Con questa settimana iniziamo una rubrica che ci terrà compagnia per circa un paio di mesi.
Quello che state per leggere, infatti, non è l'editoriale di uno dei nostri validissimi redattori del Forum con cui si propongono riflessioni agrodolci sui destini della nostra amata Juve.
E' la prima puntata di un racconto di fantasia liberamente ispirato al "Canto di Natale" di Dickens, quello dell'avaro Scrooge e dei tre Fantasmi del Natale passato, presente e futuro; in questa occasione, però, si è voluto giocare ad immaginare un mondo futuro, dove i giochi di potere che hanno partorito il mostro di Farsopoli sono ancora e più che mai all'ordine del giorno.
Come dicono gli autori "veri", quelli che scrivono best-sellers, "tutti i personaggi e gli avvenimenti descritti sono frutto di fantasia e ogni somiglianza con personaggi veri o defunti, è puramente casuale"...
Abbiamo giocato, nulla di più; perché in fondo questo è un forum dove si parla di calcio, e anche il calcio è -o dovrebbe essere- un gioco... "il più bel gioco del mondo".
Ma ricordate... non rovinate mai i giochi dei bambini.
E soprattutto non permettetevi mai di rubare i loro sogni...
Master of Puppets
"Buona serata, signor Presidente" disse la voce metallica del droide della sicurezza.
Il Presidente rispose distrattamente al saluto, complice quella vecchia abitudine maturata quando ancora aveva a che fare con un Capo della Sicurezza in carne ed ossa e non con un droide all'ultima moda.
Sprofondò nella sua poltrona, ed accese lo schermo olografico per seguire il notiziario dalla sua scrivania.
La ragazza snocciolava con voce suadente e sexy notizie provenienti dai quattro angoli del mondo... un attentato suicida ad opera degli integralisti neo-evangelici, le ultime tendenze della moda per la prossima settimana, l'avvio di un nuovo reality show dove i concorrenti verranno abbandonati in alta montagna e condannati a cibarsi dei cadaveri dei concorrenti esclusi...
Il Presidente seguiva le notizie con scarsa attenzione, evidentemente più impegnato ad elaborare qualche pensiero lubrico incentrato sulle ghiandole mammarie della giornalista.
Ricuperò l'attenzione solo quando la voce da Marilyn Monroe annunciò la scoperta di un nuovo giacimento d'uranio nella Repubblica Democratica Equatoriale. Probabilmente gli abitanti di quella zona avrebbero garantito la manodopera necessaria, accettando il "ragionevole rischio" di morire di leucemia in capo ad un paio di mesi, o sarebbero stati invitati alla "dislocazione d'ufficio", termine che aveva sostituito l'arcaico ed antipatico termine "deportazione".
Ben piccoli sacrifici per soddisfare l'inestinguibile sete di energia delle città della Federazione.
Infatti, da quando due scienziati, circa un centinaio d'anni prima, avevano scoperto la "fissione controllata", l'uranio aveva sostituito come fonte d'energia il petrolio (ormai esaurito) ed i suoi derivati; grazie a piccoli reattori delle dimensioni di una 24 ore, faceva muovere automezzi e vettori aerei, dava corrente elettrica e calore alle abitazioni...
Ripensò alle parole di suo padre: "L'uranio è l'energia che fa girare il mondo, chi controlla l'uranio ha il potere..."
Sullo schermo apparve un messaggio del suo socio in affari: "Ehi, ho sentito il notiziario... Ti sei fatto il regalo di compleanno, con questo nuovo giacimento! Ci vediamo domani alla partita, vecchia volpe!"
Il Presidente, infatti, controllava l'intero mercato della Federazione per quanto concerne l'uranio per uso civile ed industriale.
Poi, grazie alle ricchezze accumulate, il gruppo da lui presieduto aveva allungato i suoi tentacoli assicurandosi rilevanti quote azionarie nei settori più disparati, facendo interagire fra loro i vari rami d'attività all'unico scopo di perseguire sempre maggiori ricchezze e potere.
Trasporti, comunicazioni, sicurezza, informazione... Tutti ingranaggi, ognuno con una sua funzione, come monopolizzare prodotti primari, creare e manipolare opinioni, controllare e se necessario "gestire" eventuali concorrenti, ma tutti al servizio della macchina principale.
Ovviamente il perfetto funzionamento della macchina prevedeva anche degli “effetti collaterali”, come trovarsi tra i concorrenti coloro che fino a poco prima erano dalla stessa parte della barricata, quando non addirittura trovarsi a fronteggiare parenti e consanguinei.
Ma, appunto, si trattava solo di “effetti collaterali”, e come tali dovevano essere trascurati; l'etica, la morale, i sentimenti hanno poco spazio quando possono costituire un ostacolo.
Un ostacolo o lo si supera, o lo si abbatte. Non c'è altra via.
"...chi controlla l'uranio ha il potere..."
"...ed io ho il potere..." disse a bassa voce, alzandosi dalla poltrona.
Dallo schermo, Marilyn era arrivata alla pagina sportiva del notiziario.
"Passiamo ora alle ultime notizie sul mondo del Quickball". Il Quickball, da circa centocinquant'anni, era lo sport più seguito nei cinque continenti. Uno sport a squadre in cui si affrontavano due team in armatura leggera che, colpendo una sfera con gambe, testa e braccia, cercavano di segnare punti facendo passare la suddetta sfera attraverso un anello posto a tre metri d'altezza.
Manco a dirlo, il Presidente era anche proprietario di un team.
Anzi, del team più in vista della Federazione; un altro ingranaggio di quel complesso apparato che serviva a garantirgli un'immagine di "vincente".
Per le notizie riguardanti il campionato, l'Olo-proiettore aveva sostituito il tailleur grigio dell'anchor-woman bionda con un abito più informale, che casualmente era del colore della squadra di cui il Presidente era proprietario.
"Domani, i Campioni della Federazione sono attesi dal difficile match contro la squadra della Città dell'Ovest. Il tecnico dei campioni ha assicurato che i suoi uomini scenderanno in campo con la massima concentrazione, e si augura di poter contare sul supporto del pubblico di casa che, siamo certi, affollerà le gradinate per applaudire i propri beniamini." cinguettò Marilyn.
Il Presidente dava le spalle al video; era infatti voltato verso la parete del proprio ufficio usata come bacheca dei trofei del proprio team di Quickball.
Orgogliosamente li contemplava uno ad uno, compiacendosi nei ricordi legati a ciascuno di quei premi.
Scacciò dai suoi pensieri il rimpianto per quel posto della bacheca ancora vuoto dopo anni, quello idealmente dedicato alla Coppa Master of Quickball, e si consolò con la miriade di trofei vinti nella Federazione.
Lunghe file di coppe in lega di titanio, di vittorie alate in cristallo e ametista, sculture in quarzo raffiguranti un'antica chiesa... Una silenziosa processione che gli tributava gli onori dovuti ad un trionfatore.
Ad un re.
Per questo, come nel gioco infantile di un bimbo, prese un trofeo di forma circolare e se lo pose solennemente sul capo come una corona.
Assunse una posa formale, impettito come un imperatore al balcone davanti al suo popolo riunito, quando improvvisamente sentì un calore umido sulla fronte.
Si toccò la tempia, e con stupore vide che la mano era solcata da inequivocabili striature rosse.
Trattenendo a stento una bestemmia, pensò di essersi ferito con un orlo tagliente del trofeo.
Se lo tolse dal capo e, osservandolo, notò che il sangue non aveva semplicemente macchiato il disco di metallo come normalmente avrebbe pensato.
Tutt'altro.
Il sangue trasudava dal trofeo stesso.
Col respiro affannato, alzò gli occhi verso la parete, come a cercare conforto, ma ciò che vide lo fece invece passare dallo stupore allo sgomento.
Da tutti i trofei allineati con ordine, ed abitualmente spolverati da una domestica in carne ed ossa con un dispersore elettrostatico ogni giovedì, gocciolavano stille rosse che macchiavano il lucido cristallo ed il metallo lattescente e cadevano poi sul pavimento sottostante.
Il cuore gli batteva all'impazzata nel petto, cercando una spiegazione logica per quello strano fenomeno, quando il suono inatteso di una voce alle sue spalle lo fece urlare di terrore..
"Direi che l'arredamento di quest'ufficio denota un certo gusto pulp, oserei dire splatter, nevvero..."
"C-chi diavolo è l-lei?... C-chi l'ha f-fatta entrare?"
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