di Andrea Nativi
Si fa, ma non si dice. Proprio così, il presidente Barack Obama ha autorizzato lo spiegamento in Afghanistan di ben 34.000 uomini a partire dallo scorso marzo. Ma nei comunicati ufficiali la Casa Bianca ha sempre parlato di 21.000 soldati. Da dove saltano fuori i 13.000 che mancano all'appello? Il Washington Post ha svelato il mistero dei soldati... fantasma, ma che sono invece ben presenti in Afghanistan. Si tratta di truppe specializzate di supporto, genieri, polizia militare, uomini dell'intelligence, personale medico che costituiscono il naturale completamento delle brigate da combattimento. In gergo vengono chiamati enablers, i facilitatori, essenziali, richiestissimi e purtroppo sempre insufficienti.
Il giochetto (peraltro già utilizzato anche da Bush ai tempi della surge, l'invio temporaneo di rinforzi in Irak) consente di presentare all'opinione pubblica un numero un po' più basso. E la «dimenticanza» regge in genere per qualche mese. Quanto basta per rinviare troppe polemiche politiche. L'escamotage della Casa Bianca non impedisce però di verificare come il Nobel per la pace Obama abbia mandato al fronte tanti soldati quanti ne aveva inviato Bush durante il picco della presenza in Irak: al momento gli Usa hanno quasi 65.000 militari in Afghanistan e 124.000 in Irak. Nell'era Bush si arrivò a 163.000 in Irak e 26.000 in Afghanistan. In tutto dunque 189.000 soldati.
Obama però supererà i record del suo predecessore. In Afghanistan infatti stanno giungendo altri 3.000 soldati, mentre il ritiro delle truppe dall'Irak procede molto lentamente. Il generale Ray Odierno, che comanda le forze nel Paese, non vuole rischiare la catastrofe solo per soddisfare i proclami politici. Inoltre Obama dovrà esaudire almeno in parte i desideri del generale Stanley McChrystal, che ha chiesto al Pentagono tra i 20.000 e i 60.000 uomini in più per scongiurare un disastro in Afghanistan. Nei circoli militari di Washington si ritiene che alla fine si sceglierà una soluzione di compromesso, intorno ai 40.000 soldati. E, almeno per qualche mese, si tratterà di soldati che non potranno essere semplicemente trasferiti dall'Irak.
Inutile dire che questa «via di mezzo» potrà forse ottenere il consenso politico, ma non è quella ottimale per condurre una campagna controguerriglia su vasta scala. Ed è ridicolo che esponenti liberal affermino che non si possono mandare altri soldati in Afghanistan se manca una «strategia»: Obama la sua ricetta per l'Afghanistan l’ha enunciata in campagna elettorale, la strategia è stata precisata lo scorso marzo ed è stata affidata ai tecnici (McChrystal) la sua messa a punto operativa. Ora si tratta solo di applicarla.
L'America pacifista di Obama è e sarà quindi sempre più in guerra. E per fortuna della nuova amministrazione, la decisione di Bush di aumentare di circa 70.000 unità la consistenza dell'Esercito e dei Marines consente di affrontare l'impegno militare crescente. Anche perché i nuovi arruolamenti sono stati completati con un anno di anticipo sul previsto. Ad ogni buon conto il segretario alla Difesa Robert Gates ha chiesto e ottenuto la possibilità di immettere in servizio ulteriori 22.000 uomini, questi però temporaneamente, anche se non è stato precisato quanto durerà questo nuovo potenziamento degli organici. Certo è che questi soldati non resteranno «disoccupati».
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