Come sta andando questa tua nuova avventura nei palasport?
Mi sto divertendo moltissimo. Non ricordavo fosse così emozionante e coinvolgente cantare così vicino alla gente. È addirittura più forte l’adrenalina che ti arriva e che rimane dopo. Quasi ti fosse stata trasmessa più intensamente, da ogni anima.
Dopo un concerto in uno stadio si rimane intontiti per parecchie ore ma in un modo diverso. Più dall’evento, dalle grandezze, dalle proporzioni enormi.
Pensi di aver ritrovato un pò il Vasco degli inizi, quello dei locali e dei palazzetti grazie a questa dimensione più ridotta?
Claro che si. Era quello che cercavo. Non è che temessi di averlo perso. Ma mi mancava un po’.
Cosa provi sapendo che dovrai stare per più di un anno in giro per l'Europa?
Sono felice perché finalmente faccio quello che mi piace fare:suonare davanti alla gente. Ma ho anche qualche timore per l’incognita sulla mia resistenza fisica, i miei concerti cominciano il giorno prima e non finiscono nemmeno il giorno dopo. È uno stato perenne di sensibilità al massimo. Nervi scoperti sempre, anima viva a contatto con la realtà. Ma amo le sfide e, soprattutto, le voglio sempre vincere.
Come sei arrivato a scegliere questa scaletta?
Con un’accuratissima selezione, svolta insieme a Guido Elmi, dei pezzi più giusti anzi, di quelli perfetti per questo spettacolo. Pezzi degli albori, mai eseguiti ed altri recenti necessari a raccontare trent’anni della musica di VascoRossi. Una cavalcata di due ore attraverso la crescita e il cambiamento della musica di VascoRossi. E poi, un tuffo, come un bunje jumping, nel principio di tutto: io da solo con la chitarra. Vi faccio vedere come nascono le mie canzoni: prima acustiche, poi sempre più colorate e arrangiate, fino a “Senza Parole” eseguita nella sua completa versione finale.
Sono un genio della telecomunicazione
Hai mai pensato ad un concerto esclusivamente acustico?
No, ma dopo l’esibizione da solo con la chitarra nel concerto zero di Mantova, ci ho pensato. Ero un po’ preoccupato e incerto all’inizio sulla mia capacità di eseguirla, data l’emozione e la novità della faccenda. Una di quelle straordinarie idee che mi vengono ma che poi devo realizzare…
Dopo ho capito che potrei farlo. Direttamente “alle case”, come si diceva una volta quando si andava a suonare e si faceva festa direttamente nelle case della gente.
A questo punto della tua carriera, pensi ci sia qualcosa che non hai fatto e che ti piacerebbe fare?
Certamente. E quando lo scoprirò, lo farò.
Con quale artista straniero faresti volentieri qualcosa?
Mah forse mi piacerebbe cantare conKkeith Richard alla chitarra.
Le tue canzoni ora nascono con più facilità rispetto al passato?
No di certo.
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