..."Rock won't eliminate your problems, but it will sort of let you dance all over them"

lunedì 25 gennaio 2010

THE SHOW MUST GO ON

Torno indietro nel tempo e penso a quante notti sono rimasto sveglio per capire. Avevo necessità di capire, avevo l'indispensabile bisogno di rendermi conto. Quella frase ("noi siamo vicini alla squadra" ndr) ha accompagnato per troppi giorni il mio modo di pensare "bianconero", avevo il presentimento che dietro a quelle parole si celasse qualcosa di poco chiaro, qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la storia.
Non è stato un modo per tirarsi dietro la "sfiga", ma la semplice razionalità di rendersi conto di cosa stava accadendo. Detto fatto: Juventus in B, 2 scudetti tolti e mezza Italia inebriata dalla gioia per un simile evento.
La logica, per un Paese democratico, era la discesa in piazza per protestare, per denunciare, per fare in modo che, dall'opinione pubblica deviata ai media compiacenti, qualcuno o qualcosa si rendesse conto del misfatto, della "santa inquisizione" che aveva colpito non solo la squadra più titolata dello stivale, ma milioni di appassionati.
Invece niente, il nulla. Solo sbigottimento e rassegnazione per molti, e rabbia e voglia di alzare la voce per pochi. The show must go on.
Torno indietro nel tempo e penso alle voci: "ci hanno rovinato"; "dovrebbero vergognarsi per aver affossato la storia bianconera"; "credevano di essere i migliori e sono passati sopra alla storia". Già allora, e con tono forte, rispondevo semplicemente: "Loro sono stati i migliori, e quella storia, già leggendaria di suo, l'hanno resa unica". Ma le spallucce che vedevo intorno si moltiplicavano, la Juventus ritornava in serie A, e con il minimo sindacale (gli acquisti di: Andrade, Iaquinta, Tiago e Almiron) avuto in pasto c'era chi scriveva: "Elkann uno di noi". The show must go on.
Poi le figuraccie, l'eliminazione dalla Coppa Italia e la distanza siderale dal primo posto in classifica occupato dagli indossatori di scudetti altrui. Ma nonostante tutto questo le cose non cambiavano. Arrivata un'altra estate, arrivati gli ennesimi bidoni accontenta (quasi) tutti, si continuava con la speranza dei piani quinquennali, con lo "smile" e con la possibilità dell'inizio di una nuova era. The show must go on.
Inevitabile l'eliminazione dalla Champions League, l'eliminazione dalla Coppa Italia e l'arrivo al secondo posto (in comproprietà con il Milan) in classifica a dieci punti dall'Inter campione. In soldoni: tre anni di niente, tre anni buttati nel cesso senza programmare lo straccio di un futuro, tre anni, come direbbe lo "special-one", con "zeru tituli".
Sarebbe dovuto bastare questo, e per come la penso io anche meno, per reagire, per "disturbare", per scendere in piazza ad urlare rabbia e orgoglio. Invece niente, ancora il nulla. E' bastato l'acquisto (50 mln di euro!!!) di un trequartista senza senso e di un mediano che faceva il paio con quelli già presenti per rinfocolare la speranza (?), per sedare gli eventuali dissapori. Ed ecco che (quasi) tutti si sono riseduti sulle proprie convinzioni, sulle proprie teorie, pronti a rimpinguare le casse di chi, tornando indietro con il tempo, ha abusato, violentato e reso "simpatica" una storia leggendaria.
E' storia di oggi la protesta pacifica andata in scena sabato pomeriggio (23/01 ndr) nelle strade del capoluogo piemontese. Una protesta a cui hanno aderito gruppi organizzati ed associazioni. La tematica una sola: la proprietà. Tutti contro John Elkann, tutti contro Blanc.
Stavolta tutti insieme per denunciare all'interno del feudo di proprietà, l'inconsistente e la deleteria gestione della squadra che conta milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo.
Torno indietro nel tempo ancora una volta e penso:
- Il Napoli non vinceva a Torino dal 1988
- Il Chievo Verona non aveva mai vinto con la Juve;
- Il Catania non vinceva a Torino dal 1963;
- La Roma non batteva la Juve da 7 anni;
- Totti non aveva mai segnato a Torino;
- Ranieri non aveva mai vinto contro la Juventus;
- Da quando esiste la Champions League mai retrocessi in Uefa.
E allora mi domando: serviva tutto questo per scendere in piazza? Serviva tutto questo per capire?
Il male di questa squadra, dal 7 maggio del 2006, è la sua proprietà, che di conseguenza ha scelto l'attuale dirigenza, l'attuale staff tecnico e l'attuale rosa. Non è una sconfitta con il Catania o con il Chievo, non sono le 8 (e dico otto) sconfitte stagionali, non sono le tre sconfitte consecutive a dover fare preoccupare, a far scendere in piazza tifosi ed appassionati. Il "male" è all'interno, da quasi quattro anni, e questo va estirpato, cancellato, portato allo stremo fino al punto di farlo arrendere, desistere, per ridare libertà ad un ostaggio che prima di allora volava libero e vincente in ogni rettangolo verde del pianeta.
Domani riprenderà lo "spettacolo", domani sarà nuovamente importante credere che qualcosa può cambiare.
Con il cuore (bianconero) in mano mi permetto un consiglio (o se volete un avvertimento): non fatevi fuorviare da un "regalo", dall'ennesimo acquisto utile a far sorridere e illudersi, o dalle eventuali vittorie contro Bari, Atalanta e Siena. Se in un pomeriggio di gennaio la juventinità si è unita, questo deve essere il prologo verso un futuro migliore. Se un qualunque giorno di agosto i più saranno contenti dell'ennesimo bidone esotico acquistato con milioni di euro, il freddo pomeriggio torinese non sarà servito a niente, e lo spettacolo andrà avanti per i soliti noti, lasciando incatenata, per sempre,  la storia di una leggenda.

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