Chi si contenta gode. Siamo di fronte al tracollo dei partiti socialisti e del gruppo socialista europeo, il Pd ha perso pesantemente ed ha manovrato in modo tale da non sapere più che ruolo svolgere e dove collocarsi a Strasburgo, tutti i partiti della maggioranza accrescono – e di molto – il numero dei propri parlamentari europei, tutte le listerelle dell'ultrasinistra e dei verdi restano al di sotto della quota di sbarramento, ma in Italia molti, nell'opposizione, esultano: "arrestato" il ciclone Berlusconi. Non resta che augurar loro mille giorni come questo. Ma a ben vedere il Pdl supera in modo più che accettabile la prima prova dopo l'unione tra Fi e An: non sempre la somma di due partiti dà risultati pari alle speranze, soprattutto quando uno dei due, come An, ha una sua storia, un suo radicamento e una sua tradizione. Del resto è più che possibile che i risultati della nuova alleanza potessero risultare anche migliori, se un malinteso e ingenuo antieuropeismo – antieuropeisti si può essere eccome, con queste Europa, ma così non si va lontano – non avesse finito per favorire l'astensionismo.
Ecco il punto: l'astensionismo e il voler quasi ignorare le implicazioni e le conseguenze di questo voto, l'antieuropeismo senza prospettive politiche che ha fatto dimenticare a molti che, comunque, l'assemblea di Strasburgo avrà poteri sempre più ampi – e già ne ha molti –; a cui si associa una percezione dell'Europa distorta e ridicolamente datata, che porta i commentatori a discettare sul risultato del voto di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, e non di tutti i Paesi dell'Unione.
Il cronista si affanna a parlarci della piccola Grecia (poco meno di 11 milioni di abitanti) e del suo piccolo successo socialista, e non ci spiega quel che è avvenuto nella grande Polonia (poco meno di una quarantina di milioni di cittadini), in Romania (circa 21) e negli altri paesi, che compongono il mosaico del nostro Continente. Ignorati, dimenticati, anche se i loro seggi conteranno come gli altri. Quasi che il muro fosse ancora in piedi. Davvero, se un perdente deve essere annunciato a chiare lettere, questo è l'insieme del giornalismo italiano, che non ha ancora assimilato questa verità e continua a stare al gioco di chi vorrebbe rinchiuderci nell'angusto recinto nazionale in cui anche i Di Pietro riscuotono consenso.
I dati veri si possono trovare qui, in queste tabelle – al momento non ancora del tutto aggiornate –, dalle quali si può vedere anche quale è il contributo di ogni Paese alle varie formazioni parlamentari di Strasburgo.
di Marco Cavallotti
di Marco Cavallotti
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