, cosa fa “L'Espresso”? Si scusa? Accusa dei PM forse troppo superficiali? No, persevera nell'errore e si aggrappa all'esclusione delle parte civili. Traccia il profilo di una Casoria pressappochista e inadatta, di una corte che non può giudicare perché non conosce il calcio (avrebbero forse voluto tre interisti di indubbia onestà calcistica), di un tribunale che deve proteggere i poteri forti (Fiat e Della Valle), concede la parola a quegli accusatori, esclusi dal processo, che si vedevano già pronti ad appianare i bilanci non per meriti sportivi ma coi soldi facili. Dulcis in fundo, sostiene che Federazione e Nazionale sono tornate in mano agli uomini di calciopoli. E se sulla Federazione non si capisce di quale cambiamento stia parlando, poiché di radicali non se ne sono mai visti, sulla Nazionale è evidente il riferimento a Lippi. Pare che al Marcello non sia stato sufficiente accusare i Moggi, né pare siano stati sufficienti i pranzi e le cene col limpido Jean-Claude. Lippi ha vinto troppo con la Juve per potersi considerare pulito agli occhi di chi ha conosciuto solo sconfitte, se ne faccia una ragione.Questa la linea tracciata dal giornale di De Benedetti, il primo spiffero di quel venticello calunnioso che ha come bersaglio il giudice Teresa Casoria. L'obiettivo è screditarla di fronte all'opinione pubblica, portarla a lasciare l'incarico o offrire un bel piedistallo all'organismo che la rimuoverà. Perché a Napoli, come nel resto d'Italia, il “problema serio” deve rimanere calciopoli, con i pericolosi boss Giraudo e Moggi ritratti dietro le sbarre a pagare per l'invidia degli altri.

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