Un altro fine settimana terribile per le legioni di obamiani deluse dalle scelte di governo del presidente americano che aveva fatto sognare il mondo progressista di qua e di là dell’Atlantico. Non sono bastati il triplicamento del numero delle truppe in Afghanistan e la mancata chiusura di Guantanamo, non sono stati sufficienti i missili quotidiani lanciati sul Pakistan e la detenzione a tempo indeterminato e senza processo dei nemici combattenti e nemmeno il bilancio record del Pentagono varato dal Nobel per la pace. In poche ore Obama ne ha fatte altre tre difficilmente digeribili dalla sua base liberal e dai giornali un tempo fiancheggiatori, ora sempre più disillusi.
Dennis Blair, il gran capo dell’intelligence di Washington, ha detto al Congresso che il presidente ha confermato agli apparati di sicurezza la piena licenza di uccidere i sospettati di terrorismo, anche se di nazionalità americana, anche se lontani dai campi di battaglia, anche se ciò significa continuare una delle politiche antiterrorismo più controverse adottate da George W. Bush. Giovedì mattina, inoltre, Obama è andato al tradizionale appuntamento annuale del National prayer breakfast a parlare del modo in cui la fede influisce sulla sua vita e, soprattutto, a ricordare agli americani l’importanza e la necessità di pregare il Signore onnipotente non solo nei momenti di disgrazia, ma anche in quelli di gioia, ricchezza e serenità.
Licenza di uccidere e obbligo di pregare non sono esattamente i due comandamenti che gli obamiani si aspettavano di ricevere dal profeta del cambiamento. Né pensavano che una volta alla Casa Biancacome ha scritto giovedì il Wall Street Journal, Obama prorogasse le politiche bushiane a favore delle associazioni caritatevoli e religiose. I gruppi in difesa dei diritti civili contestano al presidente di aver lasciato in piedi le regole, giudicate anticostituzionali, che permettono alle associazioni religiose finanziate dallo stato di assumere impiegati in base al loro credo religioso. Da candidato, Obama aveva promesso che avrebbe sanato la discriminazione, da presidente s’è girato dall’altra parte. Secondo il Journal, infine, Obama sarebbe anche intenzionato a consentire alle associazioni caritatevoli sostenute dallo stato di esporre i crocifissi, i poster con lo slogan “Gesù ti salva” e altri simboli religiosi nelle stanze dove offrono aiuti e assistenza, nonostante i critici sostengano che in questo modo facciano proselitismo a spese del contribuente.
La licenza di uccidere è la scelta obamiana che ha fatto più infuriare i suoi sostenitori. Nel 1981, il presidente Ronald Reagan aveva vietato esplicitamente gli omicidi di stato, ma dopo l’undici settembre l’antica pratica della Cia è stata riesumata da George W. Bush come misura antiterrorismo. L’Amministrazione Obama ha deciso di continuare su questa strada, come dimostrano i missili lanciati regolarmente contro obiettivi talebani e di al qaeda in Pakistan, in Somalia e nello Yemen.
L’ammiraglio Blair ha confermato al Congresso che la licenza di uccidere di Obama riguarda anche i cittadini americani, previa autorizzazione del presidente. Gli uomini dei servizi, non solo Dennis Blair, ma anche il direttore della Cia Leon Panetta, hanno confermato al Congresso che nel giro di tre-sei mesi l’amministrazione Obama si aspetta un tentativo attacco di al qaeda agli Stati Uniti. I capi degli apparati di sicurezza hanno comunicato che l’organizzazione islamista sta cercando di inviare numerosi militanti sul territorio americano per organizzare un nuovo attacco all’America, non eclatante come quello dell’11 settembre, ma a più bassa intensità, magari facendosi aiutare da persone arruolate in loco e cercando di fomentare la rivolta della comunità islamica americana. Il fallito attentato di Natale, sul volo Amsterdam-Detroit, ha obbligato gli obamiani a tenere gli occhi aperti e a mettere le mani avanti, come si legge nelle 46 pagine del documento annuale di valutazione delle minacce terroristiche agli Stati Uniti. Ai tempi di Bush, questa veniva definita “politica della paura”.
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