Nel giorno della sentenza sul Lodo Alfano, ma anche del 438° anniversario della battaglia di Lepanto, vinta dalle forze cristiane su quelle islamiche, Luca Cordero di Montezemolo ha inaugurato le attività del suo laboratorio di idee molto glamorous e ben frequentato, Italia Futura, nella sontuosa sala della Galleria Colonna di Roma, affrescata proprio con le immagini della battaglia che nel 1571 ha segnato la vittoria del mondo occidentale su quello ottomano. L’occasione era la presentazione, assieme a Gianfranco Fini ed Enrico Letta, delle proposte del pensatoio, affidate a Irene Tinagli, per superare l’immobilismo sociale italiano, ma sotto le volte celebranti la più epocale delle battaglie dell’era moderna, sia Montezemolo sia Fini hanno provato a smorzare i toni dello scontro e a superare il “bipolarismo infantile” e la “logica del derby perenne” di questi mesi.
“Noi non abbiamo nulla a che fare con un partito o un movimento politico”, ha detto Montezemolo, ma la gran folla di banchieri e imprenditori, di giornalisti e politici in realtà ha gremito la Galleria Colonna proprio per interpretare le intenzioni politiche del presidente della Fiat e capire le potenzialità del pensatoio diretto da Andrea Romano.
Montezemolo ha chiarito subito che non sta lavorando a un complotto politico, che non auspica la caduta del governo Berlusconi e che non è interessato alle manovre centriste di cui si parla in queste settimane: “E’ francamente inaccettabile che si rivolgano accuse di complotto contro chi vuole rendere più ricco e vivace il dibattito delle idee”, ha detto Montezemolo citando come modelli il conservatore Sarkozy e il liberal Obama. E, poi, “in Italia è in carica un governo pienamente legittimato da un ampio mandato elettorale, che io auspico completi la legislatura e che deve essere giudicato sulla base dei risultati”. Il promotore di Italia Futura ha aggiunto che “il governo, su molte questioni, stia svolgendo bene il proprio compito” e poco prima, in un’intervista al direttore di SkyTg24 ha detto di avere “qualche dubbio” che tra gli elettori del Pd ci possano essere rappresentanti del mondo industriale.
Lo scenario a cui lavora Montezemolo, dicono al Foglio i suoi collaboratori, “non è un take-over dell’Udc, anche perché sarebbe ridicolo”. L’operazione Italia Futura, giurano, non c’entra nulla nemmeno con i piani di Francesco Rutelli e con tutto il resto del gran movimento centrista. L’idea, raccontavano ieri nei corridoi della Galleria Colonna, è di girare l’angolo, di guardare oltre, di superare l’eterna transizione italiana e di guardare a che cosa succederà tra cinque anni, quando per ragioni anagrafiche e politiche si aprirà una grande contesa sulle idee e in particolare sulla leadership sia a destra sia a sinistra.
La proposta politica si articola intorno a una filosofia di “progressismo nazionale”, come amano chiamarla dentro il pensatoio, che nelle intenzioni è orientata a occupare lo spazio del centrosinistra moderato creato dalla crisi profonda del Partito democratico, ma senza per questo rinunciare a rivolgersi all’elettorato berlusconiano e a chi in questi anni ha colto la forte carica popolare del premier. I temi scelti da Italia Futura, sottolineano i montezemoliani, sono di “sinistra liberale”, un po’ meno i protagonisti e la location. Alla Galleria Colonna, infatti, s’è parlato di mobilità sociale e di ambiente, ma anche di ambiente, mentre le prossime iniziative pubbliche di Italia Futura, budget da 200 mila euro annui, saranno sui maestri elementari (tra due mesi), sull’incrocio tra sanità pubblica e privata (marzo) e, a seguire, sull’industria culturale.
“Noi non abbiamo nulla a che fare con un partito o un movimento politico”, ha detto Montezemolo, ma la gran folla di banchieri e imprenditori, di giornalisti e politici in realtà ha gremito la Galleria Colonna proprio per interpretare le intenzioni politiche del presidente della Fiat e capire le potenzialità del pensatoio diretto da Andrea Romano.
Montezemolo ha chiarito subito che non sta lavorando a un complotto politico, che non auspica la caduta del governo Berlusconi e che non è interessato alle manovre centriste di cui si parla in queste settimane: “E’ francamente inaccettabile che si rivolgano accuse di complotto contro chi vuole rendere più ricco e vivace il dibattito delle idee”, ha detto Montezemolo citando come modelli il conservatore Sarkozy e il liberal Obama. E, poi, “in Italia è in carica un governo pienamente legittimato da un ampio mandato elettorale, che io auspico completi la legislatura e che deve essere giudicato sulla base dei risultati”. Il promotore di Italia Futura ha aggiunto che “il governo, su molte questioni, stia svolgendo bene il proprio compito” e poco prima, in un’intervista al direttore di SkyTg24 ha detto di avere “qualche dubbio” che tra gli elettori del Pd ci possano essere rappresentanti del mondo industriale.
Lo scenario a cui lavora Montezemolo, dicono al Foglio i suoi collaboratori, “non è un take-over dell’Udc, anche perché sarebbe ridicolo”. L’operazione Italia Futura, giurano, non c’entra nulla nemmeno con i piani di Francesco Rutelli e con tutto il resto del gran movimento centrista. L’idea, raccontavano ieri nei corridoi della Galleria Colonna, è di girare l’angolo, di guardare oltre, di superare l’eterna transizione italiana e di guardare a che cosa succederà tra cinque anni, quando per ragioni anagrafiche e politiche si aprirà una grande contesa sulle idee e in particolare sulla leadership sia a destra sia a sinistra.
La proposta politica si articola intorno a una filosofia di “progressismo nazionale”, come amano chiamarla dentro il pensatoio, che nelle intenzioni è orientata a occupare lo spazio del centrosinistra moderato creato dalla crisi profonda del Partito democratico, ma senza per questo rinunciare a rivolgersi all’elettorato berlusconiano e a chi in questi anni ha colto la forte carica popolare del premier. I temi scelti da Italia Futura, sottolineano i montezemoliani, sono di “sinistra liberale”, un po’ meno i protagonisti e la location. Alla Galleria Colonna, infatti, s’è parlato di mobilità sociale e di ambiente, ma anche di ambiente, mentre le prossime iniziative pubbliche di Italia Futura, budget da 200 mila euro annui, saranno sui maestri elementari (tra due mesi), sull’incrocio tra sanità pubblica e privata (marzo) e, a seguire, sull’industria culturale.
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