..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

sabato 12 settembre 2009

DENUNCE

Ci eravamo lasciati con una "denuncia" ben chiara nei confronti di chi chiudeva un occhio nei confronti della giustizia, quella vera. Coscienze a tassametro che pubblicizzano, appena ne hanno occasione, il giustizialismo, ma della giustizia non interessa.
Ci ritroviamo ad un mese di distanza con l'ordinanza del Tar del Lazio messa in pratica: Paparesta torna in squadra. Sottolineare che intorno regna il silenzio è ormai regola.
Ed in silenzio è passata anche la notizia che l'Aia, associazione arbitri, ha deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato, pur reintegrando l'arbitro barese.
L'esito finale sembra sinceramente scontato, visto che il Consiglio di Stato aveva dato in precedenza ragione a Paparesta, ma come sottolinea il fischietto pugliese sarà, comunque, il capitolo finale di questa vicenda.
Ma l'ultimo colpo di coda ha deciso di sferrarlo proprio l'arbitro, lamentando il mancato reintegro: «Ora risarcitemi i danni».
Una storia infinita figlia di quella leggenda metropolitana nata una sera di novembre del 2004.
E ora tutti in tribunale. Presentata la richiesta formale all’Aia per smarcarsi dalla clausola compromissoria e citare per danni morali e materiali e per abuso d’ufficio chi occupa ed occupava le poltrone più alte all’interno, Paparesta commenta: «è incredibile che chi ha dimostrato la propria estraneità ai fatti non stia arbitrando, mentre vanno in campo arbitri ancora a giudizio. Non mi fanno rientrare? Forse perché sono un teste dell’accusa a Napoli.. ».
Già, Napoli.
Ancora una volta, e per l'ennesima volta, ci troviamo dinnanzi ad una vicenda, più grande di quel che sembra, che smonta la sentenza sportiva, che annulla, fino a prova contraria, il dopopartita passato alle cronache per la sfuriata di Luciano Moggi negli spogliatoi del fischietto barese colpevole di non aver dato un rigore alla Juve e di aver annullato un gol ai bianconeri in pieno recupero.
Una vicenda che conferma, ed era ora, la tesi del Paparesta sugli episodi accaduti a Reggio Calabria: «...non mi hanno mai chiuso dentro lo stanzone degli spogliatoi, fuori c’erano ispettori di Lega, della Figc, forze dell’ordine, nessuno si è accorto di nulla. Ho saputo della vicenda solo il giorno dopo, attraverso i giornali»; tesi (rilasciata in data 7 giugno 2006, davanti all’Ufficio Indagini della FIGC) che fu accolta con la squalifica per non aver denunciato fatti che Lucianone raccontava in telefonate intercettate.
Fatti, e già i fatti, mi viene sempre più "normale" sorridere nel pensare ai fatti e a domandarmi quali.
Scriverò ancora su Calciopoli, è inevitabile, ma giorno dopo giorno, sentenza dopo sentenza, mi rendo conto di scrivere cose già dette tre anni fa, laddove c'era chi, vergognosamente, fomentava l'intera opinione pubblica vendendo favole.
Oggi Paparesta denuncia chi lo ha tenuto ai margini del mondo arbitrale nonostante più passaggi giudiziari a lui favorevoli e dopo aver scontato le condanne sportive per i fatti dell’estate del 2006, GiùlemanidallaJuve ribadisce la denuncia formulata più di tre anni fa: la Juventus è stata condannata senza aver commesso il fatto.

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