Marco Beltrandi, deputato, dal 6 giugno 2006 al 28 aprile 2008 è stato vice presidente della IX commissione trasporti, poste e telecomunicazioni. Dal 20 settembre 2006 ad oggi è tra i componenti della commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Vista la sua appartenenza alla commissione e data la scarsa, quanto viziata, qualità delle informazioni che i media hanno fornito e forniscono sulle vicende di “calciopoli”, abbiamo voluto raccogliere il suo pensiero su quanto accaduto.
Lei dovrebbe aver assistito all’audizione alla Camera di Guido Rossi, allora presidente straordinario della FIGC . Può spiegarci in che clima avvenne e come si presentò il professore?
In realtà non ricordo di aver partecipato ad una audizione di Guido Rossi come Presidente della FIGC, ma ricordo di aver partecipato ad un’ audizione di Guido Rossi quale Presidente di Telecom Italia alla Camera in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, di cui ero VicePresidente, , e posso assicurare che fu piuttosto movimentata, in quanto tanti componenti della Commissione, in fase di interrogazione, reagirono con un certo fastidio al tono con cui il Prof. Rossi presentò la sua relazione introduttiva.
Il conflitto di Interessi. Nominare commissario straordinario della Figc un ex dirigente dell’Inter, squadra che ha poi goduto dei maggiori benefici di calciopoli, e che subito dopo la sua uscita dal mondo sportivo viene catapultato in Telecom, secondo lei, ha dato le giuste garanzie di imparzialità?
No, credo che, indipendentemente dalle qualità del Prof. Rossi, fosse opportuno evitare ogni sospetto e conflitto di interessi. Il fatto è che l’Italia è tutta un conflitto di interessi, e spesso per giunta assai poco conosciuti dalla pubblica opinione. È una vera piaga nazionale, diffusa ad ogni livello, che la politica dovrebbe risolvere. Ma questa triste consapevolezza non può comunque giustificare quanto accaduto.
All’interno della stessa audizione, il Professore pone attenzione sull’aspetto mediatico, precisando che “un’informazione non sempre corretta ha contribuito a far confondere nelle valutazioni della pubblica opinione”. Non le sembra un controsenso accusare la stampa di un percorso non corretto e giustificare le condanne di calciopoli con il “sentimento popolare”?
La contraddizione c’è, tuttavia non c’è il minimo dubbio che l’informazione sia stata assai scorretta in tutta questa vicenda. Si è fatto un processo mediatico, con conseguenti condanne, su fatti su cui solo l’autorità giudiziaria, con tutte le garanzie e i tempi del caso, può fare piena luce.
Invece, con la scusa dei tempi troppo lunghi della giustizia ordinaria, quella sportiva ha proceduto senza indugio e, forse, senza troppa cura, sotto la spinta della campagna mediatica.
Molte delle prerogative oggetto dell’audizione oggi sono state smentite dai fatti. Sia il processo Gea, sia quello delle plusvalenze, sia l’andamento del processo che si sta svolgendo a Napoli, sembrano sconfessare le basi che hanno portato alla condanna della Juventus. Possono esserci i presupposti per intervenire nuovamente con una nuova audizione per verificare lo stato attuale delle cose?
Ci sono state anche cause per diffamazione che si sono risolte favorevolmente per gli imputati di Calciopoli.
Su tutta questa vicenda pesa, come sempre, il sistema giudiziario costantemente al collasso in Italia. Una giustizia che arriva così in ritardo è sempre una denegata giustizia, per la quale il nostro Paese è costantemente condannato in sede internazionale, con crescenti danni anche economici. Anche perché i processi sono solo mediatici, in assenza di ogni contraddittorio. E quando e se arrivano le assoluzioni, esse sono quasi ignorate dai mass–media. Senza dimenticare che in questo caso vi sono stati anche i gravi provvedimenti presi dalla giustizia sportiva, e io mi chiedo come potrebbero essere sanate le conseguenze per le persone e le Società coinvolte nel caso di assoluzione definitiva in sede penale.
Guido Rossi, parla di funzioni di controllo e di garanzia delle struttura e sportive, venute meno e perdendo in tal modo indipendenza e terzietà. Partendo dal presupposto che la quasi totalità dei vertici pre calciopoli occupa ancora posizioni di rilievo all’interno della stessa organizzazione sportiva, non le sembra che sia una nuova situazione non chiara?
Certamente vi è anche iniquità in questa situazione, ma d’altro canto già troppe carriere sono state stroncate da una giustizia sportiva senza attendere i tempi – peraltro biblici - della giustizia penale. Anche io ho spesso considerato che, nel caso i fatti imputati fossero confermati in sede penale, ne verrebbe irrimediabilmente compromessa la credibilità del calcio anche post calciopoli.
Guido Rossi afferma che il calcio italiano “non è stato assolutamente rovinato nelle sue componenti atletiche”, tirando in ballo la conquista della Coppa Del Mondo. Invece, da calciopoli in poi, l’involuzione è evidente. Anche qui altro parametro da rivedere?
Non mi intendo sufficientemente di calcio per farmi una precisa opinione in merito a questa correlazione che, come si sa, può sussistere senza un rapporto di causa/effetto. Certo è bene che si rifletta anche su questo, e che lo faccia anche la competente Commissione Cultura della Camera dei Deputati, magari con una indagine conoscitiva, per mettere il legislatore nelle condizioni di conoscere per delibere, qualora se ne ravvisasse l’opportunità, in una materia su cui la sensibilità e l’attenzione nazionale è così spiccata.
Radio radicale sta trasmettendo il processo di calciopoli offrendo la possibilità di ascoltare senza il filtro dei media, i vari testimoni. Ha subito pressioni per questo? Può garantire la sua presenza fino alla conclusione del processo?
Non sono l’editore della Radio, né ho responsabilità in essa. Ritengo di sapere che Radio Radicale considera come compito di servizio pubblico la trasmissione integrale del processo. Proprio per la necessità di far conoscere cosa accade nell’unica sede deputata a fare chiarezza sulla vicenda, appunto quella giudiziaria. La Radio ha sempre trasmesso tutti i grandi processi italiani, e non comprenderei una eccezione su questo. Non sono a conoscenza di pressioni su questa vicenda. Conto anche che se ci fossero problemi me lo fareste prontamente sapere.
La nostra associazione ha di recente scoperto che all’interno della Rai, foto che ritraevano Moggi, Giraudo, Bettega e Capello, venivano salvate come “merde”. Essendo un servizio pubblico, non dovrebbe garantire una maggiore equità e soprattutto è possibile verificare – prendendo gli opportuni provvedimenti – chi ha materialmente “offeso” molti juventini?
Sul singolo episodio non voglio neppure esprimermi, augurandomi che non corrisponda al vero. Certo invece è che la Rai ha avuto le sue responsabilità in quel processo mediatico senza garanzie che ha avuto purtroppo le conseguenze che illustravo prima. Posso invece impegnarmi, nell’ambito delle mie competenze di componente della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, a quantomeno far sì che sui processi si faccia quella adeguata informazione che, per la verità, già oggi non vedo.
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