Helter Skelter
Nella sua mente si faceva strada la consapevolezza di aver avuto un incubo o un'allucinazione; "Lo stress... Lo stress senza dubbio... Bastarda questa vita, come ti riduce... Devo trovare il tempo di farmi visitare..."
Si mise a posto gli occhiali, si passò la mano tra i capelli come per rassettarli...
Lo schermo olografico era ancora acceso, ma ora la giornalista con la voce di Marilyn aveva lasciato il posto alla procace collega delle previsioni meteo.
Le illustrazioni di aree di bassa pressione e formazioni nuvolose non gli erano mai sembrate così piacevoli... si lasciò andare sulla poltrona e cercò di ritrovare la calma.
"...per lunedì, si prevedono precipitazioni a carattere temporalesco su tutto il paese, con vento a raffiche. In ufficio, invece, si prevede che il Direttore cercherà come al solito di palparmi il seno."
Un lampo attraversò la nuvola grigia dei pensieri del Presidente; di sicuro non poteva aver sentito quelle parole, senza dubbio gli era sembrato di sentirle, ma non...
"...in effetti non è il solo... Fin da ragazzina tutti gli uomini sono attirati dalle mie tette come fossero una calamita..." continuò invece la ragazza del meteo, aprendosi la giacca e rivelando un seno sovrabbondante sacrificato in un body troppo stretto.
Ogni uomo sano di mente e di corpo sarebbe stato piacevolmente sorpreso da questo "fuori programma", ma il Presidente oggi riteneva di aver avuto sorprese a sufficienza, con l'ufficio trasformato nel set di un film horror di Serie B.
Premette il tasto per disattivare l'Olo-screen proprio mentre la ragazza delle previsioni lanciava lontano la giacca raccontando di come un seno sesta misura possa essere, inaspettatamente, un serio problema nelle relazioni sociali. Contrariamente al solito, però, l'immagine non scomparve nel consueto lampo azzurrognolo, ma sulla sua scrivania la ragazza continuò a raccontare in diretta olografica le sue disavventure personali, facendo scivolare la gonna a terra con le mani lungo i fianchi.
Premette di nuovo il tasto. E di nuovo.
Ma l'immagine non scomparve.
"Ehi, Ciccio, non la trovi più interessante, così?"
Per la seconda volta nella serata, il suono di una voce inaspettata lo fece sobbalzare.
Non era lo stesso uomo di prima. Questo era più grasso, e vestiva una specie di giubbotto da pilota aerospaziale. Se mai il Presidente avesse visto quel film, gli avrebbe ricordato una versione “restyling” del John Belushi di "1941, attacco ad Hollywood", ma le ultime copie disponibili di quel piccolo capolavoro risalivano ad almeno 300 anni prima.
Il Presidente lo guardò mentre la fronte gli si imperlava nuovamente di sudore.
L'omone si avvicinò a lui e gli mise entrambe le mani sulle spalle in un gesto amichevole, cameratesco. Lo superava in altezza di un'intera testa.
"Eh eh eh... proprio una gran figliola, neh? " disse ridendo al Presidente, riferendosi alle immagini che scorrevano sull'Olo-screen. “Dai, dai, non fare il bacchettone, siamo tra uomini”.
Il Presidente lo sentiva distrattamente, perduto in quello che ormai catalogava come un incubo. L'unica cosa vivida tra quei colori e quei suoni sfocati era una spilla che l'omone portava sul giubbotto all'altezza del petto, ma che per la differenza di altezza tra i due gli era proprio davanti agli occhi.
Una spilla simile a quelle militari con le insegne di una squadriglia, ma che portava incisi lo stesso simbolo e le stesse mani nere del cameo già visto sul loden dell'uomo elegante.
"Ehi, ma cos'abbiamo qui? Eh eh eh, Ciccio, ti tratti bene, vedo"
L'omone prese con una delle sue mani una bottiglia di Champagne che era seminascosta dall'ologramma proiettato sulla scrivania.
Il Presidente la riconobbe con un brivido; era quella bottiglia portata dall'uomo elegante, che contrariamente a tutto il resto non era scomparsa. Era quella bottiglia il cui contenuto, gorgogliando rosso in una coppa, lasciava pochi dubbi sulla sua identificazione.
Con terrore vide che l'omone alzò la bottiglia come per bere a garganella; quale sarebbe stata la sua reazione accorgendosi del vero contenuto della bottiglia.
Vero? Ma ormai cos'era verità? Cos'era illusione? Cos'era incubo?
Fu sottratto a questi ragionamenti dalla vista di un bel fiotto dal colore giallo dorato e dall'aroma fruttato di albicocca con sentori di brioche e burro che scendeva come una fontanella nella gola dell'omone, giù fino all'ultima goccia.
L'altro posò nuovamente la bottiglia sulla scrivania e guardò serio negli occhi il Presidente; poi proruppe in un rutto e in una risata colossali.
“Su, Ciccio, ora facciamo i seri... mica siamo qui a divertirci... e poi non te l'ha detto mamma che si diventa ciechi?” e con una delle due manone diede, ridendo, una pacca sulla spalla al Presidente, che per un attimo restò senza fiato.
"Lo so che ti piacciono le donnine, figurati a me, ma ora è il momento di passare alle cose serie. "
L’omone mosse le mani velocemente, e sembrò recitare una litania in qualche lingua ignota.
Le parole, che alle orecchie del Presidente sembravano appartenere ad un idioma antichissimo, erano un insieme di suoni aspirati e gutturali, qualcosa di cui identificò a fatica brandelli apparentemente privi di ogni senso come: “Ia! Ia! Nig Gurath!” o anche “Lye Ktulu Phtag, Ktulu Phtag!”.
E, recitando queste strane parole, l'omone passò le mani sullo schermo dove la ragazza del meteo era ormai in reggicalze, e senza bisogno di agire sui comandi dell'Olo-screen l'immagine cambiò.
Ora era quella di un'arena di Quickball, dove la partita si svolgeva davanti a spalti desolatamente vuoti.
Di fianco a questa apparve un'altra immagine simile. Un'arena senza spettatori.
L'omone con gesti rapidi spostava le immagini olografiche intorno a sè, le faceva misteriosamente uscire dallo schermo e le lasciava sospese nella stanza.
Una magia che difficilmente si sarebbe potuta coniugare, anche nell'immaginazione, con quel bisonte dai modi degni di quelli di un barbaro.
Poi, di volta in volta, con il tocco delle dita l'omone richiamava sempre nuove immagini. Ora i due erano come circondati a 360° da ologrammi che mostravano come le partite del Campionato di Quickball si svolgessero senza richiamare alcun pubblico, tranne alcuni irriducibili.
Il fenomeno dell''emorragia di spettatori, naturalmente, faceva eccezione per la squadra del Presidente, i cui tifosi accorrevano ancora numerosi sugli spalti, anche se il loro numero, dalle immagini, era visibilmente calato.
“Ehi, Ciccio, com'è? Dov'è sparita la gente?” Domandò l'omone. E subito le sue mani, incredibilmente veloci e precise, toccarono alcune immagini e, con un lampo, le trasformarono in tanti schermi che trasmettevano notiziari stranieri provenienti dai 5 continenti.
Un arcobaleno sferoidale di immagini e suoni al centro del quale c'erano i due uomini.
Ciò che non sfuggì al Presidente, in un residuo barlume di lucidità, fu che, inaspettatamente, lui riusciva a seguire ogni notiziario verso il quale si volgesse: tutti, infatti, sembravano essere trasmessi nella sua stessa lingua nonostante fossero programmi della Grande Federazione Araba, dell'Unione delle Repubbliche Americane, del Nuovo Regno d'Oriente, della Mater Africae... l'argomento principe era quello della crisi inarrestabile che stava coinvolgendo il campionato di Quickball della Federazione... anni di mala gestio, di corruzione, di partite combinate avevano portato il grande pubblico a disamorarsi di quello sport che solo pochi anni prima aveva un seguito così vasto.
Ovunque le arene erano ormai deserte; gli spettatori si erano stufati di seguire match che, nonostante lo sforzo dei media di regime di renderli interessanti, erano più falsi degli antichi incontri tra i gladiatori mascherati del wrestling.
Consequenzialmente, all’abbandono delle arene aveva fatto seguito tutta una serie di flessioni: erano crollate miseramente le entrate legate al merchandising del fenomeno Quickball, e così pure il gettito degli abbonamenti alle Olo-tv che trasmettevano le partite (e che erano di proprietà del Gruppo riconducibile al Presidente). I notiziari economici di mezzo mondo davano ampio risalto a queste notizie, con una dovizia di grafici. Linee colorate, colonne e fette di torta intorno a lui incontrovertibilmente indicavano stasi, crisi, declini, fallimenti...
Ovviamente, le uniche reti olografiche sulle quali simili notizie non passavano, erano quelle dalla Federazione. Al contrario, qui gli anchor-men facevano a gara a tranquillizzare lo spettatore medio convincendolo di vivere nel migliore dei mondi possibili, e ad incensare il Presidente e tutto quanto ruotasse intorno a lui, gettando discredito su eventuali oppositori, contestatori o anche solo divulgatori di “notizie non gradite”.
“Ciccio! Ah ah ah... guarda un po' qui? Bel casino...”
La voce del gigante lo sottrasse a quella girandola di grafici colorati.
Un giornalista stava annunciando che l'Unione Continentale del Quickball aveva appena votato, con trentacinque voti a favore e soltanto uno contrario, la “sospensione a tempo indeterminato” della Federazione Gioco Quickball. Un provvedimento, cioè, che si era reso necessario fino ad ora solo nel caso dell'Associazione Orientale del Quickball. Allora, dopo l'avvento al potere di un regime teocratico, si era riscontrato come alcuni giocatori fossero -a loro insaputa- contaminati in laboratorio con agenti patogeni sintetizzati in laboratorio prima delle trasferte all'estero, così da diffondere micro-epidemie di sconosciute malattie, spesso a decorso letale.
Nel caso della Federazione, invece, il provvedimento era scattato per le conclamate ingerenze della politica nella sfera sportiva, che avevano, di fatto, trasformato il Quickball in un business corrotto e sottomesso ai giochi di influenza del potere politico e del potere economico.
Poteri che trovavano la suprema sintesi in quell'uomo che ora fissava incredulo lo schermo e gli altri mille schermi intorno, sui quali la notizia rimbalzava velocemente, quasi avessero appena dato la notizia che Galileo era un completo idiota e che in realtà è stato appurato come sia il Sole a girare attorno alla Terra. Poi, d'un tratto, ebbe l'impressione che qualcosa in quegli schermi fosse cambiato... le persone parlavano con una velocità superiore al normale, ed anche i loro movimenti sembravano accelerare... gli anchormen davano notizie riguardo agli argomenti più disparati: economia, politica, esteri... in quel diluvio di voci ed immagini, però, il Presidente ne comprese alcune.
E ciò che comprese non gli piacque affatto.
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