“Siria e Iran deridono le richieste di Washington”, con questa felice sintesi l’Ansa ha dato ieri notizia dell’ennesima brutta figura di Barack Obama. Due giorni fa, infatti, il presidente Usa ha deciso di inviare un suo ambasciatore a Damasco (la sede era vacante da anni), a coronamento di una politica di avvicinamento col regime di Beshar al Assad, basata sulla certezza che fosse possibile operare un distacco tra il regime siriano e quello iraniano. In questa prospettiva, in occasione dell’insediamento del suo ambasciatore, Hillary Clinton ha chiesto ad Assad di “prendere nette distanze” dall’Iran. Oggi la risposta, addirittura insultante. Al termine di un vertice a Damasco, infatti, Ahmadinejad e Assad si sono presentati ai giornalisti ridacchiando e prendendo in giro le pretese americane.
Cessate i lazzi contro la Clinton, Assad, ha chiarito: “L’accordo che abbiamo firmato è la migliore risposta a chi chiede a Iran e Siria di prendere le distanze tra loro, e conferma la profondità dei nostri rapporti bilaterali e l’intenzione di migliorarli e rafforzarli a tutti i livelli e senza eccezioni”. Non basta, il dittatore siriano ha anche difeso con energia il programma nucleare iraniano e ha accusato Obama e la Clinton di essere addirittura dei “neocolonialisti”: “Gli attacchi all’Iran per il suo programma nucleare assomigliano a un'operazione di neocolonialismo occidentale, l’Iran ha il diritto di proseguire il suo programma di arricchimento dell'uranio perché ha obiettivi pacifici”. Ancora: Assad non ha preso la minima distanza quando in conferenza stampa Ahamdinejad ha accusato gli Usa di Obama di voler controllare il Medio Oriente attraverso Iserele e ha ribadito la sua volontà –evidentemente condivisa dall’ospite siriano- di distruggere Israele: “Gli Stati Uniti intendono creare un grande Medio Oriente con un grande stato sionista. Il nostro obbiettivo invece è creare un nuovo Medio Oriente, senza il sionismo e senza stati tiranni. Israele sta andando verso la sua dissoluzione perché è arrivato a un vicolo cieco.” Si è così rivelato inconsistente, il baricentro stesso della strategia dei Democratici e di Obama in Medio Oriente, perché il distacco tra Teheran e Damasco, dato per assolutamente conseguibile, sarebbe stata la premessa non solo per l’isolamento dell’Iran, ma anche per la conclusione di accordi di pace tra Israele e Siria e quindi col Libano e la Palestina. Questa strategia che fu inaugurata nel 2007 con un viaggio in Siria di Nancy Pelosi (oggi speaker del Congresso), che fece una clamorosa gaffe perché annunciò a Assad di essere l'attrice di un messaggio del premier israeliano Olmert in cui “Israele era pronto ad impegnarsi in negoziati di pace”. Mossa che fu impietosamente definita dal Washington Post “Schienata a Damasco”, perché Olmert non le aveva consegnato nessun messaggio. Purtroppo, l’inconsistenza gaffeuse di Obama e della Clinton nell’area più calda della crisi mediorientale, non solo finisce per rafforzare un Iran che oggi più che mai può contare su una Siria che ha goduto di due anni di benevole cure americane, ma anche l’Europa, perché c’è stato chi, come Nicolas Sarkozy, ha voluto affiancare questa strategia invitando addirittura Assad sul palco, al suo fianco durante la sfilata militare del 4 luglio 2008 sui Champs Elysées.
Nessun commento:
Posta un commento